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COPPA ITALIA MAZZONE / ASROMALIVE.IT – La finale di Coppa Italia è connotata da molteplici valenze: sollevarla significherebbe dare un senso ad una stagione che resterebbe comunque deludente, ma garantirebbe un posto nell’Europa minore. Perderla, è una prospettiva che, per il momento, si preferisce non affrontare. Insomma la pressione in vista di quei 90 fatidici minuti è tantissima.
Ha voluto stemperarla Carlo Mazzone ai microfoni di Romanews.eu. Queste le sue parole:
Il 26 maggio prossimo (al momento dell’intervista data e orario del match sono ancora da confermare, ndr) si accenderanno i riflettori su un evento unico per la Capitale e rarissimo per il nostro calcio: la finale di Coppa Italia tra Roma e Lazio. Da romano e romanista che effetto le fa?
“Un effetto assolutamente positivo. Sono due società che hanno sempre fatto la storia del calcio romano. Purtroppo, però, quando cominciano queste partite le tifoserie di Roma e Lazio hanno un comportamento che io non ho mai condiviso: queste violenze per offendersi. Questo non mi è mai piaciuto. Perchè non facciamo un bel derby giocato alla grande e che poi vinca il migliore? Ci si deve stringere la mano prima e dopo la partita”.
Questo, in effetti, è un auspicio di tutti…
“Voi giornalisti potete veramente essere decisivi in questo. Attraverso certi articoli potete sostenere questa strategia serena e tranquilla: andiamo alla stadio, ma non andiamo a fare botte. Andiamo a tifare per la Roma e per la Lazio”.
Si aspettava di più dalla stagione della Roma? Se si dovesse conquistare la Coppa si potrà dire di aver salvato almeno la faccia o rimarrebbe comunque un’annata da dimenticare?
“Dimenticare no, però la Roma ha fatto tanto movimento in società: ha cambiato presidenza, ha cambiato la potenzialità della società e sul piano tecnico sono arrivati tanti giovani molto bravi. Ma questi giovani hanno bisogno di tempo, perchè nel mondo del calcio si fa sempre un grosso errore: non diamo il giusto valore a chi ce l’ha. L’esperienza è un pregio non un difetto. Bisogna avere pazienza. La Roma ha preso tanti giovani bravi, però non sono esperti. In una città come Roma, calcolando la pressione che c’è nella ricerca del successo, i ragazzi giovani e bravi si bruciano. Dobbiamo avere pazienza e dare loro tempo per crescere e migliorarsi. La potenzialità c’è”.
27 mesi dopo, la Roma è tornata a mettere la freccia in classifica sulla Lazio. L’ultima volta accadde il 23 gennaio 2011… La posizione in classifica definitiva delle due squadre quanto potrà pesare su questa finale?
“Questa è una partita micidiale e importante perchè si vince la Coppa Italia. C’è però questa grossa rivalità tra le due tifoserie, per cui è una partita veramente importante e, come giustamente detto, erano anni che doveva verificarsi una gara del genere nella Capitale. Credo che a prescindere dalla classifica e dal campionato, sarà sicuramente una bella partita tra due squadre che vorranno superarsi. Fare pronostici non mi è mai simpatico. Mi auguro non tanto che vinca la Roma, ma più che altro che vinca la migliore e che non accadano incidenti”.
Conserva un ricordo particolare legato alle stracittadine?
“Una volta, quando andai sotto la Curva dopo aver vinto, durante la settimana che portò a quel derby stilarono una classifica e diedero dei giudizi sui singoli. Solo due-tre giocatori della Roma ebbero un giudizio nettamente positivo nei confronti dei dirimpettai della Lazio. Fosse stato per quella votazione, la Lazio avrebbe vinto per 15 a 3. Da questo episodio riuscii a trovare le motivazioni feroci nei miei giocatori. Vincemmo noi per 3-0. Finita la partita festeggiai sotto la Curva della Roma. Bocciarono questo comportamento, ma sentivo di fare questo e festeggiare così una partita importante che nessuno aveva pronosticato”.
Tra le note positive dell’intera annata c’è sicuramente da sottolineare la straordinaria stagione di Francesco Totti. Lei è stato tra i primi a credere nell’immenso potenziale dell’attuale Capitano giallorosso. Che effetto le fa vederlo ancora giocare a così alti livelli?
“Mi fa un piacere enorme perchè, a parte il fatto tecnico, ho avuto sempre un rapporto molto profondo con lui sul piano umano. Ho sempre pensato che fosse bravo, prima ancora che lo dimostrasse sul campo. Non l’ho mai pubblicizzato e feci una scommessa con me stesso. Parlavo con i miei più stretti collaboratori e dicevo: “Questo è bravo proprio, questo è bravo proprio. Però stamo boni(inconfondibile la pronuncia romanesca, ndr) non lo diciamo in giro. Speriamo di non sbagliarci”. Non ci siamo sbagliati. E’ un uomo dalle grandi qualità umane e poi non parliamo del calciatore. E’ veramente un grande giocatore”.
Tra i tanti problemi avuti quest’anno dalla Roma, che cosa secondo lei non ha funzionato in particolar modo?
“Il calcio non è una passeggiata. La Roma, specialmente in questi 3-4 anni, ha cambiato allenatori, ha cambiato società, ha cambiato di tutto. Bisogna che diamo tempo. Ripeto, abbiamo preso dei ragazzi giovani che onestamente devo dire sono bravi. Ma non bravi nell’immediato, ma hanno sicuramente una grande prospettiva. Dobbiamo avere solo pazienza. Purtroppo quando noi parliamo a Roma delle due squadre romane, quando parliamo di pazienza allora la pazienza non è conosciuta. E’ una parola che non viene usata. Il campionato italiano è molto difficile e ci vuole tempo, Se la tifoseria della Roma e la società hanno un momentino di pazienza, penso che questa squadra ha prospettive importanti”.
A Trigoria si comincia a pensare al dopo Andreazzoli. Si fanno i nomi di Allegri, Mazzarri e Pioli. Chi vedrebbe meglio sulla panchina della Roma in vista della prossima stagione?
“Questo non mi è doveroso farlo. Io voglio mandare un messaggio: l’esperienza per un allenatore è un pregio e non un difetto. In una città come Roma, come a Milano o Torino, ci vogliono allenatori di grande esperienza e che conoscono il calcio italiano, i suoi pregi e i suoi difetti. Perciò calma e cerchiamo di sbagliare il meno possibile, che la piazza di Roma è una piazza importante nel calcio italiano”.
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