(M. PINCI) – È l’esempio di Roma-Napoli: prima contro seconda venerdì, e dopo due settimane senza calcio che hanno certamente alimentato l’attesa del grande pubblico per questa gara. De Laurentiis giura che “questa gara la guarderanno un milione di persone”, facendo conti almeno ottimisti. Allo stadio, invece, difficilmente saranno presenti più di 40 mila spettatori. Perché la Roma ha scelto di aumentare il prezzo dei ticket, a tutela degli abbonati e nell’ottica di vendere uno spettacolo di prima serata, come può essere un concerto o una serata a teatro. La risposta, però, è stata timida. Paradossalmente, più del big match, possono i prezzi popolari: qualche dubbio? Chiedere al Napoli, che solo poche settimane fa ha riempito il San Paolo riducendo al minimo i prezzi dei tagliandi, popolari e non solo. Appena 5 euro per trascorrere una serata curva a tifare i ragazzi di Benitez. E pazienza se l’avversario era il piccolo Sassuolo neopromosso. La risposta è stata entusiasmante. Così la serie A somiglia sempre più a un discount, dove la gente preferisce alla qualità del prodotto, i prezzi minimi. Stravincono i ribassi, le offerte.
Lo scorso anno i biglietti di una gara dell’Inter, contro il Catania, finirono addirittura su Groupon al 50 per cento del prezzo originale, accanto alle promozioni per ristoranti e vacanze benessere sullo “scaffale” virtuale. Un posto in prima fila (o iù di lì) per vivere la propria passione dal vivo affidato a un sito di promozioni: quasi la svendita del cuore. E la strada era stata indicata addirittura nel 2011, quando persino ticket per assistere a Lazio-Juventus in tribuna Monte Mario, uno dei settori più chic dell’Olimpico, erano acquistabili su Groupalia, e al 90 per cento di sconto.
Ma i saldi del calcio italiano non sono rivolti soltanto ai tifosi. In Lega si continua a discutere del prezzo dei diritti tv della serie A: il gap con il valore delle dirette di Premier League, Liga e Bundesliga è altissimo. Il prodotto tira poco, è un dato di fatto. E non tragga in inganno il recente investimento di Thohir nell’Inter.
L’addio di Moratti segna la fine dei patriarchi, i mecenati spendaccioni capaci di rovinarsi (senza mai eccedere, ovviamente) per inseguire una coppa, uno scudetto. E i club, anche nobili come l’Inter, diventano allettanti perché assolutamente “low cost”: i 250 milioni di euro che investirà Thohir per rilevare il 70 per cento delle quote serviranno soprattutto per coprire i debiti della società nerazzurra. Una cifra in ogni caso irrisoria, rispetto alla valutazione, per fare un esempio, dell’Arsenal, che per Forbes si attesta sul miliardo di euro. E non è differente la storia della Roma, diventata americana in cambio di circa 45 milioni, cui sommarne una cinquantina destinata agli aumenti di capitale per tentare di ripianare il passivo del club raccolto sull’orlo del fallimento. E, da qualche settimana, in Borsa i titoli delle squadre italiane, Roma, Juventus e Lazio, sono presi d’assalto: c’è chi dice da fondi internazionali che sperano in un guadagno futuro, magari dopo l’approvazione della legge sugli stadi. Insomma, l’Italia è in saldo. Chi vuole comprare, dai biglietti ai club, deve solo attendere il prezzo più conveniente.
Fonte: Repubblica.it
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