Intervista all’anglo-calabrese: 400 in A
PERROTTA 400 / ASROMALIVE.IT – Quattrocento partite in serie A, appena raggiunte, un titolo di campione del mondo, le coppe Italia e la Supercoppa vinte con la Roma. A quasi trentasei anni Simone Perrotta ha tutto per sentirsi appagato, potrebbe dire basta senza rimpianti, dedicarsi ai figli che crescono correndo dietro a un pallone. Invece no, ha ancora voglia di andare avanti, quella voglia che lo fa essere sempre tra i primi in allenamento, che non gli fa mai tirare indietro la gamba. Ecco le sue parole in una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport.
Simone Perrotta, a Firenze dopo 400 partite in serie A
«Una bella soddisfazione, nemmeno lo sapevo, non controllo le statistiche. Non sono tanti quelli che sono arrivati così in alto e questo aumenta la mia soddisfazione».
La voglia di giocare è rimasta intatta, a 36 anni
«Ogni volta che vado a scaldarmi c’è sempre il desiderio di entrare, purtroppo le sostituzioni sono solo tre. L’entusiasmo non è mai venuto meno. Ma è anche questione di fisico, sono stato fortunato perchè non ho mai avuto gravi incidenti nella mia carriera. Questa è la base, poi la testa fa tanto, la voglia di dimostrare di poter essere sempre utile. Ma fa tanto anche l’ambiente in cui vivi. E mi ha aiutato molto la voglia di restare qui».
La Roma le è entrata nel cuore
«Di queste 400 partite molte le ho giocate con la maglia giallorossa, da nove anni sono qui, è un privilegio e un onore per me aver difeso questa società per nove anni. Ho avuto la fortuna di poter difendere i colori e la tradizione di questa società e di conseguenza dei suoi tifosi».
Negli ultimi tempi si è speso per restare alla Roma, anche quando sembrava non rientrasse più nei piani della società
«Ho sempre rifiutato qualsiasi squadra e qualsiasi soluzione che mi allontanasse da questo ambiente. Credo che quando giochi a Roma per tanti anni ti senti coinvolto, giocare in una piazza come questa è amplificato cento volte rispetto alle sensazioni che puoi provare da un’altra parte».
Ha trascorso i primi mesi da separato in casa, poi con il lavoro si è guadagnato spazio
«I gol a Siena e contro il Genoa mi hanno dato una grande gioia, ma mi ha spinto la voglia di dimostrare di essere sempre utile. Ero certo che la mia occasione sarebbe arrivata. Nei due mesi in cui sono stato messo da parte, quando non sono stato in ritiro ero molto dispiaciuto. L’ho accettato perchè era frutto di una programmazione societaria e non di un accanimento personale. Ho cercato di rendermi utile in altri modi e poi mi sono ritagliato il mio spazio».
Il primo anno alla Roma era cominciato male, ci fu la contestazione al supermercato
«Inizio in salita, poi è andata sempre meglio, l’ultimo anno sono stato più apprezzato dai tifosi rispetto a quando giocavo con continuità. Questo perchè hanno apprezzato l’uomo, oltre al calciatore».
Cosa farà dopo il calcio?
«No, non ho valutato nulla. Potrebbe essere l’ultimo mese da calciatore. Bisognerà parlare con la società, capire se vuole continuare il rapporto, ci sarà un incontro a fine anno».
Vorrebbe continuare a giocare?
«L’entusiasmo e la voglia non mi mancano, se dovessi andare via dovrei pensarci. Mi piacerebbe forse fare un’esperienza all’estero, ma in Italia non andrò da nessun altra parte, posso dirlo con certezza. Sarebbe una scelta di vita. La mia priorità è di continuare a giocare qui».
Oggi ritrova Montella. Ha imparato in fretta a fare l’allenatore
«Si vedeva che aveva la stoffa per diventare quello che è diventato, aveva idee chiare. Nella breve esperienza con noi ha fatto subito intravedere le sue qualità. Ha lasciato fuori degli amici con i quali aveva giocato fino a poco tempo prima, per il bene della squadra. Lui è stato un grandissimo giocatore e diventerà un grandissimo allenatore e lo sta dimostrando. Con lui mi sono trovato bene».
Perchè Zeman ha fallito?
«L’allenatore è sempre legato ai risultati. Le aspettative nei suoi confronti erano enormi e invece i risultati non sono stati all’altezza. Noi come squadra ce l’abbiamo messa tutta per seguirlo».
Lui non ha detto così di tutti
«Io ho visto la squadra lavorare con il massimo impegno in qualsiasi situazione, nessuno si è tirato indietro, quelle sono valutazioni che ha fatto lui, un giorno ci dirà quali sono stati i giocatori che non si sono impegnati. Io non ho avuto assolutamente questa sensazione».
C’è ancora spazio per Zeman nel calcio di oggi?
«Credo che lui ha bisogno di trovare giocatori con le caratteristiche giuste per il suo gioco. Non sono d’accordo quando dice che tutti possono adattarsi al suo calcio. E’ un allenatore che ha idee e se ha i giocatori giusti può fare molto bene».
Con Andreazzoli ha ritrovato un amico
«Sì, ho sempre avuto un bel rapporto. Tutti questi anni trascorsi insieme ci hanno unito. Soprattutto nell’ultimo anno, quando eravamo messi da parte tutti e due. Quando gli altri sono andati in ritiro era lui che ci allenava a noi fuori rosa. Questo ci ha uniti ancora di più. E’ una persona vera, per bene. Di allenatori bravi ce ne sono tanti e se ne parla tanto nell’ultimo periodo, ma a me piace parlare della persona. Andreazzoli antepone il bene della squadra, non ha nessun problema a mettere fuori un amico per il bene del gruppo. Ha dimostrato di meritare il posto che occupa. Ha ridato entusiasmo e consapevolezza nei propri mezzi, che la squadra aveva smarrito nell’ultimo periodo di Zeman».
Può essere l’allenatore della Roma del prossimo anno?
«Credo di sì, anche se ci sono persone che dovranno fare le valutazioni, ha dimostrato di saper gestire una squadra come la Roma».
Questa squadra poteva avere un’altra classifica?
«Poteva ambire a qualcosa in più, è un peccato perchè poteva essere più in alto in classifica».
Rimpianti per quello scudetto?
«Non posso dire che ce lo abbiano rubato. Eravamo davanti, poi quella sconfitta con la Samp…».
Già, in quella partita ci fu la sua dura discussione con Vucinic. Ci dice come è andata?
«Non so se ha influito, ma un po’ di nervosismo lo ha trasmesso alla squadra. Se potessi tornare indietro non lo farei, anche perchè con Mirko ho tuttora un ottimo rapporto. Per noi sarebbe incredibile vincere quello scudetto, sicuramente diverso da quello che ha vinto Vucinic alla Juve. Un discussione banale, Mirko ha tirato invece di passare il pallone. Capita. Avevamo fatto il primo tempo più bello della stagione, ma dopo un quarto d’ora della ripresa eravamo crollati».
Ci racconti l’avventura da consigliere federale. Che effetto fa?
«Questa esperienza mi permette di vivere la professione a 360 gradi, l’ho presa con entusiasmo, vado sempre quando posso. E’ un ruolo molto interessante, sto cercando di imparare».
Ha detto che ha votato per il Movimento Cinque Stelle. Oggi rifarebbe quella scelta?
«Sì. Mi piace il programma di Grillo. L’ho visto a teatro nel 2008, pensavo di andare a vedere uno spettacolo comico invece mi sono piaciute le sue idee. Poi l’ho seguito sul blog, ho condiviso le battaglie che ha fatto. Non significa però che sono un grillino che a priori darà sempre il voto al movimento, se c’è un partito che ha un programma che mi piace posso cambiare. In politica non vedo un grande rinnovamento, a parte il Presidente del Consiglio e qualche ministro come la Idem, per il resto mi sembrano sempre gli stessi».
Torniamo al calcio, per chiudere. Il 26 maggio il derby. Forse la sua ultima partita…
«Voglio viverla in tutte le sue sfumature, con le tensioni, gli sfottò, con la speranza di poter essere utilizzato al cento per cento. Sono consapevole di quello che andrò a lasciare. Vincere il derby non significa salvare solo la stagione, ma molto di più. E’ la prima volta che vale la Coppa Italia. Sarà una partita molto bella, una sfida storica. E non c’è una favorita».
Nell’ultimo derby Radu è stato deferito per aver cantato insulti contro la Roma
«Credo e spero che Radu abbia capito di aver sbagliato. Sono cose che io non farei. Totti ha avuto qualche atteggiamento di sfottò, ma è finita lì. Oggi questa partita la sento molto più dei primi anni. Perchè sono diventato tifoso della Roma».