ROMA BALDINI DE ROSSI / ASROMALIVE.IT – Tutti colpevoli, o per lo meno in pochi si possono salvare dalla bocciatura nella Roma degli ultimi due anni, che chiude il primo bienno della proprietà americana con due mancati ingressi in Europa, un sesto ed un settimo posto in classifica, nessun derby vinto ed in particolare la finale contro l’odiata Lazio persa in maniera imbarazzante.
Se i tifosi giallorossi dovessero cercare tra le figurine i maggiori colpevoli o capri espiatori di questo fallimento totale punterebbero principalmente sul dg Franco Baldini e sul centrocampista Daniele De Rossi. Un calo verticale ha contraddistinto le carriere di entrambi, legati storicamente ai colori giallorossi ma trasformatisi in principali imputati delle delusioni a Trigoria.
Il direttore generale toscano è tornato a Roma dopo anni di collaborazione con Fabio Capello in giro per il mondo, tra Madrid e Londra, dove da dirigente capo ha partecipato alle imprese internazionali del suo storico amico. Il suo rientro nella capitale di due estati fa faceva presagire una rinascita societaria ad alti livelli. Nulla di tutto questo, visto che il Baldini del 2001 era tutt’altra cosa. Chi gli è vicino ammette che la sua personalità non è più grintosa e vincente come un tempo, quando aveva vicino figure di grande spicco come lo stesso Capello e Franco Sensi. Oggi, agendo da direttore responsabile del club, sono emersi i suoi difetti, le sue idee estrose e futuribili, una mancanza di concretezza che è risultata letale per i destini giallorossi.
Stessa decadente traiettoria capitata a De Rossi, considerato fino a 3-4 anni fa uno dei centrocampisti più completi e prestigiosi d’Europa, amatissimo dalla curva romanista per l’attaccamento viscerale alla maglia e l’appartenenza evidente a questi colori. Tutto questo quando accanto aveva un regista straordinario come Pizarro ed una posizione in campo che gli permetteva di agire al meglio, con le spalle e fianchi coperti. Idem in Nazionale, quando avendo accanto Pirlo e Marchisio si dimostra abile anche nel ruolo di mezzala, da lui stesso non troppo amato. Negli ultimi anni, responsabilizzato a leader della linea mediana e messo accanto a giovani ancora acerbi come Tachtsidis e Florenzi, ha deluso ogni aspettativa, regredendo e dimostrando nervi poco saldi e difetti tecnici inimmaginabili per il De Rossi campione del Mondo nel 2006.
Keivan Karimi
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