CALCIOPOLI Domani a Napoli riparte il processo

Luciano Moggi
Luciano Moggi
Riparte domani davanti ai giudici della sesta sezione della Corte di Appello di Napoli il processo di Calciopoli. Un dibattimento che entrera’ nel vivo con le dichiarazioni spontanee da parte degli imputati che avanzeranno tale richiesta. Una scelta difensiva, quelle delle dichiarazioni spontanee, che ha caratterizzato anche l’intero processo di primo grado dove nessuno degli imputati decise di sottoporsi ad interrogatorio e alle eventuali contestazioni delle parti preferendo affidare l’autodifesa alle spiegazioni facoltative fornite in aula. Se il calendario fissato dalla Corte (presidente Silvana Gentile, giudici Roberto Donatiello e Cinzia Apicella) verra’ rispettato la sentenza di secondo grado non dovrebbe tardare troppo: domani dunque dichiarazioni spontanee degli imputati, ad eccezione del patron della Fiorentina Diego Della Valle per il quale e’ stata concordata la data del 15 ottobre. Udienze fissate il 15 ottobre (previsto l’intervento del giudice relatore e la requisitoria del procuratore generale), il 29 ottobre (parti civili) e infine il 5 e il 12 novembre, date destinate interamente agli interventi delle difese.

Finora l’avvio del processo e’ stato rallentato da questioni procedurali: difetti di notifiche e astensione dei penalisti che ha determinato lo slittamento dell’ultima udienza, quella del 20 settembre. Il collegio deve fare i conti con il rischio di prescrizione, che appare pressoche’ scontata per i singoli episodi di presunte frodi sportive contestate a diversi imputati. Piu’ lunghi i tempi di prescrizione, invece, per il reato piu’ grave configurato dall’accusa, quello di associazione per delinquere per il quale il principale imputato, l’ex dg della Juventus Luciano Moggi, e’ stato condannato il primo grado a cinque anni e quattro mesi di reclusione. Tale accusa rappresenta lo snodo fondamentale della vicenda giudiziaria: i giudici sono infatti chiamati a stabilire soprattutto se negli anni scorsi sia stato attivo un sodalizio, composto da dirigenti sportivi e arbitri, che alterava gli esiti del campionato di calcio. Una tesi che i legali della difesa tenteranno di confutare durante le arringhe finali. Finora i verdetti della magistratura su questo punto sono stati unanimi nell’affermare l’esistenza di una struttura illecita: si tratta delle sentenze di primo grado e di appello del giudizio abbreviato (il processo ”parallelo” conclusosi con la condanna dell’ex ad juventino Antonio Giraudo) e della sentenza di primo grado emessa dal Tribunale al centro del dibattimento di appello attualmente in corso.

Fonte: Ansa

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