(A. Angeloni) – Piccolo principe, il pianista, tutti nickname nobili, poco da social network. O semplicemente Mire, questo sì, un soprannome più twitterino o facebookaro. Cambia poco, però: Miralem Pjanic ha cominciato a fare sul serio in campo, un po’ meno sui social, dove continua a scherzare sempre molto. Palla al piede, dirige, indirizza, decide. Non si offenda, ora sì, non come nelle ultime due stagioni. È cambiato, forse è solo tornato quello di Lione, quel bimbo prodigio che era scappato con la famiglia dalla Bosnia bombardata per trovare rifugio in Lussemburgo e che poi ha ritrovato il sorriso nel gioco del calcio. Mire già aveva cambiato sguardo la scorsa estate, sul palcoscenico di Riscone, quando Rudi Garcia gli ha pubblicamente consegnato le chiavi del centrocampo mentre fuori lo insultavano e lo invitavano ad andare via.
DA RISCONE IN POI Pjanic, che veniva da un 26 maggio vissuto in panchina e l’espressione era ben diversa, ha accettato, si è assunto le responsabilità e ci ha riprovato, diventando della Roma un piccolo grande condottiero, direttore di un’orchestra che per ora funziona a meraviglia. Il cervello: regista a centrocampo, in attacco, lui ha il compito di inventare. È tra i più precisi nei passaggi, si difende bene negli assist e fa gol, due bellissimi contro Verona e Napoli e uno su rigore sempre contro i partenopei. A Udine toccherà a lui raccogliere l’eredità di Totti, proprio come accaduto due venerdì fa contro la formazione di Benitez quando il capitano ha lasciato il campo per infortunio. Lo farà per Checco, così vuole Rudi, e lo farà per la Roma. E anche per se stesso, perché ora è sempre più a caccia di un rinnovo, il suo contratto scade nel 2015 e a Roma guadagna poco. È complicato blindarlo. E pensare che la scorsa estate era tra i più cedibili. Non era il solo, ovvio. Tutta la Roma era stata accolta il primo giorno di raduno a Trigoria tra fischi e insulti. Poi una magìa si è impossessata di tutti e Pjanic, da piccolo principe a re. Succede nelle favole. E questa forse lo è.
UN RE COSTOSO I re valgono, costano. Sono pieni d’oro e brillanti. Li vendi e incassi: potrebbe essere la politica del futuro, in quanto già stata una politica del (recente) passato. Per Pjanic offrono 30 milioni Tottenham e United. Per adesso la ricchezza della Roma è avere Pjanic. E un domani lui o uno meglio di lui.