Roma, ieri si è concluso il progetto (di distruzione) da parte degli USA….

Una riflessione sulla gara di ieri e sui tanti errori compiuti dalla Società in questi due anni di gestione

Un immagine del centro sportivo Fulvio Bernardini
Un immagine del centro sportivo Fulvio Bernardini

ROMA DISTRUZIONE USA / ASROMALIVE.IT – “Noi al Circo Massimo, voi massimo al circo“. Quanto risulta lontana questa frase! Erano i tempi in cui un derby poteva valere uno scudetto. Erano i tempi in cui non si mangiava prima che iniziasse una stracittadina. Erano i tempi in cui il cuore batteva troppo forte e si faceva appello ad una fede espressa, da parte degli interpreti di Roma e Lazio, attraverso un gioco e un attaccamento alla maglia. La sconfitta da parte di Totti e compagni ha generato estrema rabbia, estrema delusione. Ma non c’è solo questo. Oltre ai sentimenti suddetti, sono presenti anche rassegnazione e disaffezione. Come tutto ciò fosse già scritto. Come se stavolta anche la scaramanzia non potesse far nulla. Fa pensare anche l’atteggiamento dei laziali: sicuramente tesi e impauriti pure loro ma meno produttori di sfottò e frecciatine come, invece, è sempre avvenuto. Soltanto felicità e un po’ di superbia. Sarà perché anch’essi non vengono certo da una stagione entusiasmante? Forse, ma anche perché, contro questa Roma, non è poi così difficile vincere….

E’ forse questa la conseguenza più grave dell’operato della nuova “dirigenza” romanista. In questi due anni una delle tifoserie più belle del mondo si è progressivamente allontanata dalla propria squadra. Lo testimonia la scelta di non esporre coreografie degne di nota in occasione di una partita che avrebbe potuto salvare una stagione.

Ma d’altronde come si può dar torto alla gente? Dopo anni in cui la Roma ha lottato per i vertici (arrivando più volte seconda e beffata solo alla fine dall’Ibrahimovic o dal Pazzini di turno), si è iniziata ad usare la parola “progetto” mentre invece sarebbe stato più corretto usarne un’altra: “demolizione”. Un processo iniziato nel giugno del 2011, quando una squadra completamente ristrutturata e fatta principalmente di giovani (anche se con gente di esperienza come Heinze, Pizarro, Burdisso, Juan, Taddei, Perrotta, oltre naturalmente a Totti) è stata affidata ad un tecnico, fino ad allora, aveva allenato le riserve del Barcellona e senza nessuna conoscenza del calcio italiano. Quando si è visto che le cose non andavano, il ds Sabatini, dopo che aveva affermato più volte, nel corso della stagione, che avrebbe comprato terzini (era quello in settore in cui la Roma soffriva di più), nel mercato di gennaio ha portato a Trigoria un centrocampista. Già nella scorsa annata, i giallorossi si sono resi protagonisti di figure vergognose a Bergamo, a Lecce, a Torino, a Cagliari. Addirittura, Colantuono (che è il tecnico dell’Atalanta, non del Bayern di Monaco, con tutto il rispetto) chiese ai suoi di fermarsi, dopo il 4 a 1, per non umiliare i ragazzi di Luis Enrique.

Dopo una stagione del genere ci si aspettava un cambiamento di filosofia. Invece, ci si è trovati di fronte agli stessi identici errori dell’annata precedente. Ancora una campagna acquisti basata principalmente su giovani promesse. Qualcuno potrebbe obiettare che Lamela, Pjanic, Marquinhos, Osvaldo, Destro siano stati dei grandi colpi. Qualcun altro potrebbe dire che è stato preso Balzaretti, non certo uno sconosciuto. Per quanto riguarda la prima questione, si potrebbe argomentare che, se si comprano una marea di giocatori a caso, qualcuno buono lo si trova (vedi Marquinhos). Sulle qualità di un Pjanic, di un Lamela, di un Osvaldo, di un Destro, ci sarebbe molto da dire. Tante potenzialità, troppa corrente alternata. Forse proprio in virtù della loro giovane età (anche se Osvaldo non è più un ragazzino…almeno all’anagrafe, poi nei comportamenti…). L’operazione poi di vendere Borini al Liverpool per prendere il sopravvalutato Destro (pagato troppo, ad avviso di chi scrive) ancora è da capire. Senza contare che alcuni giocatori sono stati regalati alle dirette concorrenti mentre sarebbero potuti essere ancora utili alla causa giallorossa: primo fra tutti Pizarro. Per quanto riguarda invece Balzaretti, forse il fascino dell’Opera lo ha contagiato troppo. Fatto sta che ora sembra un ex giocatore, come De Rossi.

Per non parlare della scelta dell’allenatore. Non si è sbagliato due volte, ma tre. Perché non si è tenuto Montella nell’estate del 2011 e lo si è spedito a Firenze quella successiva, per prendere sì un maestro del calcio, ma fautore di un gioco con delle caratteristiche che la rosa messagli a disposizione non poteva garantire. Zeman ha fatto i suoi errori, è innegabile; ma c’è anche da dire che la scarsa “attitudine al lavoro” (diciamo così) di buona parte dei giocatori gli è costata il posto. Ed è qui che la dirigenza ha sbagliato per la terza volta. prima di tutto non intervenendo a difendere la scelta fatta, con pugno di ferro e strigliando coloro che non volevano impegnarsi; quindi affidando la squadra ad una persona forse abile nell’esaudire i desideri dello spogliatoio (in pratica si è iniziato a fare sempre ricreazione) ma inadatto ad allenare. Roba che il gioco di Ranieri, in confronto, rappresenta la summa dei manuali calcistici di tutti i tempi.

Ieri l’opera di demolizione è giunta a termine. Ci si aspettava la partita della vita da parte della Roma. Invece si è assistito alla peggiore squadra degli ultimi anni. Forse anche Carlos Bianchi avrebbe saputo far meglio. Sentire Andreazzoli dire a fine partita: “Rifarei tutto quel che ho fatto” e “Peccato per non aver messo questa ciliegina sulla torta” è stata la peggiore offesa per i tifosi, in quanto non esiste alcuna torta. Al massimo si potrebbe parlare di distruzione del gioco del calcio, di fortuna (come contro la Fiorentina) e di espressione di singoli (come contro la Juventus).

C’è anche chi ha detto “Da domani penseremo al nuovo allenatore”. Se la situazione non fosse drammatica verrebbe da ridere. Giorni e giorni a parlare del possibile approdo di Mazzarri alla Roma (che forse sarebbe stato proprio l’uomo giusto per questa squadra) quando poi, non appena esonerato Stramaccioni, l’Inter lo ha ingaggiato in un attimo. D’altronde, quando c’è una dirigenza….E ora i giallorossi si trovano ad attendere le moine di un tecnico che, nonostante le continue frecciatine di Silvio Berlusconi, considera Trigoria un’alternativa al Milan.

Insomma, il naufragio dell’Associazione Sportiva Roma è giunto a termine ieri. Una storia sacrificata in virtù di marchi, di Topolino, di Paperino, spot promozionali con divi di Hollywood, non calciatori. Una dirigenza a cui non interessa fondamentalmente molto della squadra, del suo passato. Forse sta più a cuore la realizzazione dello stadio. Forse è un passatempo per guadagnarci dei soldi. Son lontani i tempi di un presidente capace di vivere nell’animo una partita in tribuna ed infervorarsi per un gol dei suoi ragazzi.

Eppure, è proprio una volta toccato il fondo che è necessario rialzarsi. Magari non con il fumo negli occhi, non con la pure immagine: quindi non con le stelle e con le strisce.

Marco Pennacchia

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