Totti e compagni sfoggeranno ancora la scritta della fondazione «Roma Cares», Ledesma & Co. potranno al massimo mostrare con orgoglio la coccarda della Coppa Italia. Ma in termini di sfruttamento commerciale la stracittadina sarà un’occasione persa. Le società stanno correndo ai ripari.
Sul tavolo dei dirigenti di Trigoria è arrivato da qualche giorno il contratto da firmare con la Cne Gas & Power, società fornitrice di energia con sede a Milano: in via di definizione un accordo annuale da 990mila euro per far comparire sulle maglie giallorosse (e sul resto del materiale tecnico) il marchio Cne. Non in bella vista come era la Wind ma in «piccolo», probabilmente accanto al colletto nello spazio lasciato vuoto dallo sponsor tecnico Kappa. La Cne, infatti, non diventerà il main sponsor del club eppure finirà sulle divise: una pratica ormai diffusa in serie A, dove i regolamenti prevedono la possibilità di ospitare sulle maglie due sponsor oltre a quello tecnico. De Laurentiis ne vorrebbe addirittura tre per il suo Napoli e si è fatto sentire in Lega.
La Roma al momento non ne ha nessuno, aspettando la Nike il prossimo anno e un’azienda che possa diventare lo sponsor principale a breve. Il problema è la richiesta degli americani – 10 milioni di euro a stagione – giudicata da molte aziende fuori mercato per una squadra che non gioca le coppe europee. Fino allo scorso anno i giallorossi incassavano 6 milioni di euro dalla Wind, poi il contratto è scaduto e l’offerta di rinnovo al ribasso da 3 milioni e mezzo formulata dalla compagnia telefonica è stata rispedita al mittente.
E allora il milione «scarso» proposto dalla Cne, in un momento del genere,non si può rifiutare. Il contratto prevede anche la fornitura di gas all’interno del centro sportivo e una percentuale da girare alla Dao, la società di Stefano D’Alessi ed Edoardo Ottaviani che si occupavano di sponsorizzazioni del club già ai tempi dei Sensi.
Negli anni la Dao si è accaparrata la gestione di una serie di atleti di primo livello, fra cui la campionessa del nuoto Federica Pellegrini e la coppia di cestisti Nba Bargnani-Gallinari, e ora sembra tornata «al potere» nelle stanze di Trigoria grazie alla trattativa portata avanti con la Cne e non solo. Il mancato arrivo di un main sponsor costerà caro al direttore commerciale uscente Christoph Winterling. Il tedesco negli ultimi mesi aveva imbastito delle trattative con le compagnie aeree Lufthansa e Turkish Airlines. I contatti sono stati più approfonditi con i turchi, che hanno aumentato le tratte sulla Capitale e vogliono intensificare la loro visibilità in Italia: l’offerta recapitata a Trigoria era di 3 milioni di euro a salire, con l’obiettivo di far entrare Totti nel gruppo di testimonial che ora comprende due star mondiali come Messi e Kobe Bryant. I turchi chiedevano anche una prelazione sui «naming rights» del nuovo stadio, ma Pallotta non ha fatto in tempo a scoprirlo.
Ora, sfumata la possibilità di un accordo con la Roma, la Turkish si è rivolta alla Lazio con cui sta ancora cercando un’intesa. Ma trattare con Lotito, si sa, è impresa ardua: non vuole scendere sotto i 5 milioni. La stagione 2006/07 è stata l’ultima con un marchio fisso stampato sulle maglie biancocelesti: quello dell’Ina Assitalia, già sponsor della Roma nella stagione dello scudetto. Da allora la Lazio non è andata oltre iniziative temporanee, visto che le offerte ricevute sono state giudicate sempre troppo basse dal presidente. Il fornitore tecnico è diventato nel frattempo la Macron, adesso Lotito ci prova con la Turkish, anche se ha perso Yilmaz che poteva essere un testimonial perfetto.
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