ROMA SANSONNA ZEMAN GRUPPO COESIONE / ASROMALIVE.IT – Il regista pugliese Giuseppe Sansonna ha dedicato gli ultimi tre anni a Zdenek Zeman girando anche un documentario dal titolo Zemanandia, oltre a diversi testi. Al sito romanews.eu, ha esposto alcuni concetti del proprio pensiero sul tecnico boemo. Queste le sue parole divise per argomenti:
Zeman: il marziano– “L’ultimo libro che io ho scritto su Zeman è ‘Un Marziano a Roma’ che forse esprime bene il senso di estraneità da certe dinamiche, non solo di Roma, ma del mondo calcistico in generale. Il suo essere un oggetto estraneo a logiche che non gli appartengono perché lui si ostina magnificamente ad essere un allenatore, un maestro per i giovani, in un contesto di figli di mignotta come sono i calciatori oggi, mi piace dire in un contesto di ‘Bastardi senza con ‘gloria’ per citare il film di Tarantino.Non si crea più quel sano colloquio tra maestro e allievo ma è un rapporto che al massimo può confinare nella complicità, come nel Far West ma non si crea un vero e proprio rapporto, salvo eccezioni, vedi il rapporto Totti-Zeman“.
L’ideologia di Zeman – “Zeman ha sempre creduto nel gruppo e nella coesione legata all’amicizia per trovare quelle simmetrie vertiginose legate al gioco di Zeman, devi essere amiche e trovare la sintonia anche fuori dal campo. Io nel documentario su Zeman ho appreso molto dai giocatori del Foggia, loro passavano molto tempo insieme, non c’era l’isolamento autistico dei social network. Zeman ha sempre preferito che si giocasse a carte, che ci si potesse guardare negli occhi, scherzare e ridere insieme per poi sul campo seguire i suoi dettami e divertire la gente“.
Il calcio oggi – “Zeman parla di valori, del contratto che tu fai col pubblico. Se tu vinci uno a zero, in una partita di noia totale, cosa hai vinto realmente? Se tu vai allo stadio e vuoi assistere ad uno spettacolo che vive con te, come il teatro, palpiti insieme ai calciatori. L’azione corale che poi porta al gol è racchiuso in ottanta mila anime che palpitano per quello che succede in campo, è questo ha senso, lo sport ha questo senso. Stanno facendo in modo di chiudere gli stadi, di svuotarli completamente perché la gente sia ad inebetirsi sui divani davanti alle pay tv che trasformano la partita sempre nello stesso modo, che rendono tutto un ‘Matrix Reloaded’ continuo, ogni partita sembra sempre lo stesso film d’azione. Puoi vedere anche la Maceratese, ma con quei ‘carrelloni’ e zoom ti sembra sempre una partita esaltante. La partita di Zeman o di Sacchi, Maradona, la vedevi in campo totale ed era spettacolo, da solo”.
Le migliori partite di Zeman a Roma– “Ho pianto di gioia e di freddo in Roma-Fiorentina, ma anche in Roma-Milan, sono state due partite straordinarie, meravigliose”.
Il rapporto con Totti – “Totti ha dichiarato in una bellissima intervista recente ‘Zeman mi ha rigenerato, fra me e lui c’è un rapporto che va aldilà del calcio’ e questo è molto bello. A Zeman piace davvero instaurare dei rapporti umani con i calciatori. Incontrarsi in una squadra allenatore e giocatore e trasmettersi qualcosa è uno dei sensi della vita, possiamo dire. Non è un caso che poi i giocatori restano attaccati a lui, anche quelli che lo hanno odiato”.
Passione Zeman – “Zeman, soprattutto in Italia, evoca la metafora cristologica perché è uno che sembra completamente votato alla purezza d’animo e siccome l’italiano è profondamente, tragicamente, cattolico, questo è anche una condanna perché pecca ma vuole essere sempre perdonato, consolato, ha sempre bisogno del martire soprattutto. Questa metafora altissima calata nella bassezza del mondo del calcio, trova in Zeman il trionfo del Messia che prima annuncia un verbo e poi viene crocifisso dall’esonero. Il vero dramma italiano è il sentimentalismo, cioè vedere Zeman come mito ma non come esempio da vivere ciascuno nel proprio quotidiano. Zeman è uno che dice che, se tu fai le tue cose con passione e seguendo le regole, puoi regalare a te stesso e agli altri qualcosa di bello, ma questo non accade mai bisogna sempre fare la retorica. Una volta Zeman mi disse, quando dalle istituzioni gli chiedevano di candidarsi e lui ha sempre rifiutato, che è molto utile alla retorica politica qualcuno che possa rappresentare la giustizia super partes ma senza mettere in gioco mai ciascuno, l’individuo, nel cambiare realmente le proprie cose”.
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