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Roma, le dichiarazioni integrali di Andreazzoli e Sabatini durante lo sponsor workshop

In occasione dell’evento organizzato oggi dalla società, il tecnico ed il ds hanno parlato del momento della squadra

ROMA DICHIARAZIONI INTEGRALI ANDREAZZOLI SABATINI SPONSOR WORKSHOP / ASROMALIVE.IT – Oggi l‘A.S.Roma ha voluto dedicare una giornata agli sponsor legati al club (clicca qui per saperne di più), nel corso della quale il mister Aurelio Andreazzoli e il ds Walter Sabatini hanno rilasciato alcune dichiarazioni, di cui Asromalive.it aveva dato qualche anticipazione. Queste le interviste integrali:

Aurelio Andreazzoli

Quanto dura la giornata di Adreazzoli?

Siamo fissati, dura tutta la giornata il lavoro, poi vivo qui sopra.

Come si acquisisce la leadership del gruppo, prima lavorare in un gruppo, qual’è la differenza?

E’ sostanziale, quando lavori in un gruppo, ma stai tre passi indietro, allora usi le tue conoscenze e modi per dare linfa al gruppo non agendo in prima persona e quindi sei costretto a usare metodi di vario tipo, da quello amichevole a quello autoritario per quanto ti è consentito dal ruolo. Ma generalmente è il tono amichevole che deve prevenire qualsiasi situazione che possa avvenire nel gruppo e che possa diventare negativa. Quando sei in prima linea l’amicizia la devi mettere da parte, ma non mettere da parte i buoni rapporti. E’ un amicizia vista da un’angolazione diversa, poi c’è il tipo di rapporto o autoritario o collaborativo.

Cambia più il giocatore nei confronti dello staff, o è l’allenatore che cambia?

Io non ho cambiato atteggiamento con loro, ho cercato di chiarire le differenze in maniera diretta chiara. Ho incontrato i calciatori uno per uno, con i quali ho stabilito le miei linee programmatiche, nel momento in cui stabilisci questo rapporto allora non si può più cambiare. Siccome in questo sono stato facilitato ad avere un rapporto di certo tipo ho chiarito che il rapporto rimaneva tale, ma i comportamenti dovevano essere diversi, poi gli stessi principi sonos tati portati davanti al gruppo. Dopo rimaneva il compito di stabilire regole che valevano per tutti, che prescindessero dall’età, carisma e importanza all’interno della squadra.

Come vive l’impatto sui giornali l’allenatore?

Questa è storia recentissima, ero fenomenale fino a martedì pomeriggio, poi martedì sera ero un coglione, ma questo è normale e sappiamo come funziona lo storia. Io infatti ho rinunciato dal 2 di febbraio alla lettura dei giornali se non per una rassegna stampa striminzita. Anche se sappiamo che non deve influire, questa influisce. La gestisco non leggendola, però ho un’età che mi permette di essere a conoscenza che le cose funzionano in questa maniera e non è che mi preoccupano più di tanto. I complementi fanno piacere a tutti e i dissensi infastidiscono, però credo che ci siamo creati una scorza che ci ha dato la possibilità di essere autodifendersi su questo problema. Il problema è sui ragazzi, mentre io devo dare una prestazione di settimana in settimana, loro devono fare una prestazione sportiva di alta qualità. E mentre la mia è diluita nel tempo, e posso avere il tempo di metabolizzarla, loro questa necessità non ce l’hanno perchè sono chiamati ad avere una prestazione di assoluta difficoltà che poi crea insicurezze.

Chi non ci crede si faccia da parte?

Sì sarebbe opportuno sempre questo, sopratutto se chi non ci crede ha la possibilità di influire sugli altri, se è uno che non ci crede allora fa poco rumore. Però, se chi non ci crede ha la possibilità di influire sull’opinione di molte persone, allora sarebbe opportuno, sarebbe gradito se si mettesse da parte, perché noi abbiamo bisogno di avere le motivazioni a mille, di avere le motivazioni, il supporto esterno. E sentire che questo gradimento non c’è penalizza la risposta sportiva dei calciatori. Chi è meno giovane è più provato a certe situazioni, ma io non ho mai visto, nemmeno un anziano, il mancato gradimento per chi viene a sostenerlo. Noi facciamo uno sport che è il gioco del calcio. Per noi è una professione, ma è pur sempre un gioco e se non lo fai con la gioia non funziona.

Come vivi il derby?

Sarà un evento planetario e non oso immaginare quella settimana…

Walter Sabatini

Quante ore lavora un direttore sportivo?

Un direttore sportivo lavora sempre e lavora con la testa, sempre. Non c’è un attimo, nella giornata e nella mia vita, in cui non penso al calcio. Il calcio poi è fatto di una serie di sfaccettature, è un lavoro che non ha soste, fatto salvo le ore di sonno. E’ un lavoro di sempre, che è una cosa che mi tiene in vita.

Lei disse che non mi vedrete mai sereno…

Il calcio è un tumulto, è un’emozione. Noi lavoriamo per l’emozione delle persone, in realtà è tutto riconducibile a quello, se riusciamo ad allestire una squadra, qualcosa di bello, da trasferire in un campo di calcio costruiamo un’emozione popolare. Questo è il nostro lavoro ed è una responsabilità enorme.

E’ fondamentale il ruolo del direttore sportivo per mantenere l’equilibrio nello spogliatoio?

Il ruolo del direttore è importante, quello dell’allenatore è fondamentale perché è il conduttore della vicenda, intraprende un rapporto personale di gruppo con la squadra e vigila sui comportamenti non solo della squadra ma anche dei singoli. Io sono un auditore e osservatore: guardo e, se ritengo che ci sia bisogno di interventi parziali sui singoli da fare o sulla squadra, li faccio, ma raramente, perché la squadra è dell’allenatore, questo è un concetto su cui non derogo mai, perché se si mettono troppe possibilità di interloquire con un gruppo si crea confusione, una sola persona deve indirizzare i comportamenti.

Quando interviene il direttore sportivo?

Su richiesta dell’allenatore, per problemi specifici e su cose che crede di aver visto e sentito, poi sui calciatori, consigliandoli chiedendo comportamenti diversi. E’ un rapporto di tutti i giorni ma che tutti i giorni ti può offrire una chance, basta poco. Io non faccio mai lunghi discorsi, sono per la sintesi, ma so che, se incontro un calciatore, gli poggio la mano sulla spalla e gli dico solo una piccola cosa, il calciatore deve aver capito quello che voglio dire. E’ un’interazione costante che dipende dalla nostra sensibilità e caratteristiche. Poi dipende quanto vuoi bene alla tua squadra, io sono innamorato della mia squadra, che sia la Roma e per la Roma c’è un innamoramento dolorosissimo e per questo più bello di tutte le altre squadra per cui ho lavorato. Io sono stato innamorato dell’Arezzo e ho pensato che la maglia dell’Arezzo fosse la più bella in quegli anni. Senza questo amore potente, che ti vuole far costruire qualcosa, che ti vuol far essere bravo insieme agli altri, veder la gente gioire andare al campo allegra perché sanno che hanno una squadra che vincerà o ragazzi che dentro il campo esprimono il talento che acquieta l’anima. Il direttore sportivo è dietro tutto questo.

Come gestisce un calciatore la pressione?

Un calciatore di razza, che l’estimate, il carattere, l’orgoglio reagisce facendo il calciatore. Perchè adotta una serie di risposte che gli permettono di uscirne fuori, perchè reagire con l’orgoglio gli permette di uscirne fuori. Reagire con l’orgoglio, ho detto questa mattina a uno dei miei, per superare questa situazione e dimostrare il contrario. La cosa fondamentale è che il calciatore non si sieda sui giudizi precari, estemporanei e provvisori che gli vengono attribuiti circa lo stato d’animo di chi scrive in quel momento. Poi dobbiamo avere la forza intellettuale per rintuzzare queste cose che sono dure da digerire. Questa mattina c’è stata un’aggressione, credo concordata: quindi due/tre/quattro giornali che non nomino aggrediscono la Roma in ogni suo aspetto e sfaccettatura, comparto tecnico, calciatori giovani e vecchi, allenatori, la società che viene appena evocata, perchè questa aggressione, che viene fatta cassando con una riga il nome e il ruolo e l’età di quel giocatore, rendeva talmente chiara la bocciatura che era una sentenza di tribunale. Chiaramente questa è un po’ di letteratura, enfatizzo io a raccontare le cose, ma è così. Questi ragazzi si trovano davanti al fatto che “La Roma, nella gestione degli americani, quindi mia, ha bollito, cancellato, sbagliato, distrutto venti giocatori, e il giocatore si trova sotto la sua striscia di pertinenza, perchè Giacomo Tedesco, con la strisciata sopra bocciato subirà un piccolo trauma, poi spero e credo reagiscano subito. Perchè se noi siamo atleti, direttori sportivi, o allenatori dobbiamo averci la psiche modulata in maniera diversa, dobbiamo essere pronti a prendere le botte e a restituirle, pronti a prendere le botte e a capire quali sono quelle giuste. A quei calciatori che questa mattina sono stati ignobilmente colpiti, colpiti calciatori di vent’anni per colpire i sessantenni, ma per colpire un sessantenne abbattono un ventenne. A me pare una cosa ignobile non serve abbattere le speranze, i pensieri di un ragazzo di vent’anni per arrivare ad abbattere Andreazzoli, Sabatini o Baldini. A te, Winterling ti lascio fuori perchè per adesso non ti abbattono, ti sei salvato

Sei scaramantico?

Si ma non sono un fattucchiere, son un precario della scaramanzia.

Il più grande colpo che ha fatto Sabatini, lasciando fuori i giocatori della Roma?

Pastore

Come vivi il derby?

Prenoterò un’isola, se lo vinciamo non riesco a sopportare le feste: voglio vedere la gente gioire ma non in mezzo a loro. Odio perderlo. Quindi mi chiudo in un’isola per due giorni

Che Roma ci sarà il prossimo anno?

Adesso dirò una cosa che susciterà l’ilarità di tutti: sarà una grande Roma. Anche quest’anno è una grande Roma, non è espressa ma è una grande Roma, il prossimo anno sarà planetaria, anche perché mi sono conservato in bacheca tutte le cose scritte questa mattina.

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Marco Pennacchia

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Marco Pennacchia

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