Una dinamica di gruppo
“Questo inizio, apprezzabile, è ottimo, ma non abbiamo ancora fatto nulla. La stagione è lunga. Ci dicono che non ci si aspettava di essere così perfetti così velocemente, ma lavoriamo duramente per questo e il club sta facendo di tutto per portare la Roma verso la vetta. Tutto questo accade così rapidamente anche con un nuovo staff, un nuovo tecnico e perchè no alcuni nuovi giocatori…è positivo, bisogna continuare così. In più c’è un ambiente super. Per esempio, per i suoi 37 anni Totti ha offerto l’aperitivo a tutta la squadra, è stato un grande gesto. Un immenso giocatore ed un gran signore”.
Difensore, un altro mestiere
“C’è qualcosa di diverso, di speciale, è come fare il portiere. Non si svolge lo stesso compito di un attaccante o di un mediano. Loro possono permettersi di non essere in buona giornata, di sbagliare 2-3 passaggi, non influenzano particolarmente sul match. Noi, lì dietro, se sbagliamo rischiamo di far prendere gol alla squadra. Bisogna sempre essere molto concentrati, essere tatticamente compatti e avere la mentalità di non concedere nulal fino alla fine. Il minimo errore si può pagare caro. Tu fai una grande partita per 90 minuti, poi sbagli un appoggio al 92esimo, perdi 1-0 e vieni richiamato solo per quello. Come un attaccante che fa una grande prestazione ma sbaglia un gol al 92esimo si parlerà solo del suo errore”.
Garcia, il nuovo Mourinho?
“Il paragone tiene. Sono entrambi giovani, hanno una forte personalità, una bella grinta. Si presentano bene in conferenza stampa, sono molto vicini ai propri giocatori. Il mister è anche un seguace del bel gioco e, per il momento, i risultati per lui. Si lavora molto dietro le quinte, lui va spesso allo stadio, ha imparato l’italiano in due parole, tutto ciò prova il suo impegno. Quando è arrivato, la prima settimana, mi hanno chiesto: ‘Com’è questo allenatore francese, come l’hai conosciuto?’ Io gli ho risposto che non l’avevo mai visto, che lui non mi conosceva, ma che da quel che sapevo si trattava di un coach che ama il bel gioco, che vuole vedere la sua squadra giocare in attacco e segnare molto” (…)
Formato e sconosciuto in Francia, rivelato e riconosciuto in Italia
“Sono un appassionato di calcio già prima di essere un professionista. Ho conosciuto dei calciatori che non amavo, specialmente tra gli attaccanti, ma ero il loro lavoro. Per me è tutta la vita, è quello che ho. A Lorient (2007-2008) non ero titolare, sono andato a vedere 4-5 volte Gourcuff nello spazio di 4 mesi per dirgli: ‘Mister, le sta per uccidermi…Se non gioco, non posso vivere’. Poi,in mancanza di fortuna, mi sono rotto i legamenti crociati. Oggi, non soffro della mancanza di riconoscenza in Francia. Sono ormai lontano da tutto quello e sono contento di essere dove sono ora. Sarei potuto andare al PSG due anni fa. Sono stato contattato con regolarità da Leonardo. Non si è fatto nulla perché l’Udinese non ha voluto lasciarmi andare. Ma non ho alcun rimpianto. Ho un’ottima riconoscenza in Italia e ne sono fiero. E’ quello che mi ha fatto restare qui. E’ quello che ho detto al mio agente: ‘Sono riuscito a farmi una buona nomea in Italia, non ho voglia di ricominciare tutto in Inghilterra o altrove’.” (…)
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Traduzione K.K.