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Roma – Juventus, non solo Turone. Quante polemiche nel corso degli anni!

Una riflessione sugli episodi arbitrali più celebri che hanno spesso viziato il risultato delle sfide tra le due squadre

Totti protesta contro l’arbitro Racalbuto in occasione del Roma -Juventus del 5 marzo 2005

ROMA JUVENTUS TURONE POLEMICHE ANNI / ASROMALIVE.IT – In questi ultimi giorni si è tornato a parlare del celebre episodio del gol di Turone . Le parole di Grassi hanno provocato il giubilo di alcuni siti bianconeri, sebbene si tratti di affermazioni per nulla dimostrate (clicca qui per leggere l’articolo). Il fatto in questione, purtroppo, non è l’unico che, nelle sfide tra Juventus e Roma ha fatto discutere. Spesso questa sfida ha suscitato polemiche ed è stata oggetto di numerose sviste arbitrali.

Tutti ricorderanno, ad esempio, la 26esima giornata del campionato 1994/1995. Era il 15 gennaio. Le due squadre si affrontarono allo stadio Delle Alpi e i padroni di casa vinsero 3 a 0. Alla guida della Juventus c’era Marcello Lippi mentre alla Roma c’era Carlo Mazzone. Quella fu la partita della famosa rimessa di Aldair viziata dalla testa del guardalinee Manfredini: il pallone sarebbe dovuto arrivare al portiere romanista Giovanni Cervone ed invece, a causa dell’impatto con l’assistente di gara, la sfera scivolò dalle mani del difensore brasiliano e giunse sui piedi di Ravanelli che poté battere senza problemi l’estremo difensore giallorosso. Non solo. All’81’, un fallo di Petruzzi su Vialli, iniziato nettamente fuori area, venne punito dall’arbitro Stafoggia con il calcio di rigore. Il 3 a 0 fu conseguenza inevitabile, dato che la Roma, smise, a quel punto, di giocare.

Tre anni dopo, sempre allo stadio Delle Alpi, l’8 febbario del 1998, la storia si ripeté. Marcello Lippi era ancora il tecnico dei bianconeri mentre sulla panchina della Roma sedeva Zdenek Zeman. Anche il risultato fu simile a quello del ’95: la Juventus si impose per 3 a 1 ma, come nella gara di tre anni prima, si scatenarono polemiche a non finire. Sul primo gol di Zidane, infatti, siglato al minuto 45′, molti ebbero dei dubbi sulla posizione regolare del calciatore francese. Al 49′, Del Piero firmò il raddoppio per la Juventus ma dopo 8 minuti Paulo Sergio riaccese le speranze romaniste. Peccato solo che sul 2 a 1, l’arbitro Messina non concesse un rigore netto alla Roma per un fallo nettissimo di Deschamps su Gautieri. Lo stesso giocatore francese ammise a fine gara di aver steso l’attaccante giallorosso in area. Infine, Zidane venne perdonato per un intervento bruttissimo su Petruzzi che, invece, successivamente, venne espulso. Furiose le reazioni di Sensi che disse: “Tutti hanno visto quel che è successo“. Anche Zeman si fece sentire e pronunciò la frase che spesso viene citata ancora oggi: “La Juventus vince perché è forte e viene aiutata“.

Ma una delle sfide tra Roma e Juventus più discussa di sempre resta quella del 5 marzo 2005. Stavolta lo scenario è l’Olimpico. La Juventus si presentò con Fabio Capello in panchina (che, tra l’altro, l’anno precedente aveva appena lasciato la Roma). Sulla panchina giallorossa sedeva invece Luigi Delneri. La partita venne totalmente falsata. La Juventus andò in vantaggio all’11’ con un colpo di testa di Cannavaro, che però era in netta posizione di fuorigioco. La Roma riuscì a pareggiare con Cassano al 39′ ma la festa durò poco: al 41′ Dellas atterrò Zalayeta nettamente fuori area ma l’arbitro Racalbuto, dopo aver consultato il guardalinee Pisacreta, decise di assegnare il rigore ai bianconeri. La gara si concluse 2 a 1 ma, dopo il fischio finale, Totti andò al centro del campo per protestare duramente con Racalbuto. A quel punto, dalla panchina giallorossa, lo stesso Delneri e Vito Scala, preparatore atletico del giocatore, corsero a trattenere Totti portandolo via. Fu in quell’occasione che il Capitano disse: “È impossibile giocare 14 contro 11…“.

Si tratta solo di esempi, che però, purtroppo, dimostrano come questa sfida spesso sia stata decisa da decisioni arbitrali. Quel che sconcerta è che queste viste siano state perpetrate solo in un senso.

Marco Pennacchia

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