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As Roma, Conti: “Vincere uno scudetto è più che vincere un Mondiale”

Il responsabile del settore giovanile giallorosso racconta la sua esperienza nella grande Roma che vinse le scudetto nel 1983

Bruno Conti

AS ROMA BRUNO CONTI / ASROMALIVE.IT – Sulla scia delle commemorazioni per l’anniversario dei trenta anni dallo scudetto del 1983, è stato intervistato Bruno Conti che fece parte proprio di quella Roma campione d’Italia. Queste le sue parole alla Web Radio di ASRomaRadio.it nella trasmissione “Notti giallorosse”.

Da quell’8 maggio 1983 tutti capirono che la Roma, allora definita “Rometta”, sarebbe stata una squadra al vertice del calcio italiano e del calcio internazionale. Le facciamo la più semplice delle domande: ci può raccontare come ha vissuto quella notte che ha preceduto Genoa-Roma che poi cambiò la storia giallorossa?
E’ stata una notte particolare, non si vedeva l’ora di scendere in campo. Partire da Roma, andare a Genova, andare poi a Santa Margherita Ligure in ritiro è stato estenuante. C’era tanta convinzione in noi perchè era un gruppo stupendo, che credeva a quello che poteva essere il nostro traguardo. Si parlava di meno rispetto alle altre volte proprio nella preparazione di questa partita che era importantissima. A volte si cercava di sdrammatizzare con bomber Pruzzo, con Agostino Di Bartolomei, e tutti dicevamo “Non vedo l’ora che arrivi domani”. Io ho sempre dormito poco prima delle partite, ma quella notte ancora di meno. Poi è successo quello che tutti sappiamo il giorno dopo“.

Quando avete capito che avreste vinto il campionato? Tutti dicono che la svolta arrivò dopo Roma-Avellino
Anche quando abbiamo perso in casa con la Juventus, andare a Pisa, contro una grandissima squadra, e avere la reazione di vincere la partita, ci ha dato la consapevolezza che avremmo potuto vincere lo scudetto. C’è sempre stata la consapevolezza e la convinzione di vincere lo scudetto. Ma soprattutto grazie a Liedholm, che nella difficoltà sdrammatizzava le sconfitte e i pareggi, dandoci tranquillità sotto questo aspetto. Vedendo il lavoro settimanale, e come ci allenavamo divertendoci in campo, ci ha dato la sicurezza di avere una grande squadra e di essere un grande gruppo. A maggior ragione dopo la vittoria a Pisa“.

Un aneddoto divertente di quello scudetto che non è mai stato detto?
E’ sempre difficile dire se sono migliori i tempi di allora o quelli attuali. Noi abbiamo vissuto la Roma con grande professionalità e attaccamento alla maglia. E’ chiaro che a distanza di anni, ricordare certi aneddoti è sempre bellissimo, ed è proprio il pubblico che è stato straordinario. Noi abbiamo i migliori tifosi, perchè sono attaccati a questi colori e a questa maglia. Hanno fatto tanti sacrifici venendoci a vedere in trasferta. E’ chiaro che dopo 30 anni mi piace ricordare persone che mi mancano tantissimo come Dino Viola, Liedholm, Maldera, Di Bartolomei. Provo ancora emozione ricordando il nostro rapporto, parlando di queste persone. Un aneddoto? Non lo so… Il fatto di essermi ubriacato a Genova non potrò mai dimenticarlo. Ora sono responsabile del settore giovanile, ma spero di ubriacarmi di nuovo al più presto, magari vincendo lo scudetto a breve, perchè quelle soddisfazioni che ho vissuto io vorrei farle rivivere nuovamente alla gente. A Marassi avevo questa bottiglia in mano di Champagne, ma non riuscivo più a tenermi perchè mi basta un goccio per ubriacarmi. E’ stata bella la bravura di Dino Viola che, pezzo dopo pezzo, ha fatto crescere questa squadra in maniera incredibile. Poi l’avvento di Liedholm è stato importante perchè ha dato un assetto equilibrato alla squadra. Non dimentichiamoci che giocare con il nostro centrocampo e fare a meno di Di Bartolomei, era stato un gesto di grande coraggio; tant’è vero che poi ha giocato in coppia con Vierchoowod in difesa. E’ stato costruito tutto nei minimi particolari, ma si vedeva che quel gruppo aveva voglia di vincere e di dimostrare la sua forza. A Roma si può vincere come è successo nel 2001

Nel 1982 l’Italia vince un Mondiale storico. Nel 1983 la Roma vince il campionato. Due annate da incorniciare per Bruno Conti. In altri tempi Bruno Conti avrebbe vinto il Pallone D’oro. A livello personale cosa sono siginificate queste due vittorie splendide?
Non dimentichiamoci la finale di Coppa dei Campioni. Sono stati anni incredibili. Io penso che siano diverse le due vittorie. Vincere un Mondiale è la gioia più bella che c’è per chi fa questo lavoro, ma il Mondiale sono 7 partite. Arrivare in Nazionale facendo un buon lavoro con il proprio club sarebbe per ogni calciatore toccare il cielo con un dito, e già saresti contento per questo. Vincere uno scudetto nella città in cui sei cresciuto, dove vedi il contatto giornaliero con i tifosi, è ancora più bello. Ho coronato un sogno aver vinto lo scudetto qui a Roma, facendo dei sacrifici per un anno intero, rispetto ad un Mondiale che sono 7 partite e in un mese ti giochi tutto. Sono comunque due vittorie bellissime

Bruno Conti ama visceralmente questa maglia. La dimostrazione è il giorno del suo addio al calcio. L’Olimpico era stracolmo, il giorno prima c’era stata la finale di Coppa Uefa con l’Inter, e Bruno Conti si toglie lo scarpino sinistro, l’ha baciato e l’ha lanciato verso la Curva Sud. Idealmente l’ha donato a tutti noi tifosi romanisti.
La cosa bella è aver visto gli anziani e i bambini in tribuna, c’erano tutti. E’ stata la cosa più bella e mi auguro che il calcio possa tornare a quei livelli, ovvero tornare allo stadio e divertirci come una volta. Ero molto preoccupato il giorno prima, perchè ho visto la delusione della gente per quella finale persa con l’Inter, ma mi hanno dato dimostrazione di volermi davvero bene. In quel momento fare quel gesto era l’unica cosa che potessi davvero fare. Mi inginocchiai sotto la Sud, baciai lo scarpino e l’ho lanciato verso tutti i tifosi della Roma. Quel rapporto con la gente ripagano di tutti i sacrifici fatti. Mi auguro che tutte le soddisfazioni che abbiamo dato ai tifosi in passato possano tornare presto, perchè i tifosi della Roma meritano questo“.

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Sara Mascigrande

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Sara Mascigrande

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