Chievo, Stoian: “Grazie alla Roma sono protagonista in serie A”

Parla l’attaccante rumeno, che sta facendo bene

L'attaccante rumeno Adrian Stoian
L’attaccante rumeno Adrian Stoian

STOIAN / ASROMALIVE.IT – Ha trovato la strada dorata grazie a una bugia protettiva: «Giocavo nell’accademia di Popescu. Mi dissero che mi aveva preso la Roma. Feci le valigie e andai. In realtà ero solo in prova, me ne sarei accorto soltanto dopo». Oggi Adrian Stoian, 3 gol in serie A nel Chievo ma ancora per metà della Roma, ringrazia di essere stato “ingannato”: «Quella situazione mi ha permesso di allenarmi senza pressioni. E così a 17 anni sono entrato nella Primavera di un grande club». Ecco la sua intervista rilasciata al Corriere dello Sport.

Debuttando in A con la Juve.
«Sì, c’era Spalletti. Grande esperienza, anche se la Roma perse (4-1, ndr). Mi allenavo con tanti campioni a cui cercavo di rubare i segreti. A parte il capitano, che è immenso, ammiravo Vucinic e Menez, che si avvicinano alle mie caratteristiche».

Trequartista, ala, piede destro.
«Con l’esperienza dico: meglio ala. A sinistra, dove posso rientrare e cercare il gol».

Come domenica contro il Pescara, una delle sue ex squadre.
«Strano, no? Avevo segnato anche all’andata. Ma non provo rancore verso di loro, anche se due anni fa in B non ho trovato molto spazio con Di Francesco. Fui condizionato dagli infortuni».

Nel Bari ha fatto un bel campionato in B, è stato riscattato dalla Roma per un milione e poi è finito al Chievo nella trattativa per Bradley.
«Sono felice che mi sia stata data un’opportunità in serie A. Adesso il mio scopo è restarci. Siamo quasi salvi però non dobbiamo abbassare la guardia».

E l’anno prossimo?
(ride) «Vediamo. Decidono i due club, visto che sono in comproprietà. Per me non ci sono problemi».

Si sentirebbe pronto per la Roma?
«Io credo in me stesso, ma nessuno è mai pronto finché non prova. Se la Roma mi desse una possibilità, proverei a sfruttarla. Questo sì. Sono arrivato a Trigoria quasi bambino, ero minorenne e nemmeno potevo uscire la sera: è evidente che mi piacerebbe un giorno tornare».

Magari con quel numero portafortuna, il 39.
«Già. Me lo assegnarono i magazzinieri nel giorno di Roma-Juve, ho cercato di mantenerlo».

Ispirandosi a chi?
«Figo è il mio idolo. Da bambino mio padre tifava Barcellona, allora io per spirito di contraddizione cominciai a fare il tifo per il Real galattico».

Le manca la sua terra?
«Tanto. Lì ho i genitori e gli amici. Quando posso torno a casa».

E al debutto con la nazionale spera?
«Certo. Ho fatto tutte le giovanili fino all’Under 21, prima o poi mi auguro che arrivi la chiamata».

All’Olimpico contro la Roma esulterebbe?
«Intanto spero di segnare, sempre con rispetto, perché sono un professionista. Ma festeggiare no, non me la sentirei»

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