ASROMA BOLOGNA TRIBUNA MONTE MARIO / ASROMALIVE.IT – Cronache tifose dalla Monte Mario.
Se avessi voluto andare sulle montagne russe, avrei preferito mille volte andarmene da Magicland e farmi uno o due giri sulle giostre del parco divertimenti.
Inutile dire il livello qualitativo e quantitativo di un primo tempo giocato da Barcellona puro e semplice. Geometrie, corsa instancabile, goal, squadra avversaria praticamente annullata con un’ottima partita corale. “Tornatevene a casa! Che è meglio!” erano i commenti più dolci riservati allo spicchio di tifosi bolognesi che nonostante il doppio svantaggio si lasciava andare a cori contro Roma e la Roma.
Il secondo tempo però, ha mostrato da subito un’altra atmosfera. Non so, c’era qualcosa nell’aria che mi diceva che stava andando tutto troppo bene, che le squadre di Zeman non hanno mai retto 90 minuti ad altissimi livelli. E infatti i primi scricchiolii si sono cominciati ad avvisare ed aleggiava qualche commento del tipo : “Eccolo eh? Guarda come prendiamo il gol se continuiamo a non stare in campo“. Passano i minuti, il temuto gol non arriva, ci si comincia a rilassare ma “Tanto di sicuro almeno un gol ce lo fanno” “Ma sì! Lasciamoglielo pure, tanto ora facciamo il terzo senza problemi“… Il gol di Gilardino non suona come una mazzata, suona quasi come un gol dovuto, il classico gol che le squadre di Zeman devono puntualmente concedere altrimenti non sarebbero tali. “Ecco, ti avevo detto che lo prendevamo. Le partite vanno chiuse!” Gli encomiabili tifosi del Bologna, che ci hanno sempre creduto, aumentano il volume e trascinano la squadra in quell’interminabile minuto seguente. Il gol di Diamanti più che una mazzata è una coltellata. Di quelle che ti prendono all’improvviso in mezzo al cuore, e che non puoi fare nulla per evitare, soprattutto se te lo segna uno che più che una bestia nera sarà colui che “ci ha fatto perdere uno scudetto quando era al Livorno“. Ecco, 2-2, un’altra maledetta partita persa (eh già, questo pareggio suona come una sconfitta) quando era già vinta, un punto regalato a una squadra che avevamo annichilito. La tribuna è muta, mancano ancora diciotto minuti. Un’eternità sia per segnare e sia per prendere il terzo. E l’inerzia si sa, fa propendere per la seconda ipotesi. “Io l’avevo detto, ecco che ora prendiamo il terzo” azzarda qualcuno, zittito ma senza troppa convinzione da altri. “Forza che ne basta uno per vincere! Uno solo e poi vi lascio in pace“.
Niente, anche il pareggio sembra andare bene a tutti: “Vabbè dai, un punto è meglio di niente, certo peccato ma ci si può stare con due errori così“. Non l’avesse mai detto. Papera di Stekelenburg in coabitazione con Burdisso e mentre la palla rotola in rete la gente comincia ad andare via. “Una partita regalata! Non è possibile” è il commento più gentile. Se avessi voluto andare sulle montagne russe, sarei andato da Magicland a farmi un giro sulle giostre, perchè oggi non mi sono divertito affatto.
P.S i dialoghi riportati erano in romanesco, ma li ho “tradotti” per renderne più fruibile la comprensione.
Valerio De Santis
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