Una magia del play francese allo scadere regala gara-1 agli Spurs
NBA PARKER/ASROMALIVE.IT – “Il mio ultimo tiro? Una giocata davvero strana, sono riuscito a trovare il tiro proprio allo scadere del cronometro dei 24’ e sinceramente appena il pallone ha lasciato la mia mano ho capito che sarebbe andato dentro”. Con 7″ e con il pallone decisivo in mano e il cronometro dei 24″ che scorre via rapido verso lo zero, Tony Parker circumnaviga l’area, scivola, riesce magicamente a mantenere il controllo del pallone, si rialza tra due avversari (uno dei quali è LeBron James), e, con ancora un decimo di secondo a disposizione (confermato dall’instant replay), riesce a inventarsi un passo-e-tiro pazzesco appoggiando al tabellone dai 4 metri, evitando incredibilmente la stoppata di LeBron. E’ questa la giocata decisiva di gara-1 delle Finals NBA tra San Antonio Spurs e Miami Heat a Miami che finisce 92-88.
Parker chiude a quota 21 con 6 assist, 10 punti realizzati nel quarto periodo e 0 palle perse: d’altronde, gli Spurs ne perdono soltanto 4 di squadra, a conferma di una pallacanestro offensiva giocata a un livello superiore. Così i nero-argento vincono una partita in cui tirano con una percentuale peggiore dal campo e in cui perdono ampiamente la lotta a rimbalzo (37-46 pro-Heat) contro la squadra più scarsa della NBA in vernice, reduce da una serie in cui Indiana è riuscita a evidenziare in maniera netta le gravi debolezze nel verniciato.
A far da spalla a TP c’è sempre Tim Duncan: il caraibico raccoglie 20 punti e 14 rimbalzi, compresi un paio di tiri liberi fondamentali nel finale. Il terzo violino, Manu Ginobili, si conferma anche terzo marcatore con 13 punti per gli Speroni nonostante una serata al tiro non certo magica (4/11), ma il vero valore aggiunto lo dà Kawhi Leonard (10 punti e 10 rimbalzi): nonostante LeBron apra la serie con una tripla doppia (la sua decima in carriera nella post-season), l’ala nero-argento svolge un lavoro difensivo onestissimo sull’MVP della Lega, imbrigliandolo pesantemente nel finale, quando tende a monopolizzare i possessi offensivi.
Dalla parte opposta, Miami può recriminare sul fatto di non essere stata in grado di chiudere la partita quando sembrava aver preso l’inerzia in mano: gli Heat costruiscono un discreto allungo nel secondo quarto con le triple, ma dopo aver cominciato con 6/11 dall’arco, vedono precipitare il dato a un modesto 8/25 finale. In contemporanea con il crollo della percentuale da tre punti, si verifica anche il brusco appassimento di Dwyane Wade, partito fortissimo (13 punti nel primo tempo, 17 a inizio ripresa ma poi fermatosi lì) ma poi tornato quello stanco e abulico visto per lunghi tratti della serie contro Indiana. Chris Bosh (13 punti, 6/16 al tiro) vive su un paio di fiammate all’inizio dei quarti dispari, ma non mette mai un piede in area che uno. Mischiate tutti questi fattori alla difesa di Leonard su James nel finale (ma un plauso va fatto anche a Duncan, sempre puntuale negli aiuti ma anche facilitato dall’inesistenza dei lunghi di Miami) e nonostante un Prescelto in versione all-around (18 punti, 10 assist e ben 18 rimbalzi), agli Heat viene a mancare quello spunto per assestare la frustata decisiva, con gli Spurs bravi a giocare la loro partita a inseguimento, e a farsi trovare lì, pronti ad azzannare, nel finale.
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