RABBIA E GIOIA PERROTTA / ASROMALIVE.IT – Il Tempo, così come altri giornali che si occupano di Roma, non posso fare altro che sottolineare il gol decisivo di un giocatore che sembrava essere finito nel dimenticatoio in casa giallorossa. Un giocatore che quest’anno prima di ieri aveva racimolato solo cinque presenze tutte con spezzoni inutili di fine match. Tanta rabbia tra così tanta gioia da rendere il divario estremamente sottile. Probabilmente sarà stato un sentimento unico, quello percepito da Simone Perrotta nella corsa verso i milleduecento tifosi romanisti presenti al Franchi.
Una liberazione, che pone fine ad un incubo iniziato quest’estate: poche ore dopo che Zeman avesse varcato per la seconda volta nella sua carriera i cancelli di Trigoria. Ma le cose cambiano, prendono pieghe diverse. Perrotta non parla a fine gara, preferisce godersi in silenzio quel destro finito alle spalle di Pegolo, che ha permesso ai suoi compagni di tornare nella capitale con tre punti che chiudono altrettante vittorie conseutive. Lo stesso silenzio percepito sei mesi fa, quando la squadra partiva per il primo ritiro di Riscone e il centrocampista campione del mondo rimaneva a Trigoria, fuori da ogni tipo di progetto: tecnico e tattico. Il rifiuto di qualche offerta arrivata sulla scrivania di Sabatini e l’estrema convinzione di tornare ad essere ancora utile: anche a stagione in corso. E mentre veniva escluso dal gruppo, depennato dalla lista dei convocati per la tournée americana e per il secondo ritiro di Irdning, i dirigenti facevano sapere che Perrotta (come gli altri “ribelli”) non avrebbe mai più giocato con la Roma. Invece è andata diversamente. La situazione è cambiata grazie all’impegno del calciatore e alle necessità di Zeman, che lo ha rimesso in campo alla sesta giornata contro la Juventus e poi gli ha concesso altri quattro spezzoni di partita.
E nel giorno della sua 391/a presenza in Serie A (la numero 235 con la maglia della Roma), la porta si riapre di fronte ad una stagione ancora tutta da definire. Il gol mancava da 589 giorni, in quella nefasta serata in cui la Roma di Luis Enrique si presentava all’Olimpico uscendo dall’Europa League con lo Slovan Bratislava. E tra attese, speranze e un comportamento ineccepibile, da qualche tempo la considerazione nei suoi confronti è cambiata. Ora però, conoscendo Zeman e il suo integralismo, e vedendo che i meccanismi paiono ben oliati, sarà difficile comunque per il campione del mondo 2006 trovare lo spazio che la sua storia in casa giallorossa e la sua umiltà gli farebbero meritare.
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