Una riflessione sulla storia di G.M., accusato di possedere una bottiglia molotov in occasione del derby di domenica scorsa
LAZIO ROMA STORIA G.M. TIFOSO ROMANISTA ARRESTI DOMICILIARI / ASROMALIVE.IT – Questa è una storia che ha poco a che vedere con il calcio. Una storia che non dovrebbe comparire in uno spazio, che sia fatto di carta o di pixel, dove si aspira a parlare solo di uno sport giocato sul campo. E’ la storia di G.M., che però, di questi tempi, potrebbe essere il nome di un tifoso come tanti. Martedì sera, questo ragazzo di 23 anni, tifoso romanista, è finito in carcere perché era stato accusato di essere in possesso, il pomeriggio del derby, di una bottiglia molotov. Il suo avvocato, Lorenzo Contucci, ha assunto la sua difesa e diverse fotografia hanno dimostrato come il giovane, quel giorno, impugnasse soltanto un ombrello per ripararsi dalla pioggia incessante. Secondo il gip Aldo Morgigni, però, quell’oggetto può comunque essere definito uno ”strumento atto ad offendere”. Da qui è arrivata la decisione di confermare il fermo e quindi di notificare gli arresti domiciliari per G.M. Ora Contucci dovrà ricorrere al Tribunale per provare a chiedere la definitiva scarcerazione per il proprio cliente. La Questura, intanto, ha emesso un provvedimento con cui si vieta al ragazzo di frequentare manifestazioni sportive per i prossimi 5 anni.
Ci si potrebbe chiedere di chi sia la colpa. Chi sia effettivamente la vittima e chi, invece, il carnefice. Troppe variabili sarebbero da valutare. Assoluzione o colpevolezza sarebbero verdetti troppo facili. Si doveva stare lì per giudicare. Inutile slanciarsi in falsi moralismi. Tuttavia bisognerebbe chiedersi perché mai si sia instaurato questo clima di terrore intorno a quello che è considerato il gioco più bello del mondo. Come mai tutta questa paura? Perché, nel leggere quest’articolo, si prova quasi un senso di sollievo nel pensare: ”per fortuna, non è finita come in altri casi”? La risposta, forse, si può trovare soltanto dentro noi stessi.
Marco Pennacchia