L’ex giallorosso fa la sua analisi della partita di domenica spiegando, dal suo punto di vista, cosa ha funzionato e cosa no
ROMA BOLOGNA DEL MORO / ASROMALIVE.IT – Ivan Piris, con più o meno giustizia, è stato preso come capro espiatorio della sconfitta di domenica contro il Bologna. Prova a spiegare il lavoro e i movimenti chiesti da Zeman agli interpreti di quel ruolo in campo, l’ex terzino giallorosso Filippo Dal Moro che occupava la fascia proprio nella prima Romadel boemo.
Questa l’intervista rilasciata al ilsussidiario.net:
Dal Moro, cosa chiede Zeman ai suoi terzini?
“Lui chiede di spingersi molto in avanti, per questo qualche volta ti trovi fuori posizione in difesa, perché fai fatica a rientrare. E’ chiaro che bisogna essere sempre al top della condizione per giocare bene in quel ruolo con Zeman“.
Non è un lavoro un po’ troppo dispendioso per un terzino?
“Sicuramente bisogna essere particolarmente preparati per giocare così. Quando giocavo io c’erano Cafu e Candela che facevano benissimo il lavoro richiesto. E’ chiaro che dipende anche dagli interpreti: loro erano di livello mondiale, io personalmente facevo fatica, evidentemente non ero a adatto a quel tipo di gioco“.
Con un gioco del genere si può puntare allo scudetto, o ai primi tre posti?
“Io credo di sì. La sconfitta col Bologna mi è sembrata più un caso, se il primo tempo finiva tre o quattro a zero non c’era niente da dire. Nel secondo c’è stato sì un calo fisico, ma anche e soprattutto mentale, di testa: pensavano di aver già vinto e hanno mollato“.
Che idea si è fatto di Iván Piris, che sembra già il capro espiatorio?
“Non si può giudicare un giocatore dopo due partite. La Roma ha già preso diversi gol, ed è normale che siano i difensori a finire sul banco degli imputati. In questo contesto è più facile dimenticare un attaccante che sbaglia un gol. Guardando le ultime partite non credo che il problema della difesa della Roma sia Piris“.
Quale può essere allora?
“E’ un problema di squadra. Anche domenica sono andati tutti in difficoltà, nel secondo tempo erano un po’ contratti dopo una prima frazione a cento allora. Ripeto, credo sia stato più un problema mentale, non ne farei ancora una questione di singoli“.
Può riportare qualche aneddoto su Zeman? Come si poneva con voi giocatori?
“Più che episodi particolari posso dire che con Zeman, quando vai in campo sai quello che devi fare. E’ molto deciso in quello che vuole fare: provavamo tutta la settimana determinate azioni, e andavamo in campo sapendo bene il nostro compito. Diciamo che devi comportarti come dice lui, è meglio“.
A livello umano invece?
“E’ una persona squisita, posso confermare che è diverso dal burbero che si vede da fuori“.
Zeman è tipo da discorsi-spogliatoio prima delle partite?
“No, durante la settimana preparava le partite in modo da doverci dare solo qualche direttiva il giorno della gara. Io arrivavo la domenica e sapevo cosa dovevo fare“.