ROMA TONETTO / ASROMALIVE.IT – Appesi gli scarpini al chiodo, Max Tonetto si è trasformato in opinionista calcistico. Dalle pagine del Romanista, il suo punto di vista sulla Roma di Andreazzoli.
E’ certamente un momento difficile. Anche perché le aspettative erano tante. Quella che è stata allestita è, a mio parere, una squadra di buon livello, e il nono posto attuale non può certo soddisfare né i tifosi né la dirigenza, né gli stessi giocatori».
Una situazione precipitata nell’arco di un mese.
Su Zeman c’erano sicuramente aspettative importanti. E’ un allenatore che mi è sempre piaciuto in passato, ma che alla fine ha evidenziato quei limiti che si è portato dietro per tutta la carriera. La soluzione Andreazzoli va bene perché già conosce tutto, vivendo lì da otto anni. Per Spalletti è stato un uomo fondamentale. E io, che lo conosco bene, posso dire che è veramente bravo, anche se fare l’allenatore in prima non è la stessa cosa che fare il secondo. Mancano quindici giornate alla fine e il quarto posto non è così lontano: ci sono tanti scontri diretti e tante partite da giocare, anche se il tempo purtroppo si riduce. Dal punto di vista tattico, i problemi si risolvono. Quello è un aspetto poco preoccupante, perché lui è preparatissimo, sotto tutti i punti di vista: offensivo, difensivo, calci piazzati… La cosa importante, adesso, è la testa.
C’è chi ha visto nella sua designazione l’apripista ad un possibile ritorno di Spalletti.
Non vedo un piano predefinito in tal senso. Penso invece ad una scelta che si è voluta fare in casa, perché era la migliore possibile. E credo semmai all’eventualità che, magari vincendo quindici partite consecutive, possa essere confermato lo stesso Andreazzoli.
Anche se quel “temporaneamente” con cui è stato annunciato…
Siamo tutti temporanei. Anche io ho giocato temporaneamente a calcio per quindici anni. Nel calcio le cose cambiano molto rapidamente, e quel “temporaneo” può anche essere ribaltato. Per quanto riguarda Spalletti, è uno di quei nomi certamente graditi alla piazza e non solo, perché raccoglie ormai grande stima dappertutto. Ha fatto tre anni a San Pietroburgo e potrebbe anche darsi il caso che venga via, ma ha un ingaggio importante e non sarà certo facile riportarlo qui…
Non ha però mai nascosto di essere rimasto legato a questa città, non escludendo di poterci tornare un giorno.
L’ha detto tante volte anche Ancelotti, ma tra il dire e il fare… c’è da capire se ci sono le condizioni per realizzarlo.
Torniamo alla squadra.Come si esce da situazioni come questa?
È un mese che ce lo diciamo un po’ tutti. Per i giocatori, il modo migliore è isolarsi e seguire il meno possibile radio e giornali, perché le critiche sono a volte giuste, ma a volte cattive ed esagerate. E come si suol dire in questi casi, meglio parlare poco e pedalare…
Pensi che le premesse ci siano per rimettersi in piedi?
Ci sono tutte, ma sappiamo come le situazioni complicate, generate anche da se stessi e magari da un anno in cui va tutto storto, possano incidere. La squadra mi sembra completa in ogni reparto e con tutte le possibilità, quindi, di tirarsi fuori da questa impasse. Ma bisogna farlo da subito, perché la Juventus è dietro l’angolo e mi aspetto che anche l’ambiente, sabato, non sarà di quelli che ti danno una mano.
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