Attraverso la partita dei diritti televisivi Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan, e i suoi alleati puntano a conquistare in novembre il campionato italiano. Lo rivela l’Espresso in edicola domani, dove si raccontano i retroscena dei movimenti in corso in vista delle decisioni che la Lega Calcio deve prendere per le stagioni fino al 2021. Al centro di tutto – secondo il settimanale – c’è la Infront, advisor della Lega per i diritti che dovrebbe garantire 900 milioni per il triennio 2016-2018 e 930 milioni per il triennio successivo e che vede tra i protagonisti molti manager ex Fininvest. Galliani – per L’Espresso – è il regista dell’intera operazione, spalleggiato da altri presidenti di società tra cui Claudio Lotito della Lazio. Leader dell’opposizione è invece Andrea Agnelli della Juventus, con il quale stanno Massimo Moratti dell’Inter e Diego Della Valle della Fiorentina. Secondo quanto risulta all’Espresso, in cima alla piramide del sistema Infront c’è l’azionista di controllo Bridgepoint capital, un fondo di private equilty che garantisce ai suoi investitori l’anonimato totale. Al piano intermedio ci sono le controllate svizzere con sede nel cantone di Zurigo. Alla base di questa struttura ci sono le Infront italiane, raccolte sotto l’ombrello di Infront Italy holding.
A luglio Infront Sports & Media, guidata da Philippe Blatter, ha dato in pegno l’intero capitale di Infront Italy holding a garanzia di un finanziamento da 270 milioni messo a disposizione da Goldman Sachs e dalle filiali londinesi di Ubs e Crèdit Suisse. La cifra corrisponde quasi esattamente ai 268 milioni della quota di Mediaset Premium per i diritti televisivi del campionato di serie A in corso (277 milioni nel 2014-2015). L’aspetto bizzarro dell’operazione tra Infront e le tre banche internazionali è che il patrimonio di Infront Italy holding è negativo per 46 milioni e che la società perde a rotta di collo: 30 milioni di perdite consolidate aggregate nel triennio 2010-2012 e un totale di 60 milioni di rosso portato a nuovo. Eppure i ricavi consolidati della capogruppo italiana sfiorano i 230 milioni, tra gli incassi della serie A, dello sci e del motociclismo, e le controllate sono in attivo. Se la holding italiana di Infront perde, la colpa è della controllante svizzera.
Infront Italy, infatti, paga a Infront Sports & Media, a Infront Operations Europe e a Infront Holding Ag, tutte con sede a Zurigo circa 10 milioni all’anno in oneri finanziari passivi. È il risultato di un finanziamento di 127 milioni concesso dai soci elvetici. In altre parole, mentre Infront svizzera prende i soldi sul mercato a un tasso del 4,5%, la controllata italiana non si affida al circuito bancario e preferisce prelevare il denaro dalle Infront svizzere con un tasso intergruppo che si aggira sull’8%. Cioè, quasi il doppio di quanto Infront Italy avrebbe speso se avesse impegnato le sue azioni direttamente presso Goldman, Ubs e Cs. In questo modo, una fetta consistente dei soldi guadagnati dai contratti italiani sui diritti televisivi prende la via del Gottardo. Trattamento signorile anche per i tre amministratori di Infront Italy Holding che si dividono compensi totali per 3,3 milioni all’anno. I manager sono Bruno Josef Marty, ex McKinsey e già amministratore delegato della Federsci svizzera, Stephan Herth, responsabile Infront per la Bundesliga, e Giuseppe Ciocchetti, ex direttore finanziario della Sopaf.
Un altro debito di Infront Italy Holding riguarda il saldo del pagamento di 11 milioni per le azioni che il gruppo Flammini aveva in Infront Motor Sports, che organizza il campionato di Superbike e che è passata un anno fa sotto il controllo di Dorna-Bridgepoint capital. La famiglia Flammini, che aveva tentato di organizzare il Gp di Formula Uno per le strade di Roma, deve ricevere ancora 8,5 milioni.
Fonte: L’Espresso-Ansa
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