(V. Feltri) – Fino a un paio di mesi fa nessuno lo avrebbe ingaggiato. Molti in Italia nemmeno sapevano che esistesse. Adesso farebbero carte false per averlo seduto sulla panchina della propria squadra. Il suo nome è spagnolo, Rudi Garcia, ma lui è francese. Allena la Roma. Quando fu assunto, la scorsa estate, qualcuno si sbellicò dalle risa. Garcia in realtà nella sua Francia aveva già fatto cose egregie segnalandosi agli intenditori veri come un innovatore del gioco del calcio. Carlo Ancelotti sul suo conto si espresse in termini entusiastici: è un tipo molto in gamba, riserverà delle sorprese. Parole profetiche: sotto la guida di Rudi – che ha il viso di un attore del cinematografo e ha imparato l’italiano in due settimane, forse perché lo aveva studiato in previsione di emigrare nella Capitale – i giallorossi sono primi in classifica. Otto gare, otto vittorie, 24 punti. Un ruolino così stabilisce un record, o meglio, eguaglia quello della Juventus di Platini. Altri tempi, altro calcio, altri incassi: l’Italia pallonara in Europa allora incuteva soggezione a qualsiasi Paese. Ma torniamo a Garcia. Gli hanno affidato fidato un organico sulla carta appena decente, dopo che la società per fare cassa aveva ceduto – a cuor leggera si dice – atleti di prima fila: Osvaldo, Lamela e Marquinhos che l’anno scorso tennero in piedi la baracca strapazzata da Zeman. Nemmeno il tifoso più ottimista avrebbe scommesso un euro che una squadra talmente impoverita sarebbe riuscita a insediarsi nelle zone alte della graduatoria. Invece, circa a metà girone d’andata, è lassù, in cima e in beata solitudine, avendo battuto e ulteriormente distaccato il Napoli, tra le più quotate pretendenti al trono insieme con la Juventus E’ noto: il campionato è lungo e mai avaro di sorprese. Pertanto è presto per affermare che la Roma sia avviata al successa insidiata com’è da infortuni che potrebbero bloccarne la marcia trionfale. Ma, a ben guardare, essa ha già compiuto un’impresa strabiliante: da comparsa si è trasformata in protagonista. Onore al merito dell’allenatore che, avendo iniziato il torneo a fari spenti, oggi illumina la scena e incanta il pubblica Non possiamo che augurargli di continuare a sbalordire. Il nostro calcio aveva bisogno di una scossa e lui glie’ha data, aprendo nuovi orizzonti tecnici e agonistici- Uomini come De Rossi e lo stesso 7btti, che sembravano essersi persi lungo il viale del tramonto, vuoi per l’età (il secondó) vuoi per sfinimento (il primo), sono risorti e trascinano i compagni col vigore dei neofiti e l’esperienza dei veterani. Sul campo danno spettacolo. Accanto a loro sono rinati anziani” quali Borriello e Maicon, ai quali non avrei accordato alcuna fiducia e che, viceversa, dimostrano, forse perché spinti dal vento favorlevole, di avere ancora parecchio carburante da spendere E’ obbligatorio poi un cenno ai giovanotti Pjanic (doppietta al Napoli), che ha tutte le caratteristiche del fenomeno benché un anno fa fosse stato condannato alla panchina. e Florenzi, dotato di energia e alta qualità. Che si vuole di più da un’equipe che dava l’impressione di essere costruita per navigare nella mediocrità? Capiterà anche a Garcia di fare un passo falsa Speriamo che non coincida con l’uscita di questo articola In ogni caso, l’uomo è degno di un’ovazione.
Fonte: Tuttosport
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