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Roma, Sacchi: «Zeman è la speranza»

L’ex allenatore del Milan parla dei giallorossi a 360°

Arrigo Sacchi

ASROMA PARLA SACCHI / ASROMALIVE.IT – «Allontanare Zeman? Per carità. Zeman è la speranza. Se a Roma perdete anche quella…». Non nasconde la propria stima per il boemo, l’ex ct della Nazionale, Arrigo Sacchi in un’intervista a Il Romanista. Già lo scorso anno aveva infatti dichiarato che la squadra che più lo stava impressionando sotto il profilo del gioco era proprio quel Pescara allenato dall’attuale tecnico della Roma. E’ a lui, quindi, che il giornale chiede un’opinione sull’attuale momento della squadra giallorossa. «In Italia – ci dice – abbiamo quasi tutti sempre pensato che il calcio dipenda dai giocatori e dalla loro qualità, trascurando alcune componenti molto importanti: una è la motivazione elevata, un’altra è il gioco. Che è dato dall’autore, ovvero l’allenatore. Che è anche il direttore, perché è colui che ha la sensibilità di capire dove si sbaglia. Basta infatti che un giocatore stia mezzo metro più avanti o mezzo metro più indietro, oppure parta qualche secondo prima o dopo, o ancora, non si faccia trovare al posto giusto nel momento giusto, e gli equilibri vengono meno».

Come si spiegano le difficoltà che sta attraversando la Roma? La conferma che il Pescara di Zeman fosse una squadra che giocava un calcio divertente, spettacolare ed emozionante, e oltretutto anche molto efficace, visto che è riuscito a vincere il campionato, e che oggi la Roma, indubbiamente con dei valori tecnici superiori, non riesca a riproporre la stessa cosa, deve far riflettere su quanto sia importante la “funzionalità”. Non parlo quindi di motivazione, che spero sia per tutti molto elevata, ma appunto di funzionalità. Faccio un esempio: immaginiamo Riccardo Muti, tanto per citare un grande nome, che debba dirigere un’orchestra formata da due orchestrali di musica sinfonica, due di musica leggera, due di musica folk, due provenienti dal “liscio” e due dal rock.

Riusciranno ad esprimere, lui e i suoi musicisti, qualcosa di gradevole? Non credo. Figuriamoci, poi, se non ci fosse lo spartito, o venisse letto da ognuno a modo suo.

Sta succedendo qualcosa del genere, a suo parere, alla Roma? Partiamo dal fatto che l’allenatore è un uomo di grandissime capacità. Così come molti dei suoi giocatori sono effettivamente di grandissime capacità. Vuole sapere se è un problema di caratteristiche individuali? Evidentemente sì. O meglio, può capitare che vi siano ragazzi molto giovani, magari anche adatti al suo gioco, ma oggi non ancora pronti. Così come potrebbe darsi che lo stesso tecnico e i dirigenti avessero preso in estate qualche giocatore non così funzionale al progetto, o – ripeto – non ancora così pronto. Il dibattito, a Roma, in questo momento, è su un tema classico: deve, un allenatore, adattare le proprie convinzioni alla rosa che gli viene messa a disposizione, o, al contrario, ha il diritto-dovere di seguire un proprio percorso, anche piegando le caratteristiche dei giocatori al proprio “credo” calcistico? Magari utilizzando, come in questo caso, un solo modulo di gioco? Questo, purtroppo, è un Paese che vive di adattamenti. Basta vedere come ci siamo ridotti… Non è un problema di modulo di gioco. La verità è che perché una squadra sia tale, ci si deve muovere tutti congiuntamente. Altrimenti non è una squadra. Il collocamento sul campo agevola la connessione. Collocamento e connessione agevolano la sinergia. Questo è il segreto di una squadra. E in assenza di questo, non si è una squadra. Una regola, questa, che vale però per tutti i tecnici, non solo per Zeman. Ovviamente sì, per tutti. Anche se poi c’è, appunto, chi si adatta. Ma i risultati sono inevitabilmente mediocri, sia sul piano del gioco che dei risultati.

Appare però strano che, ad esempio, un giocatore dotato di grandi qualità tecniche come Pjanic, non possa trovare spazio in questa Roma. Non equivochiamo. Può darsi che Pjanic sia, anzi senz’altro lo è, un grandissimo giocatore, come può anche darsi che non sia adatto al calcio che vuole praticare Zeman. E’ come un bastone in mezzo alle ruote. Va avanti la ruota? La verità è che il calcio è una cosa molto complicata, che noi cerchiamo sempre di risolvere con molta superficialità. Intanto, lo facciamo attraverso il singolo. E questo non ha mai portato da nessuna parte. Basti pensare che il Barcellona è diventato grande dando via giocatori come Deco, Ronaldinho, Ibrahimovic, Henry e forse ne dimentico qualcun altro. E prendendo Busquets, Pedro, Villa, ma soprattutto ottenendo qualcosa di “intonato”. Per me, oggi, la Roma sta pagando il fatto che qualche giocatore non è così funzionale a quel gioco e qualcun altro non ha forse proprio le caratteristiche per poterlo fare. E qualcuno, in fine, è solo troppo giovane. Con il risultato che abbiamo una Roma che a sprazzi esprime anche bel gioco, ma in altri sembra preda di improvvisi blackout, soprattutto in fase difensiva. Mercoledì sono andato a Parma, proprio per vedere la Roma, perché ero molto curioso. E allora dico che se si vuol fare un calcio totale, è possibile realizzarlo solo avendo giocatori dotati di dinamicità. E un calcio “continuativo” esige anche giocatori che facciano entrambe le fasi, offensiva e difensiva. Se non li si ha, diventa tutto più difficile. Nel primo tempo, ho visto una difesa individualmente acerba e che collettivamente non si aiuta, perché non l’aiuta neanche il resto della squadra.

Come si esce, allora, da una situazione come questa? Non è semplice. Perché c’è un peccato originale, dovuto probabilmente ad alcune scelte in sede di mercato. C’è chi sostiene che un rimedio sarebbe l’esonero di Zeman. Assolutamente no. Zeman, ripeto, è la speranza.

E’ quindi giusto ciò che ha detto il capitano, Francesco Totti, quando ha ammesso che la squadra fa il cinquanta percento di ciò che vuole il tecnico? E che solo seguendolo se ne viene fuori? E’ così. Ma l’importante è che anche Zeman, a costo di passare pure per integralista, non cerchi accomodamenti od opportunismi. Il tempo poi lo aiuterà, perché sono tutti ragazzi giovani. In grado quindi di apprendere e migliorare.

valerio de santis

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valerio de santis

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