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Esclusiva AsRomaLive.it, intervista a Mario Brozzi: “La Roma di oggi non la conosco. Totti il mio primo amore”

Esclusiva con l’ex medico sociale della Roma sul passato e presente della squadra giallorossa

Il dott. Mario Brozzi

ESCLUSIVA MARIO BROZZI / ASROMALIVE.IT – Da quando la Roma ha effettuato il passaggio di proprietà ormai circa due anni fa si tende spesso a fare paragoni tra la società precedente, quella gestita dalla famiglia Sensi, e l’attuale gestione di origine statunitense. Noi di AsRomaLive.it abbiamo intervistato in tal senso il dott. Mario Brozzi, storico medico sociale della Roma nei gloriosi anni di inizio millennio, quelli per intenderci del terzo scudetto romanista e non solo. Sentite cosa ci ha detto in esclusiva con grande gentilezza:

Dott. Brozzi, innanzitutto come si è avvicinato allo sport ed al calcio, fino ad essere medico sociale della Roma?

Devo confessarvi che mi ci sono avvicinato fin da piccolo, visto che il mio sogno quando ero bambino era già quello di diventare medico della Roma. L’ho sempre sognato, ed è qualcosa che si è realizzato nel 2000, quando il presidente Franco Sensi e l’allenatore Fabio Capello mi chiamarono per darmi il posto di medico sociale, dandomi grande fiducia. Devo ringraziarli entrambi, hanno coronato il sogno della mia vita“.

Che rapporto aveva con il presidente Sensi?

Un rapporto totale, completo, con tante luci e nessuna ombra. Se mi guardo indietro penso che devo riconoscenza a mio padre per avermi insegnato a vivere, ma a livello professionale devo tutto a lui ed a Fabio Capello. Ho avuto la fortuna di fare un’esperienza più unica che rara, soprattutto per uno come me che prima di essere un membro dello staff societario era un grande tifoso. Il passaggio dalla Curva alla panchina è stato qualcosa di incredibile“.

Se tralasciamo lo scudetto del 2001, quale momento in giallorosso ricorda con assoluto piacere?

Mi ricordo volentieri il ritorno in campo di molti calciatori che avevano subito grossi infortuni e che io, assieme al resto dello stff, abbiamo rimesso in piedi. In particolare quello di Emerson, a gennaio 2001, solo cinque mesi dopo il grave infortunio al ginocchio. Fu molto emozionante per me, così come quando un mese dopo facemmo lo stesso con Di Francesco. Senza dimenticarsi di Totti e del ritorno in campo dopo i suoi due peggiori infortuni. Sono stati anni belli, eravamo diventati famosi per il recupero lampo dopo gravi infortuni al ginocchio, eravamo uno staff di riferimento anche al di fuori della Roma“.

Passiamo alle noti dolenti. Ci parla del suo addio alla Roma nel 2009?

Ha riguardato semplicemente una questione personale tra me ed il presidente dell’epoca, che purtroppo non era più il mio amico Franco. Posso dire solo che dopo la rottura non ho più sentito nè contattato la dott.ssa Sensi. Lasciare la Roma è stato per me un lutto non metabolizzato facilmente“.

Ci dà invece un parere su questa nuova proprietà a stelle e strisce?

Devo dire che dopo aver lasciato la società mi sono distaccato da certi argomenti. Io posso dire di aver vissuto un’epopea, con una Roma fortissima, un presidente tifoso, un allenatore di livello assoluto. Se si arrivava secondi si storceva il naso in quegli anni. La Roma di oggi non la conosco, non so chi sia il tecnico ed il presidente non ha dei compiti chiari, sappiamo solo che vive negli Usa. Una volta c’era una società fatta di tifosi, a partire dal presidente, si sapeva chi fosse il medico sociale, ora sappiamo poco e nulla. La definirei oggi un porto delle nebbie“.

Che rapporto ha avuto co due uomini simbolo come Totti e De Rossi?

Francesco è stato il mio primo amore. Lui e Montella sono i calciatori a cui sono rimasto più affezionato, non solo perché erano grandi in campo, ma a livello umano li ricordo con maggiore affetto. Daniele l’ho conosciuto da piccolo, giocava negli Esordienti e non era considerato nemmeno una promessa, anzi, gente come Bovo o Pepe erano i fiori all’occhiello del settore giovanile. Poi è diventato più che una promessa grazie a Capello, io l’ho cresciuto e l’ho sempre adorato, anche per l’amicizia che mi lega al padre Alberto. Ho sempre gioito per lui, anche perché è un ragazzo forte che ha fatto grandi sacrifici. Comunque sono due ragazzi splendidi a cui resterò sempre legato“.

Una curiosità: dopo l’addio alla Roma l’ha cercata qualche altro club per affidarle il ruolo di medico sociale?

Si, ma dopo che hai lavorato nella Roma puoi dire di aver raggiunto il massimo. Tutto il resto è superfluo“.

Intervista realizzata da Keivan Karimi

Keivan Karimi

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