NBA/ ASROMALIVE.IT – Per il momento, la nuova maglia stretch a mezze maniche pare funzionare. Sfoggiata nella notte dopo la presentazione pre-All Star Game con Harrison Barnes come testimonial, il modello griffato Adidas che si propone di ridisegnare il volto estetico della NBA del futuro porta i Golden State Warriors a spezzare un’astinenza di successi contro gli Spurs che durava ormai da più di cinque anni: gli Warriors fermano la capolista della Western Conference 108-101 in overtime, riuscendo a forzare il prolungamento dopo una furiosa rimonta dal -13 nel quarto periodo. Senza Andrew Bogut, dentro-e-fuori dalla line-up per le condizioni fisiche ancora non perfette, è David Lee a giocare una partita mostruosa sotto canestro con una grassa doppia-doppia da 25 punti e 22 rimbalzi: bene anche Steph Curry, a quota 19 con 6 assist, ma la spinta decisiva la dà Jarrett Jack dalla panchina, che chiude con 30 punti e 10 assistenze. A proposito di panchina, quella degli Spurs (che recuperano Leonard in quintetto ma che fanno nuovamente a meno di Stephen Jackson) produce in maniera insolita poco o nulla, eccezion fatta per i 18 di Manu Ginobili. A San Antonio, che perde soltanto per la seconda volta nelle ultime 18 uscite, non bastano i 19 con 13 rimbalzi di Tim Duncan e i 18 di Tony Parker, più cheto dopo l’exploit di due notti fa nella larga vittoria contro i Clippers: domenica notte la squadra di Popovich farà tappa a Phoenix, l’ultima del rodeo-trip cominciato il 6 febbraio scorso. Poi, una lunga serie di partite casalinghe per lanciare la volata finale per il primo posto a Ovest.
Reduce da tre sconfitte consecutive, Oklahoma City raccoglie la sfida e sfoga tutta la sua rabbia repressa battendo Minnesota 127-111: il successo permette alla formazione di Scott Brooks di riportarsi a tre partite di distanza dagli Spurs e dalla vetta della Conference. Kevin Durant riaggiusta la mira dopo la brutta partita contro Houston (la tripla-doppia raccolta in quell’occasione era stata abbastanza fuorviante…) e mette a referto 27 punti con 7 assist e 7 rimbalzi, mentre Russell Westbrook è un martello con 37 punti (13/22 dal campo e 9/9 dalla lunetta) cui aggiunge 9 assist e 7 rimbalzi. In quintetto torna Perkins (10+7), mentre Martin ne mette 19 dalla panchina. Per i T-Wolves, che vedono immediatamente chiudersi la striscia vincente aperta contro Philadelphia due giorni fa, 17 punti di Shved, 15 di Kirilenko e 13 con 9 assist di Ricky Rubio.
Restando nelle zone calde della classifica, Denver rimane nel limbo del quinto posto, cadendo un po’ a sorpresa nella trasferta al Verizon Center 119-113 contro Washington: gli Wizards, che si sono appena liberati senza troppi rimpianti di Jordan Crawford spendendolo a Boston, vincono la quinta nelle ultime 7 mandando ben 7 uomini in doppia cifra: Okafor fa la voce grossa in vernice con 17 punti e 13 rimbalzi, Beal ne aggiunge 17 con 12 rimbalzi (career-high), mentre Wall chiude a quota 14 con 10 assist. Nei Nuggets, partita incolore di Gallinari (6 punti e 3 rimbalzi in 28′), 27 con 12 assist di Lawson e 22 di Wilson Chandler dalla panca.
Il ko di Denver permette a Memphis di riprendere un buon vantaggio per difendere la quarta posizione: i Grizzlies vincono 88-82 contro una Orlando ancora in versione Summer League estrema (con rotazioni ridotte a soli 7 elementi per infortuni e trade varie – 20 di Afflalo, 19 di Harkless), sfruttando la superiorità vicino a canestro: doppia-doppia di Randolph da 16+14, doppia-doppia di Gasol da 19+13.
Movimenti interessanti anche nella lotta per l’ottavo posto a Ovest, con i Lakers che inanellano il settimo successo nelle ultime 10 partite stendendo una delle dirette avversarie per l’ultimo slot dei playoff: i gialloviola superano Portland 111-107 con un Kobe Bryant da 40 punti (15/23 al tiro, 9/9 in lunetta), 11 dei quali negli ultimi 5’30” di partita. Bene anche Howard, con 19 punti e 16 rimbalzi, mentre Jamison ne aggiunge 16 dalla panchina. I Blazers, che accusano il settimo ko consecutivo, si vedono scavalcati anche da Dallas, che a sua volta batte New Orleans 104-100 con 25 punti di Nowitzki e 22 di Vince Carter.
Il successo dei Lakers serve però relativamente, visto che Houston (al momento ottava ad Ovest) non si ferma dopo la bella vittoria contro OKC, e mantiene un vantaggio di tre gare e mezza sugli stessi gialloviola battendo Brooklyn 106-96: Harden e Delfino segnano 22 punti a testa, mentre ai Nets, privi di Joe Johnson, non servono i 27 di Lopez e i 15 con 13 assist di Deron Williams.
A proposito della Grande Mela, le cose più interessanti della nottata succedono forse a Est, dove iKnicks perdono la seconda piazza in classifica, sgambettati per la seconda volta nel giro di dieci giorni dai Raptors: i Dinosauri vincono 100-98 con 32 punti di Rudy Gay e 18 di DeRozan nonostante un altro “uovo” di Bargnani (il secondo consecutivo dopo quello contro Memphis di due giorni fa) e continuano a scalare la classifica festeggiando il sesto successo nelle ultime 7 gare (ora sono a una sola partita di distanza da Phila e dal nono posto). New York, cui non bastano i 32 di Carmelo Anthony, accusa invece il quarto ko in fila (il quinto nelle ultime 6) e cede il secondo posto aIndiana, che allunga invece a tre la sua striscia positiva rifilando una sonora sconfitta per 114-82 a Detroit: l’intero quintetto dei Pacers chiude in doppia cifra in una partita che vede un lunghissimo garbage-time, con un David West da 18 punti e 8 rimbalzi, e un Paul George da 12+7.
Ad aumentare la pressione sulle due squadre newyorchesi ci sono tutte le altre contender per un posto ai playoff: Chicago sotterra Charlotte 105-75 vendicandosi della brutta sconfitta della notte precedente contro Miami (12 punti con 5 rimbalzi e 5 assist dalla panca per Marco Belinelli), Atlanta supera Sacramento 122-108 (24 punti con 8 rimbalzi per Horford, 20 con 12 assist per Teague), Boston vince a Phoenix 113-88 nonostante l’assenza di Kevin Garnett, cui Doc Rivers risparmia lo sforzo della terza partita in quattro giorni (31 punti con 7 rimbalzi per Jeff Green, 10 con 4/9 dal campo per il debuttante Jordan Crawford).
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