“La Roma di Totti come la Juve di Platini”. Un paragone irriverente quello cui cede Rudi Garcia. Ma certificato dai numeri impressionanti di questa Roma incapace di premere sul freno, nemmeno per specchiarsi: 8 vittorie in 8 partite, 22 gol fatti, uno solo subito. Ma non basta i numeri a raccontare la squadra costruita da Garcia: l’uomo venuto dalla Francia che preferisce evitare i festeggiamenti lasciando il palcoscenico della corsa verso la curva ai suoi giocatori, ha dato spirito da moschettieri – uno per tutti, tutti per uno – solidità, gioco, idee. E convinzioni a una squadra che non ne aveva più. E che ora vola al comando dopo aver demolito in casa la più seria concorrente al titolo, il Napoli di Benitez.
8 SU 8, È SEMPRE SCUDETTO – Bastano i numeri, si diceva: soltanto la Juventus, nella storia del campionato italiano, è stata capace di vincere le prime otto partite di campionato: nel ’30-’31, quando la Roma era una bambina di 3 anni appena, nel 1985-’86, con Trapattoni e Le Roi Michel e con Capello e Ibrahimovic nel 2005-2006, quando arrivò addirittura a nove successi. E tutti e tre i campionati la Juventus li ha conclusi in testa (l’ultimo scudetto, però, fu cancellato dal Calciopoli): abbastanza perché i romanisti possano sperare. Chissà se basterà invece a Garcia per rivedere i propri obiettivi, solo un paio di settimane fa ancora ancorati all’inseguimento di “un posto tra le prime cinque”.
DIFESA RECORD: COME IL MILAN DI CAPELLO – La sua Roma, in queste prime otto gare, ha dimostrato di poter fare di più, decisamente. Segna a una media di quasi tre gol a gara, a questo ritmo chiuderebbe a 104 reti, terzo miglior bottino nella storia della serie A. Ma a impressionare è soprattutto la difesa: soltanto una volta una squadra era riuscita a incassare una sola rete in otto giornate, il Milan di Capello nel 1993-’94, capace di centrare la doppietta scudetto e Coppa dei Campioni, subendo a fine stagione la miseria di 15 gol in campionato. E se in Italia gli scudetti si vincono con la difesa, la Roma è già un pezzo avanti.
FESTA “BRASILIANA” – Dopo il possesso palla e il contropiede, i calci piazzati. Un volto per ogni occasione, e così dopo De Rossi e Maicon, dopo Strootman e Ljajic, Gervinho e Florenzi, stavolta ‘l’hombre del partido’ è stato Miralem Pjanic. Punizione ‘alla Maradona’ sotto gli occhi di Diego, rigore calciato di potenza, una prestazione mostruosa che chiude la settimana delle lacrime per la prima volta della sua Bosnia ai mondiali: “Da martedì vive su una nuvola”, ammette Garcia. Ma la sua squadra è legata anche da un collettivo fortissimo: dopo la partita la squadra quasi al completo è andata a festeggiare insieme, al ristorante brasiliano ‘Carioca’, a due passi dallo stadio Flaminio: pizza per qualcuno, churrasco per i brasiliani, grandi feste per tutti, senza la fretta del rientro a casa visto che Garcia ha concesso tre giorni di riposo a tutti, per riprendersi dopo le volate internazionali con le proprie selezioni e lo stress della preparazione di un match da primato. I dirigenti, invece, hanno preferito la tradizione, confermando la cena al Met di Ponte Milvio. Motivi per sorridere e brindare a questa Roma, in fondo, non mancano.
Fonte: repubblica.it
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