ESCLUSIVA ASROMALIVE.IT GRAZIANI / ASROMALIVE.IT – Francesco Graziani, per tutti Ciccio, è giallorosso dal 1983 al 1986. Con la Roma ha vinto due volte la Coppa Italia ed ha disputato la storica finale di Coppa dei Campioni, finita amaramente, contro il Liverpool, quel 30 maggio del 1984. L’ex calciatore ha concesso un’intervista in esclusiva al nostro sito, dove ha parlato di diversi argomenti. Queste le sue parole:
Il clima ormai è rovente a Roma. Come si è arrivati a questo? Qual è la causa dei problemi della squadra?
Io credo che la Roma non vada giudicata per una partita ma per una stagione. La stagione è stata deludente. Per la società, per gli addetti ai lavori, per gli stessi giocatori. Le vicende per gli allenatori sono state difficili. Insomma, la stagione è stata negativa. Tutti si aspettavano molto di più. Nella fattispecie, l’ultimo derby era un po’ la partita della vita. Se avessimo vinto, si parlerebbe di una Roma meno fallimentare. Adesso loro sono in Paradiso, noi all’Inferno. Questo è per far capire quanto conta a volte una partita.
Adesso a finire sul banco degli imputati è principalmente la dirigenza. E’ dei vertici la colpa principale?
Non credo proprio. Anche perché, ad inizio stagione, eravamo contenti delle scelte fatte dalla dirigenza. Era stato preso un allenatore che, agli occhi di tutti noi, era il migliore che si potesse prendere; i giocatori cono stati acquistati. La dirigenza più di questo che doveva fare? Se poi i giocatori in campo non rendono, è troppo facile prendersela con la dirigenza. Io credo che i vertici abbiano operato bene. Chi non ha risposto alle attese sono stati gli allenatori e i giocatori: loro hanno le colpe maggiori, secondo me. Io credo che Sabatini abbia fatto un ottimo lavoro ma le responsabilità tra chi gioca e chi opera sono completamente diverse. Io posso dirlo perché ho giocato.
Come vede la situazione di Allegri, questo continuo rimandare?
Quando si va a prendere un allenatore che è sotto contratto, purtroppo sei soggetto ad aspettare l’evolversi di certe situazioni. Non sappiamo se Allegri si dimetterà, se il Milan lo lascerà andare via. Dobbiamo aspettare gli eventi. Sicuramente è una buona scelta: è un tecnico bravo, capace, è uno che ha gestito bene una squadra in difficoltà quest’anno. Insomma, la strada è quella giusta ma bisogna vedere cosa fa il Milan
Se non dovesse arrivare Allegri?
Io credo che la dirigenza stia già pensando ad un piano alternativo. D’altronde di allenatori bravi ce ne sono ancora tanti in giro. Non è che se lo prendi tra dieci giorni succede qualcosa di irreparabile. Adesso bisogna capire quali sono i giocatori da tenere e quali da dar via.
Si parla da tempo della cessioni di De Rossi, ad esempio…
E’ stata una stagione non positiva per De Rossi. Noi ci aspettiamo molto di più da lui. Credo che la Roma ci stia pensando anche per l’aspetto finanziario: si toglierebbe uno stipendio molto alto. Il matrimonio tra De Rossi e la Roma potrebbe anche concludersi. Tra l’altro andrebbe a giocare in qualche top club: si parla di Psg, Chelsea, Manchester City. Questo fa capire che il giocatore, nonostante l’annata negativa, ha ancora un valore molto alto.
E Osvaldo? Giusto darlo via?
Osvaldo, dal punto di vista tecnico, per me è uno degli attaccanti più forti che c’è in Italia ed in Europa. Il suo problema è nei comportamenti, nella professionalità, nell’aggregazione col gruppo. Purtroppo quest’anno, fuori dal campo, ha fatto parlare molte volte ed in maniera negativa. Anche l’ultimo atteggiamento nei confronti di Andreazzoli ti fa capire che è indisciplinato. Lui conosce poco le regole. Credo che anche quest’altro matrimonio debba ritenersi concluso. Anche per un altro aspetto: il cattivo rapporto che ha con il pubblico e con la Curva Sud
Dunque ha fatto bene Prandelli a non convocarlo per la Confederations Cup?
Ha fatto benissimo. Perché i giocatori della Nazionale devono avere un rispetto dei modi, una certa educazione. Sono degli esempi. Certo, Osvaldo ha delle ragioni, perché se ci fossi stato io in panchina, l’avrei fatto giocare domenica (si riferisce al derby di Coppa Italia, n.d.r.); però sfogarsi in quel modo non va assolutamente bene. In separata sede, poteva dire ciò che voleva ad Andreazzoli ma pubblicamente bisogna comportarsi bene.
Nell’applicazione del codice etico, secondo lei, c’è stata sempre equità? Si parla molto, ad esempio, di quello che successe con Balotelli…
Io credo che il fatto che Balotelli abbia risposto male ad un assistente di porta, o abbia detto qualcosa di eccessivo, non sia sanzionabile col codice etico. Certo, avrebbe anche potuto farlo Prandelli, ma Cesare è un uomo tutto di un pezzo: fa delle valutazioni ben precise di fronte ai fatti. Evidentemente ciò che ha verificato con Balotelli è completamente differente dalla valutazione che ha dato al comportamento di Osvaldo. Non è che Prandelli abbia un’antipatia per Osvaldo e una simpatia per Balotelli: quando giudica, il metro è sempre lo stesso. Io lo conosco ed è una persona seria: avrà fatto le sue valutazioni.
Come ci si sente a giocare una finale di Coppa dei Campioni? A Roma non è certo un’abitudine…
Lo sapevamo. La settimana antecedente alla partita ci guardavamo in faccia e tanti di noi ci dicevamo proprio questo: “Ragazzi, dobbiamo vincere a tutti i costi, perché a tanti di noi non capiterà più!”. Un’emozione grandissima. Un traguardo storico per ogni calciatore. Arrivarci è comunque importante. Perderla ti crea amarezza e dispiacere. Ti dispiace più per i tifosi che per noi: io avrei avuto un trofeo in più in bacheca ma la soddisfazione più importante sarebbe stata quella di far felici i milioni di tifosi romanisti in giro per l’Italia. Penso ci avrebbero fatto delle feste straordinarie. Quella tifoseria ci teneva tanto a quella Coppa lì e noi non gliela abbiamo regalata
Il 30 maggio è stato anche l’anniversario di un fatto ben più triste. Può fornirci un ricordo di Agostino?
Ho sempre un ottimo ricordo. Spesso penso che sono arrabbiato con lui. La prima cosa che farò quando andrò in Paradiso sarà dargli un calcio nel c..o, poi lo abbraccerò. Un calcio nel c..o perché non doveva fare quel che ha fatto, e un abbraccio perché è stato un compagno di squadra straordinario. Qualche volta ho discusso con lui, però avevamo stima l’uno dell’altro. Era un ragazzo buono e serio: non l’ho mai visto litigare con nessuno. L’unica cosa che a noi dispiace è che, se avessimo saputo che era così in difficoltà, gli avremmo dato sicuramente una mano. In tutti i modi. Il gesto che ha fatto ci dispiace troppo e ci sentiamo tutti responsabili per non esserci accorti che questo ragazzo andava a vivere un dramma così grande.
Intervista realizzata da Marco Pennacchia
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