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TORINO-ROMA L’analisi tattica: primo tempo da tiqui-taca, nella ripresa Ljajic alla…Messi

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Si ferma la corsa strepitosa della Roma dopo 10 vittorie consecutive contro un Torino combattivo ed abile a reagire al vantaggio giallorosso. La squadra di Garcia, così come giovedì sera contro il Chievo, ha trovato di fronte un avversario volenteroso a mantenere inviolata la propria porta, dunque messa in campo da mister Ventura con un 4-4-2 solo sulla carta offensivo. Nel primo tempo i giallorossi, costretti a cercare con un possesso palla sfiancante, si è trovata di fronte una formazione chiusa e compatta, tanto da dover riproporre un tiqui-taca vecchia maniera e far male quasi unicamente su palle inattive.

Garcia per la prima volta in stagione ha spostato un mediano come Miralem Pjanic nel tridente d’attacco, piazzandolo sul centro-sinistra e proponendolo come regista avanzato; bene il bosniaco al centro del gioco, tanto da confezionare l’assist vincente per il gol di Strootman al 28′. Nel secondo tempo il Toro ha avanzato il suo baricentro, ottenendo maggiore imprevedibilità con l’ingressi di Immobile e puntando non solo sulle giocate di Cerci, bensì sulle verticalizzazioni improvvise e sulla superiorità numerica offensiva. Palese nell’azione del pareggio l’errore di Benatia (con presunto fallo di Meggiorini) ma Roma scoperta e presa in controtempo dal lancio fulmineo di Gazzi e dal taglio in area di rigore di Cerci.

Nel finale l’ingresso di Ljajic al posto di uno statico e pesante Borriello ha ridato vivacità all’attacco giallorosso; il serbo è stato schierato ‘alla Messi’, come punto di riferimento offensivo in zona centrale, partendo però qualche metro più indietro, così da poter dialogare sullo stretto con Pjanic e Maicon, tornato ad attaccare dopo vari minuti di impalpabilità Il Torino si è richiuso all’indietro puntando alla conservazione del pareggio (palese il cambio Cerci-Maksimovic), mentre la Roma pur non avendo profondità di manovra ha spinto con costanza rimediando 2-3 calci piazzati importanti e reclamando ben due calci di rigore. Ha pesato l’assenza di un elemento rapido ed imprevedibile come Gervinho, il quale sarebbe stato l’ideale per svariare senza palla su tutto il fronte d’attacco e dare maggiore profondità alla manovra dei capitolini.

Keivan Karimi

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