A.S. ROMA NANNI / ASROMALIVE.IT – Il preparatore dei portieri della Roma, Guido Nanni, ha rilasciato una lunga intervista a Roma Channel sul lavoro che svolge a Trigoria e sulle caratteristiche di tutti gli estremi difensori che la squadra ha a disposizione per la stagione. Queste le sue parole:
Come si sviluppa il lavoro dei portieri nella giornata tipo?
“Il lavoro nel tempo è cambiato molto. È chiaro che prima di tutto va guardata l’esigenza della squadra in base alla gara che si andrà ad affrontare. Però il nostro lavoro giornalmente è diverso. Abbiamo parecchi step, il martedì ad esempio facciamo tecnica individuale, il mercoledì è dedicato a un lavoro di forza, l’ho spostato a quel giorno perché vedendo un po’ di cose il martedì va dedicato a una ripresa graduale. A me piace fare la forza non in palestra ma in campo, abbinata al gesto tecnico, ci deve essere sempre il pallone. Anche a 35 anni bisogna memorizzare il movimento. O il giovedì o il venerdì ci mettiamo sulle uscite in avanti, perché adesso il portiere è d’attacco e l’abbiamo visto in tutte le partite. Facciamo lavoro che rispecchia una situazione reale della gara. Rivediamo un’azione della domenica precedente e la riproduciamo in allenamento. Facciamo anche parate a contrasto, il pallone va velocemente così come i giocatori. Non è come quando giocavamo noi, i giocatori non rispettano il portiere. Il venerdì curiamo le uscite alte, è difficilissimo per i portieri oggigiorno uscire. I calciatori son forti e calciano in modo incredibile, il pallone va velocissimo. Sento i commenti sulle possibili uscite dei portieri, è difficilissimo uscire. Non ci si rende conto del poco tempo che si ha per uscire. Con le dovute proporzioni, cerchiamo di curare molto queste palle alte, queste rasoiate dentro l’area piccola. Il sabato facciamo psicocinetica, destrezza e reattività. Poi c’è il lavoro del mister, che è molto importante, e ci adattiamo in base alle sue esigenze“.
Il portiere cambia a seconda dell’allenatore?
“Ognuno ha la sua esigenza, dobbiamo stare all’esigenza dell’allenatore. Se l’allenatore mi chiede un tipo di lavoro, cambio anche rispetto a quello che mi ero prefissato io, non c’è problema“.
Quant’è difficile allenare un giovane come Skorupski e un portiere più maturo come De Sanctis?
“L’allenamento è lo stesso. È chiaro che il De Sanctis va corretto per pochissime cose vista la sua esperienza, mentre il ragazzo va corretto sempre. Delle volte interrompo l’esercizio perché se vedo cose che non vanno bene devo correggere. Ma se c’è tanta intensità non posso interrompere. Per il portiere giovane c’è una parte integrativa dopo l’allenamento standard, come tecnica individuale pura o il gioco con i piedi“.
Raramente si è visto un portiere urlare come De Sanctis durante una seduta…
“Ho bisogno di un Moment quando arrivo a casa (ride, ndr). Lui è una macchinetta, è allucinante. Ma è quello che serviva, il portiere deve essere leader. Dietro si deve sentire, la squadra deve sentire una presenza forte. Dentro lo spogliatoio è fondamentale. È un leader, è carismatico. Durante la partita non ne parliamo, è veramente forte. Lui è un portiere d’attacco. A Napoli alla fine del primo tempo gli feci i complimenti per l’uscita su Destro su infilata di Totti, uscita tecnicamente perfetta. È quello che un portiere deve fare, è la sua caratteristica fondamentale. Non riesco a trovargli difetti, non lo scopro io. Parla la sua carriera, il suo palmares. È un portiere completo, dà sicurezza, è forte fisicamente e integro. Malgrado l’età ha una forza elastica impressionante. Secondo me è un portiere completo. Essendo un portiere completo ha una grandissima personalità e coinvolge tutti, è una delle cose fondamentali“.
Cosa è mancato a Stekelenburg?
“Nulla da dire sulla tecnica, portiere fortissimo. Forse non si è adattato, in questi due anni gli è mancato qualcosa, non so cosa possa essergli mancato. Non è la personalità, un portiere che fa la finale mondiale e vince sei scudetti all’Ajax non penso non abbia personalità. È difficile che al portiere manchi la personalità. Gli è mancato qualcosa sotto il profilo della comunicazione e dell’adattamento“.
Si lavora quindi molto sulle uscite…
“Chiaro, non esiste più il portiere fermo tra i pali. Il portiere deve saper parare, è la prima cosa. Quando sento dire che il portiere deve saper giocare coi piedi, è la seconda cosa. Il portiere deve essere d’attacco, seguire la squadra anche fuori dall’area ed essere coraggioso“.
Chi è talmente bravo con i piedi da poter giocare una partitella?
“Lobont è scuola Ajax, calcia con entrambi i piedi benissimo. Non sottovalutate Skorupuski, anche lui calcia bene con entrambi i piedi“.
Come giudichi Lobont?
“Lo interpreto come il silenzio che parla. Tante volte i silenzi sono anche più duri dell’urlo. Con lui ho un rapporto splendido, lo conosco da 4 anni. Sapete benissimo che è un ragazzo d’oro, sempre positivo in qualsiasi situazione. Non l’ho mai visto arrabbiarsi, mai. È sempre la persona positiva che dà consigli a tutti, va a stringere la mano a tutti prima della partita. È un gran portiere, prima di tutto. Ha grande reattività, non essendo mastodontico nel fisico è molto rapido. Ha una grande predisposizione ad attaccare, si è adattato a questo. È sempre presente, ricordo che a Cluj tre anni fa Julio Sergio si infortunò a 5 minuti dal fischio d’inizio. Preparammo la partita in 5 minuti e lui fece una parata strepitosa in apertura di gara. Lui non molla mai, se salta l’allenamento è perché o ha 46 di febbre o gli manca una gamba. Si è allenato con un dito fratturato. Skorupski ha una fortuna incredibile, ha accanto dei portieri unici“.
Le caratteristiche di Skorupski?
“Lo chiamiamo Ivan Drago dal primo giorno (ride, ndr). Ha una mole devastante, fisico imponente, muscolatura imponente e lui ancora non lo sa quant’è forte e quanta forza ha sulle gambe. Essendo un portiere dell’est un po’ paga la tecnica. Ma tra quelli che ho visto, è quello che la paga di meno. Già ha molto dentro. Lui ha fatto due campionati di massima divisione ed è un ’91, la caratteristica fondamentale è la forza pura. Spinge in modo incredibile e va coordinato. Nei primi passi deve migliorare, nella tecnica pura anche. Non attacca molto in avanti e stiamo lavorando, ma è uno che impara subito. Quando facevamo delle esercitazioni di attacco palla le apprendeva in un giorno. Bisogna stare tranquilli con lui, ha la fortuna di avere davanti due portieri forti. È un portiere di prospettiva, deve lavorare tranquillo, ha enormi potenzialità. C’è materiale per lavorare, avremo un ottimo portiere. Lui tra i primi 10 prospetti? Gli addetti ai lavori guardano, noi siamo stati fortunati a prenderlo, era ambito anche da altre squadre. Deve lavorare tanto, capire il nostro calcio e capire l’italiano. Ha cominciato un corso perché la comunicazione è determinante. Deve anche capire cosa gli viene spiegato ed è importante che impari la lingua“.
Julio Sergio ha una reattività strepitosa…
“Sono arrivato con Ranieri e quindi l’ho allenato quando giocava. Purtroppo paga il fatto che si è infortunato lo scorso anno al ginocchio. Ha avuto chiaramente problemi di tutti i generi, anche a livello personale. Vai a giocare poi ti rompi il ginocchio, non è facile riprenderti. Julio Sergio è stato l’artefice della cavalcata-scudetto. La sua caratteristica principale è la grandissima reattività“.
Ci sono dei nomi interessanti di portieri italiani?
“Da due anni dico che Bardi, tra tutti i giovani, è molto forte. Anche domenica scorsa contro di noi ha dato quell’impressione. Speriamo che non si perda, è quello il problema principale dei ragazzi. Mi sembra un ragazzo equilibrato, ha un grandissimo futuro“.
La scuola italiana è ancora la migliore al mondo?
“Secondo me sì. Guardando un po’ all’estero come lavorano i preparatori che ci vengono a vedere, sì. Anche se la scuola brasiliana è cresciuta molto, prima i brasiliani erano quasi zero. Secondo me noi ancora ce la giochiamo con i primi“.
Il miglior portiere al mondo chi è?
“Ho un debole per Buffon, penso lo abbiamo tutti. È ancora il più forte in assoluto, ho visto come si allena. Se mentalmente ha voglia è il numero uno incontrastato. Ci sono dietro altri portieri importanti, da Neuer a Cech, in Italia mi piace Handanovic, uno dei più completi. Weidenfeller? Rimane sempre in piedi, paga il fatto tecnico perché si vede, ma dà l’anima. Prima di segnargli è dura, ha un coraggio estremo“.
Sensazioni su Garcia e l’inizio di stagione?
“È maniacale sui particolari. Un particolare può fare un gol. È esigente come giusto che sia, come Roma è giusto che abbia un allenatore esigente. Lui deve essere esigente con tutta Roma. Mi ha fatto un grosso impatto e lo ha dato anche alla squadra. Piace molto perché non lascia niente al caso, è duro quando deve. Speriamo di non trovargli difetti, non ne ha sicuramente. Non diciamo nulla su come stiamo andando. Da romanista quello sciagurato 26 maggio ce l’ho ancora dentro, i ragazzi faranno di tutto per farlo dimenticare ai tifosi. La Roma merita di essere lassù, sempre tra i primi te. La Roma, non Roma. Speriamo di proseguire, questi due-tre anni sono stati tremendi. Ce la metteremo tutta e lavoreremo per questo“.
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