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Il primo maggio di 19 anni fa il pilota brasiliano perdeva la vita durante il Gran Premio di San Marino

Il pilota brasiliano Ayrton Senna scomparso nel 1994

AYRTON SENNA SCOMPARSA MITO 34 ANNI / ASROMALIVE.IT – In alcuni momenti è davvero difficile iniziare a scrivere un articolo. Trovare il giusto attacco in ossequio alle regole del giornalismo risulta quasi impossibile. In determinate situazioni, poi, le parole possono ben poco. Questo è uno di quei casi.

Chi sta scrivendo aveva solo 12 anni quel primo maggio del 1994, solo un’unità in meno rispetto all’età in cui Ayrton Senna aveva iniziato a gareggiare nei kart. I ricordi, dunque, non possono che essere sfocati. Si trattò di una tra le giornate più tristi della storia dello sport mondiale. E dire che i presagi c’erano stati tutti: l’incidente di Barrichello il venerdì (che si sarebbe potuto concludere con conseguenze gravissime); la morte di Roland Ratzenberger il giorno successivo. Ma, come poi ha scritto qualcuno a due anni da quel giorno, la logica del profitto, degli sponsor, dello sport non poteva fermarsi.

Non è riuscita a fermarsi nemmeno la macchina su cui viaggiava Ayrton Senna a Imola, in quel maledetto Gran Premio di San Marino, al momento di imboccare la curva del Tamburello. Nell’abitacolo, il pilota brasiliano portava una bandiera austriaca: l’avrebbe sventolata, in caso di vittoria, proprio per onorare Ratzenberger. Il destino, però aveva altri piani. Alle 14.17, Senna uscì di strada a causa del cedimento del piantone dello sterzo, che era stato modificato nella notte precedente. Provò a frenare ma non riuscì ad evitare il muretto: l’impatto fu violentissimo e il puntone della sospensione anteriore destra, dopo essersi spezzato, penetrò nella visiera del casco del pilota. Questo causò la rottura della regione temporale destra del cranio e fece perdere al brasiliano circa tre litri di sangue. Le sue condizioni apparvero subito disperate e a nulla valse il trasporto, in elicottero, all’Ospedale Maggiore di Bologna. Senna morì verso le 18.40 all’età di 34 anni.

Era appena passato alla Williams, proprio al posto del suo nemico/amico di sempre: Alain Prost. La competizione tra i due è stata forse una delle più belle storie della Formula 1. Un romanzo condito da tanti episodi al limite della lealtà sportiva. Come non ricordare il Gran Premio del Giappone del 1989, quando il pilota francese, a sei giri dalla fine, chiuse la traiettoria a Senna? Una manovra sulla cui regolarità si discute ancora oggi. Eppure, solo quattro anni dopo, in occasione del Gran Premio di Australia, l’ultimo della stagione, i due si abbracciarono sul podio: quel giorno vinse Senna mentre Prost arrivò secondo ma ottenne il quarto titolo mondiale. Si trattava però dell’ultima corsa per il francese, prima del ritiro dalla Formula 1. Forse entrambi erano consapevoli che, rivalità a parte, fossero accomunati dalla grandezza. Perché sotto quella competizione c’era un misto di rispetto e di timore. E proprio quando la loro personale guerra finì, la sorte volle far uscire Senna di scena.

Si diceva, all’inizio di queste riflessioni, che è complicato scrivere un articolo del genere. Ma lo è ancor di più concludere. In queste circostanze, allora, non ci si può che affidare alle parole dei pensatori: che siano cantanti, attori, poeti, filosofi o semplicemente gente comune capace di “dire una cosa nel miglior modo possibile”. E, secondo chi scrive, il miglior ricordo di Ayrton Senna è una canzone scritta da Paolo Montevecchi e interpretata da Lucio Dalla a due anni esatti dalla morte del pilota: “Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota/ e corro veloce per la mia strada /anche se non è più la stessa strada/ anche se non è più la stessa cosa/ anche se qui non ci sono piloti /anche se qui non ci sono bandiere /anche se forse non è servito a niente tanto il circo cambierà città /tu m’hai detto: “chiudi gli occhi e riposa” e adesso chiudo gli occhi

Li chiude anche il sottoscritto e gli sembra di tornare bambino. Esattamente a quando aveva 12 anni

Marco Pennacchia

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