ROMA KONSEL ASROMALIVE.IT – Nella Zemanlandia di tredici anni fa, c’era lui a difendere i pali della Roma: Michael Konsel. Per molti tifosi giallorossi, l’ormai ex portiere austriaco, è stato uno dei migliori estremi difensori (se non il migliore) che la squadra abbia avuto negli ultimi anni. Il suo legame con Zeman e con i colori della Roma non si è mai rotto. In un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Konsel ha ricordato i tempi in cui era a Roma ed ha speso parole di elogio per chi, ora, è al suo posto:
”Stekelenburg ha tutte le carte in regola per riuscire a interpretare il sistema di Zeman – ha detto – e non venite a raccontarmi che la filosofia del tecnico rappresenti un problema per i portieri… semmai lo è per quelli avversari”
Avrà sentito dire che da Konsel in poi la ricerca di un portiere è stata una tribolazione per la Roma?
«Veramente ogni volta che vengo nella Capitale spunta sempre un tifoso che mi riconosce e mi dice questa cosa. Mi fa sentire in imbarazzo, è un grande onore. Una stagione è bastata a instaurare un rapporto speciale con i romanisti».
Lei che ha lavorato con Zeman, può sintetizzarci i suoi convincimenti in materia?
«Il mister è uno di poche parole, io mi sono trovato benissimo con lui, mi sottopose ad una preparazione simile a quella che organizza per il resto del gruppo, feci un’infinità di esercizi fuori dai pali, lavorai molto con i piedi e…diciamo che affinai la tecnica nell’uno contro uno!».
Non deve essere il massimo della vita sentirsi esposto a quel rischio.
«E’ una questione di concentrazione. Il portiere di Zeman deve essere completo. E io credo che sfidare la perfezione sia un esercizio stimolante, anche per la testa».
Una missione complicata per Stekelenburg, fino a un paio di settimane fa…
«Conosco Maarten e ho sempre sostenuto che abbia tutto per metabolizzare le indicazioni dell’allenatore. Lo scorso anno ha giocato al di sotto delle sue possibilità, Europei inclusi. Dentro ha qualcosa ancora di inespresso, ma sono sicuro che riuscirà a tirare fuori le doti che gli appartengono».
In questo momento quale giudica la scuola migliore in Europa in fatto di portieri?
«Trovo riduttiva qualunque sentenza in questo senso, le scuole alla fine sono tutte uguali. La differenza la fa l’individuo: il portiere para con la testa, con il cuore, con il carattere. Dovrà riuscire a convivere con la responsabilità di essere l’ultimo uomo. E poi svilupperà sempre un proprio stile».
Avrà un suo preferito, però.
«Casillas e Buffon sono una spanna sopra agli altri».
Qualche tempo fa disse che le sarebbe piaciuto tornare a lavorare nella Roma da preparatore.
«E ho anche parlato di questo possibilità con lo stesso Zeman e con il dg Baldini, ma non siamo mai entrati nel concreto. Per me non sarebbe facilissimo organizzare un altro trasloco con la mia famiglia, ma se da Trigoria partisse una chiamata io non mi perderei in troppe riflessioni. Sarei pronto. Io sono sempre della Roma. E Per Zeman ci sarò sempre».
Questa estate vi siete anche rivisti…
«Sì, in occasione del test che i giallorossi hanno sostenuto a Vienna con il Rapid. E’ stato un bel momento, era una vita che non vedevo Zeman, Cangelosi e Francesco (Totti, ndr). Con il capitano abbiamo scherzato, ho trascorso una giornata davvero intensa».
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