ROMA STORIA PROGETTO INIZIATO / ASROMALIVE.IT – Circa due anni fa è iniziata a circolare, dalle parti di Trigoria, la parola “progetto”. Nell’estate del 2011, la Roma è diventata un grande cantiere. La rivoluzione si è manifestata tramite un processo di svecchiamento della squadra: si è deciso di puntare principalmente su giovani promesse, alcune delle quali in serie A non avevano alcuna esperienza. Certo, è stato preso Heinze; c’erano anche Juan, Cassetti, Pizarro, Totti, Taddei, Perrotta solo per dirne alcuni ma di sicuro non si trattava dei perni sui quali impostare le fondamenta della nuova Roma. Anzi, spesso, i “senatori” venivano messi al bando. Insomma, la società “made in Usa” voleva costruire una squadra che sarebbe diventata forte nel tempo. “Non si può avere tutto e subito“, si sentiva spesso dire. Certo, bisognerebbe innanzitutto chiedersi se fosse davvero questo il tipo di “filosofia” che auspicavano i tifosi. In questi ultimi anni, infatti, la squadra capitolina ha sfiorato più volte il tricolore: c’è mancato poco che lo soffiasse all‘Inter del triplete. Insomma, si aveva la sensazione che quella rosa prima o poi avrebbe raggiunto un traguardo importante. Invece, ci si è trovati in un attimo nella più completa incertezza, con giocatori di cui non si conoscevano le caratteristiche; con un tecnico alla sua prima esperienza e con una concezione di calcio che in Italia avrebbe avuto difficoltà ad attecchire.
La scorsa stagione non è stata certo da incorniciare per la Roma ma ci può stare, per i motivi suddetti. In fondo, si trattava di una scommessa. Peccato, però, che solo alla fine ci si sia resi conto che quegli elementi, sui quali avrebbe dovuto poggiare il “progetto”, fossero in realtà per nulla funzionali ad esso. Ed ecco allora che, quest’estate, si è ripartiti nuovamente da zero. Un’altra rivoluzione in quasi tutti i settori del campo. I vari Heinze, Kjaer, Josè Angel, Gago, Borini, Bojan, sono stati allontanati da Trigoria appena dopo un anno. E ora potrebbero farlo anche Stekelenburg e Lopez, altri due giocatori arrivati assieme a Luis Enrique. Insomma, è lecito parlare di progetto a lungo termine se ogni anno, una volta visto il fallimento, si compie una riformattazione che sa tanto di ammissione di colpa? E’ lecito, per una squadra come la Roma, vivere la transizione ogni singola stagione? In questo modo si è sicuri di riuscire a costruire qualcosa, cambiando più di metà rosa ogni anno? O sarebbe necessario fare acquisti con maggior criterio e logica, senza soffermarsi su nomi che si conoscono a malapena o presi dalla Serie B?
Molti pensano che sia Zeman la causa di questo secondo anno di transizione. Eppure, chi lo ha scelto sapeva di prendere tutto il pacchetto; sapeva che il boemo non avrebbe badato troppo alla difesa; sapeva che, per il suo gioco, ci sarebbero voluti dei terzini di esperienza con velocità, capacità di cross e abilità di copertura. Insomma, per un allenatore del genere ci vuole un determinato tipo di squadra. E cambiare il timoniere in corsa, oltre ad essere un’ulteriore ammissione di colpa, avrebbe risolto davvero i problemi?
Ora la domanda delle domande è questa: fino a quanto durerà la pazienza dei tifosi? Quando si potrà rivedere la Roma?
Marco Pennacchia
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