Nelle sale dal 22 novembre la versione 3D stereoscopica di un classico dell’horror
DARIO ARGENTO DRACULA / ASROMALIVE.IT – In questi ultimi anni i vampiri vanno per la maggiore. Ma tutto è iniziato con un vampiro letterario, quello di Bram Stoker, che poco ha a che vedere con le parodie adolescenziali di moda ultimamente.
Assai benvenuto è dunque un ritorno alle origini, al Dracula originario: uscirà il 22 novembre l’ultima opera di Dario Argento ispirata al romanzo, ambientata nel 1890 in Transilvania.
Di seguito l’intervista al maestro dell’horror:
Argento, perché proprio Dracula?
“Io e Dracula abbiamo parecchie cose in comune. La passione, i pensieri, gli amori, lo stato d’abbandono, certe fragili ossessioni. Abbiamo gusti affini, io e il mostro. Una personalità che si compenetra. Ho scritto e diretto il mio primo film, L’uccello dalle piume di cristallo, a 29 anni. Oggi, pur essendo lontani dagli anni Settanta, mi capita di vivere, anche nostalgicamente, le sensazioni dell’epoca. Ora la cultura si è appiattita, prosciugata, il cinema è diventato di maniera, ed io soffro, sono confuso, senza traiettorie dirette, proprio come il vampiro che porto sullo schermo“.
Con Dracula 3D sembra lei voglia suggerirci che la vita non basta. Il suo Conte non è soltanto assetato di sangue ma anche di membra, di atmosfere, di porte temporali.
“Giusto, il mio film lo descriverei così. E ai corpi e alle atmosfere aggiungerei anche pensieri, amori. La vita non basta. La mia vita non basta più. Sono un onnivoro, però mi accorgo che non mi resta più molto tempo. Non c’è abbastanza spazio nella mia memoria“.
Che cosa sente di avere in comune con il Dracula che ha voluto rivisitare?
“Il desiderio di mondo, di esplorazione. E alcuni stati di sconforto e di depressione. È un Dracula più umano dell’ultimo filone di vampiri cinematografici“.
Quale pensa sia il prossimo “lasciapassare notturno” del suo cinema? La sua sensibilità dove andrà, che cosa esplorerà?
“È difficile predirlo. Ho una certa confusione in testa. Litigo con le mie fantasie. Prima sono attratto da certe storie, l’istante dopo prendono il sopravvento nuovi racconti. Sono molto attratto dall’idea di girare un giallo, di stampo classico, come Il gatto a nove code. Oppure fare un film sulla violenza che serpeggia in Italia oggi. Ho cercato di girare un film più serio, più impegnato“.
A proposito di impegno. Franco Battiato è il neo assessore al Turismo e allo Spettacolo della Regione Sicilia. Lei si vedrebbe in un posto politico?
“Qualche anno fa mi sono impegnato personalmente in politica. Ho partecipato anche alle elezioni nel 1998. A me la politica ha sempre interessato, sono sempre stato un militante di sinistra, dai tempi in cui scrivevo recensioni di cinema. Al tempo sentivo che, se fossi stato eletto, allora avrei potuto apportare dei miglioramenti alla città di Roma o alla regione Lazio. Però poi non sono stato eletto, così ho dimenticato quell’esperienza. Rimossa. Credo che per dedicarsi alla politica, un uomo debba fare una scelta di campo: nel mio caso, se mi ricandidassi e vincessi, dovrei dire addio al cinema“.
C’è qualcosa che rottamerebbe nel cinema italiano?
“Ci sono un mucchio di cose da rottamare. Sarebbe opportuno istituire una fondazione, per cominciare. Non ci sono più produttori, distributori, le sale vivono una grandissima confusione sotto il cielo. I nostri cinema non sono adeguati ai tempi. Sono preoccupato: mancano i fondi, manca soprattutto la volontà di impegnarsi“.