PELIZZOLI PESCARA / ASROMALIVE.IT – Ecco le parole dell’ex portiere giallorosso, intervistato dalla Gazzetta alla vigilia della sfidatra il suo presente e il suo passato:
Che cosa può chiedere il Pescara a questa partita?
«Vogliamo fare bella figura perchè fino alla fine dobbiamo dare il massimo per alimentare la speranza e per chiudere con dignità questo campionato».
Eppure fino all’inizio del girone di ritorno eravate in piena corsa per la salvezza, con molte squadre dietro di voi. Poi cosa è successo?
«Fino alla vittoria di Firenze eravamo la squadra rivelazione, poi non lo sappiamo neanche noi, cosa è successo, è andato tutto storto. Anche in certe partite in cui meritavamo di più. E così ci siamo ritrovati in fondo».
Avete qualche rimpianto, qualcosa da rimproverarvi?
«Non so individuare il motivo di questa flessione, perchè è successo tutto nel giro di qualche settimana».
Oggi torna all’Olimpico. Sensazioni?
«Ero venuto con la Reggina e anche con il Cagliari, ma ero in panchina. Questa è la prima da titolare contro la Roma all’Olimpico. Tutta un’altra cosa».
Quattro anni in giallorosso. Cosa le è rimasto dentro?
«Tanti ricordi, il calore della gente. Quattro anni bellissimi, sono stato veramante bene. Di quella squadra sono rimasti solo tre giocatori: Totti, De Rossi e Perrotta».
Che Roma trova rispetto a quella che ha lasciato?
«Questa è una Roma con più prospettive, quella era una Roma di grandi campioni affermati. Ora ci sono tanti giocatori giovani che stanno facendo benissimo e che hanno voglia di affermarsi».
In giallorosso l’ha voluta Capello. Che rapporti ha avuto con lui?
«Sempre ottimi, all’inizio mi ha fatto giocare, poi no. Ma il rapporto è sempre stato schietto e leale».
Per un portiere difficile imporsi a Roma?
«I portieri che sono passati a Roma durano due, tre anni poi vengono messi da parte. Lo stesso è accaduto con Doni. Spero che Stekelenburg duri a lungo, è un ottimo portiere. A Roma è difficile, c’è molta pressione, quando sbaglia qualcuno il primo che paga è il portiere».
Gli infortuni hanno condizionato la sua carriera.
«L’ultimo periodo a Roma e poi a Reggio sono stato fermo spesso. In giallorosso ho tribolato per uno stiramento a livello tendineo. Non riuscivo a scattare, nemmeno a camminare. Sono rimasto fermo diversi mesi. Quando ho recuperato stava giocando Curci e hanno fatto finire il campionato a lui».
Dopo Roma e Reggio Calabria, la Russia.
«In quei due anni sono stato molto bene, ma la famiglia non si era ambientata, dopo un anno e mezzo da solo a Mosca ho deciso di tornare. Ma è stata dura venire via dal Lokomotiv, non mi lasciavano tornare. Sono riuscito ad andare all’Albinoleffe dopo due mesi di guerre, quando il mercato era quasi chiuso».
Anche l’ultimo anno alla Roma è stato molto difficile.
«Ho contato cinque allenatori, è stata un’annata da dimenticare per tutti. Alla fine in molti se ne sono andati».
Pelizzoli è tornato ad essere protagonista in questo finale di stagione. Come ha fatto a non perdersi?
«Ho sempre avuto la forza di crederci, la mia famiglia mi è stata vicino, mi piace questo lavoro, mi è sempre piaciuto stare sul campo. Sono contento di questa opportunità che ho avuto. Speriamo l’anno prossimo di ripartire con prospettive ambiziose. Ho ancora un anno di contratto con il Pescara, non mi spaventa l’ipotesi di ripartire dalla B. L’importante è ricominciare con progetti giusti».
L’Olimpico e la Roma come avversario. Una domenica speciale…
«Sarà emozionante sicuramente, però parliamone dopo la partita».
Il momento più bello in giallorosso.
«Appena arrivai giocai e vincemmo la Supercoppa. Ma anche il terzo anno è stato fantastico, un testa a testa con il Milan per lo scudetto fino all’ultima giornata. Giocai grandi partite, fui protagonista del record di imbattibilità: portiere meno battuto d’Europa, presi il premio Saracinesca d’oro. Quella era una grande squadra. Con ottimi difensori come Chivu, Samuel, Zebina e Panucci, centrocampisti del calibro di Emerson e Dacourt, davanti un certo Totti…».
Che continua a conquistare record. Se lo aspettava?
«Francesco non mi sorprende, è sempre stato un grande professionista, ha sempre voglia di dare tutto per questa città e questa maglia. Spero che possa giocare fino a 40 anni e per come sta in questo periodo può superare anche il record di Piola. A Totti è legato un altro bel ricordo della mia carriera. Il 4-0 alla Juve. Parai anche un rigore. Atmosfera magica quella sera all’Olimpico».
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