ASROMA GINULFI / ASROMALIVE.IT – Il sito ufficiale della Roma ha riportato un’intervista a Alberto Ginulfi ex portiere giallorosso che domenica sarà celebrato dalla curva sud.
Queste le sue parole rilasciate a asroma.it:
Sensazioni?
“Che dire? Emozionato è poco. Tornerò sotto quello che è stato il mio settore per anni da tifoso prima di entrare a 17 anni nel vivaio della Roma. Era il 1958, per me si avverava un sogno“.
Da quanto tempo non mette piede all’Olimpico?
“Ci sono stato l’ultima volta lo scorso ottobre, il giorno dell’Hall of Fame. Ma in genere per comodità preferisco seguirla da casa. Questo non cambia nulla, resto un tifoso morboso della Roma“.
Morboso?
“Già, sono nato romanista, mio padre è stato uno dei primi a diventare socio vitalizio con Sacerdoti. Come detto prima, andavo in Sud, quando non c’erano neppure i gradoni“.
Giocatore e tifoso: ha difeso i pali della Roma dal 1962 al 1975. Come è stato?
“Per me, grande sostenitore di questi colori, era una responsabilità in più. Io cercavo sempre di fare il meglio e credo di esserci riuscito“.
E perché andò via?
“Fosse stato per me non me ne sarei mai andato. Fui venduto dal presidente di allora (Anzalone, ndr) e dato che la società deteneva il cartellino, era proprietaria pure del mio destino. E io dovetti accettare di buon grado. Fui venduto al Verona, l’anno successivo cambiai ancora e andai a Firenze, ma la Roma non se ne andò dal mio cuore“.
È cambiato molto il calcio da allora?
“Totalmente. Ora ci sono due squadre: una va in campo, l’altra è quella composta dallo staff tecnico e dirigenziale. L’organizzazione è capillare e curata nei minimi dettagli. Ai miei tempi era già tanto avere il secondo allenatore…“.
Lei viene ricordato dai più per un rigore parato a Pelè durante un’amichevole e per la maglietta numero 10 che il brasiliano le regalò a fine partita. Le dà un po’ fastidio? In fondo ha vestito questa maglia per 13 anni…
“Non lo nego, un po’ mi dà fastidio. Delle 9 coppe Italia in bacheca, 2 le ho vinte io. Una da riserva e l’altra – quella del ’68-’69 – da titolare e protagonista indiscusso. E poi vinsi anche il torneo Anglo-Italiano, un trofeo importante per l’epoca. Insomma, a parte quel rigore qualcosa d’importante l’ho fatta anche io…“.
A proposito di Coppa Italia, un derby in finale non è roba da tutti i giorni…
“Speriamo di uscirne vincitori. Per la stella d’argento e per la supremazia cittadina. Il nostro potenziale è da secondo posto, basta scendere in campo con la giusta determinazione“.
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