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REPUBBLICA.IT Li sfianca e poi li stende, così nasce la Roma capolista

Il tecnico francese Rudi Garcia

(M. Pinci) – Due volti per un primato. La Roma di Rudi Garcia che vince il derby riscattando la sciagura del 26 maggio – spettro più che presente durante tutta l’estate – si conferma in cima al campionato, persino con una differenza reti migliore del super Napoli di Benitez. E lo fa confermando, nello stesso tempo, l’immagine di sé riflessa dall’inizio dell’anno: un primo tempo soporifero o quasi, per poi sfogare nella ripresa le sue armi migliori: giocate in profondità, possesso palla sfiancante, gol. Già 10, tutti nella ripresa.

IL SEGRETO DELLO SPOGLIATOIO – A Livorno, prima domenica di campionato, si era parlato soprattutto di quel telefono galeotto con cui Rudi Garcia comunicava con il vice Bompard, arrampicato in tribuna a guardare la partita da lontano. Punti di vista, si diceva: in quella chiacchierata, l’ultima, Garcia svelava al mondo il segreto di una Roma che doveva ancora mostrarsi Giano bifronte: ora, dopo 4 gare tutte vinte, e sempre segnando nella ripresa, il velo inizia a svelarsi più di quanto non fosse successo con quella telefonata immortalata dalle telecamere di Sky e vivisezionata nei tg del giorno dopo. In quelle conversazioni telefoniche – oggi sostituite da “pizzini” e comunicazioni attraverso i walkie talkie di servizio dello stadio, quando si gioca all’Olimpico – risiede il segreto della Roma. All’intervallo, nello spogliatoio, Rudi Garcia e Bompard si fermano insieme, scambiano qualche parola, il vice spiega al tecnico cosa ha visto, lui prende appunti. Per poi trasferirle alla squadra, per cambiarne l’intensità e l’approccio al match, ma anche suggerendo nuovi modi per colpire l’avversario. Per darle, in sintesi, un nuovo punto di vista su cui lavorare. E la squadra cresce:

“Nell’intervallo ho dovuto convincere i ragazzi che avremmo potuto vincere”, ha spiegato Garcia a fine match. Evidentemente le argomentazioni hanno retto. Anche se per innescare la scintilla giusta serve un detonatore. Spesso si parte come si è iniziato, ma non è un caso se con il primo cambio, effettuato sempre nei primi 6-7 minuti della ripresa, sempre nel reparto avanzato, cambia l’inerzia della gara. Al derby la mossa chiave – come contro il Verona, sempre all’Olimpico – è stato Ljajic. Una scheggia impazzita tra le linee della Lazio contro cui Florenzi e Gervinho avevano potuto solo sbattere per tutta la prima fase del match. Restituendo imprevedibilità a Totti, non più isolato, ridando ossigeno a Gervinho, finalmente utile. A volte, per cambiare una squadra, basta una parola.

SULLA SCIA DI LIEDHOLM – Chissà se basterà anche a cambiare storia. Perché dopo aver regalato a Pallotta la sua prima vittoria in un derby, ora Garcia vuole ridare alla Roma la dimensione europea persa all’alba dell’esperienza americana. Intanto, ha infilato una striscia che ha il suo esempio più recente nella prima annata di Liedholm alla guida della Roma dall’inizio alla fine del campionato. Stagione ’74-’75, il campionato inizia a ottobre, si parte allora con la coppa Italia. Infilando, in avvio di stagione, tre vittorie in serie, tutte nel trofeo “minore”. La quarta, sempre in coppa, è il derby. Una gara giocata il 22 settembre, proprio come quella di ieri, e contro la Lazio campione d’Italia per la prima volta nella sua storia: per i romanisti, una delusione non certo inferiore a quella del 26 maggio. La stracittadina, però, sorride a Liedholm: 1-0 per la Roma, un passo convinto sulla strada di una stagione chiusa, poi, al terzo posto. Garcia ha imboccato la stessa strada. A chiudere nello stesso modo, c’è da giurarci, metterebbe la firma.

giovanni parisi

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giovanni parisi

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