ANDREAZZOLI BONAIUTI / ASROMALIVE.IT – Dopo l’avvicendamento in panchina l’ex preparatore dei portieri della Roma dell’era Spalletti e attuale collaboratore tecnico dell’Udinese, Adriano Bonaiuti ha parlato dell’avvento di Aurelio Andreazzoli sulla panchina giallorossa. Ecco le sue parole:
Può aiutarci a conoscere meglio il personaggio Andreazzoli e cosa abbia spinto la dirigenza a puntare su di lui?
“Queste domande dovrebbe farle alla dirigenza. Quello che posso dire di Andreazzoli è che un allenatore così preparato, in tanti anni di calcio, io non l’ho mai visto. Nella vita non ha avuto le opportunità giuste, non si sono mai concatenate quelle giuste possibilità. Quello che posso assicurare che sul piano calcistico e umano è assolutamente una primissima scelta. Poi sotto il piano del pedigree non ha mai allenato però ha collaborato con tanti allenatori importanti di altissimo livello: ha una preparazione di altissimo livello”.
Il fatto che non abbia mai allenato una prima squadra, tranne questa esperienza, è stata più una sua scelta o è dipeso dal destino?
“E’ dipeso un po dal destino, poi il calcio è fatto molti di ‘carri’. Alcuni allenatori di minor qualità sono arrivati magari a livelli più alti. E’ una questione di momenti giusti per poi arrivare ad altissimi livelli. Ripeto: conoscendolo e avendolo visto lavorare, è uno degli allenatori più sopraffini del calcio”.
Lei ha vissuto quella Roma che ha fatto spettacolo con 4-2-3-1. Ci siete arrivati con un lavoro di equipe o è stato un’intuizione di Spalletti?
“Le scelte le compie sempre l’allenatore in primis. E’ lui che ha le intuizioni, da Perrotta trequartista, che hanno modificato i movimenti di Totti come punta, si sono fondati quel lavoro e quei meccanismi che hanno reso bella la Roma di quei anni”.
Potrebbe ripercorrere la strada di Stramaccioni? Da traghettatore ad allenatore della prossima stagione?
“Conoscendolo, lo spero proprio (ride, ndr)”.
Lei farebbe giocare questa Roma col 4-2-3-1?
“Giocare con le figurine nel calcio è facile, poi però è sempre il modo e l’interpretazione che danno i giocatori che fa la differenza. Si può giocare anche con un banale 4-4-2, però se tutta la squadra si muove in blocco e con solidità diventi fortissimo. Basta guardare la Juventus”.
Handanovic, da quando è arrivato all’Inter, ha perso quella fama di ‘pararigori’ che aveva a Udine. Che succede?
“Succede che il mondo è fatto di casualità (ride, ndr). Per me lui resta uno dei più forti d’Europa. Gioca in un club, l’Inter, che è come la Roma: ossia che parte per vincere e quando non arrivano i risultati un po tutto viene messo in discussione”.
Da ottimo portiere quale è stato, cosa può passare nella testa di un giocatore quando fa quello che ha fatto Goicoechea? Quanto è un problema di basi, e quanto di tranquillità?
“In quella situazione direi un po tutte e due. C’è da dire anche che Roma è una piazza particolare: in alcune situazioni anche una palla tranquilla può diventare difficile e commettere un errore. Roma non da margini: o è pollice in giù o è pollice in su. Dà molta pressione”.
Tecnicamente come lo spiega quell’errore?
“I portieri bisogna sempre vederli in allenamento per dare un giusto giudizio. Così diventa difficile. Vedendolo in allenamento puoi vedere se ha della carenze oppure no”.
E Stekelenburg? E’ un portiere che è stato sopravvalutato?
“E’ un portiere della nazionale olandese che ha grande qualità e che ha dimostrato anche grande freddezza, sennò non disputi Mondiali o competizioni simili. Non credo che sia un portiere modesto e penso che la Roma abbia fatto un grande investimento per uno dei portieri di maggior livello del mondo. Ci sono momenti e momenti nella carriera di un giocatore e questo è un momento negativo, ma la qualità c’è”.
Chi è il miglior portiere in Italia e chi in Europa?
“Buffon resta sempre uno dei più forti ma Handanovic è uno dei portieri più forti”.
E Marchetti?
“Sta facendo benissimo: dopo un Mondiale negativo ed aver perso un anno a Cagliari, lo scorso anno si è ripreso e quest’anno sta facendo molto bene, come la Lazio. Diciamo che è un complesso: la squadra va bene e lui sta dando il suo apporto”.
Ai tuoi tempi, lo spogliatoi della Roma era “effervescente” ma il tutto era coperto dai risultati o viceversa?
“La capacità che ha avuto Spalletti è stata quella di esser riuscito a plasmare la squadra anche nei comportamenti e di costruire piano piano la base nello spogliatoio. Perchè poi la forza di una squadra è quella”.
E’ lo spogliatoio che fa i risultati o i risultati che fanno lo spogliatoio?
“Dipende sempre dai momenti. Ci sono dei momenti che magari lo spogliatoio scricchiola e i risultati ti aiutano a ricompattare tutto, mentre ci sono dei momenti che uno spogliatoio è forte, non arrivano i risultati, ma proprio grazie a questa compattezza si esce fuori da questa situazione. E’ difficile poterlo dire…e’ un cane che si morde la coda”.
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