PETRUZZI ZEMAN / WEB – Ha parlato l’ex giallorosso Fabio Petruzzi alla trasmissione “Ogni maledetta domenica” in onda sulle frequenze di Centro Suono Sport.
Di seguito le sue parole:
Zeman?
“Ci metteva anche un po’ in soggezione, ma ci fu un rapporto splendido tra lui e lo spogliatoio. L’amicizia nostra dura ancora dopo tanti anni“.
Cosa dà Zeman dal punto di vista psicologico?
“L’elemento principale di Zeman è quello di far sentire tutti sullo stesso piano. Tanti creano una differenza tra titolari e riserve, con lui non esiste questo gap. Se stai bene, sai che la domenica puoi a giocare, a prescindere dalla tua condizione nella rosa“.
Difesa di Zeman?
“Non vedo più il fuorigioco a centrocampo che vedevo prima. Certo i difensori devono saper anticipare, la linea difensiva deve arrivare almeno a 30 metri dagli attaccanti, deve stare alta. Se la squadra avversaria esce dal pressing, da palla libera possono arrivare delle situazioni pericolose. In quel momento c’è bisogno della velocità del difensore, che deve saper rincorrere“.
Come si marca l’attaccante con Zeman?
“Se l’attaccante prende palla distante dalla porta, gli si lascia qualche metro. Sulla trequarti l’anticipo diventa sistematico con Zeman, non va fatto girare l’attaccante. Se poi questi viene incontro al pallone e ha il difensore attaccato che non riesce ad anticipare, si trovano delle difficoltà nel restare compatti sulla linea difensiva”.
Il ricordo più bello a Roma?
“Già il fatto di avere indossato quella maglia per me è motivo di orgoglio. Io sono di Rione Monti, per me è tanto aver indossato la maglia giallorossa per molto anni. Sono contento della carriera che ho fatto. Aggiungo una cosa: Zeman è il migliore allenatore del mondo, come insegna calcio lui non lo insegna nessuno. Vederlo allenare in Lega Pro era un peccato, come Zeman ce ne sono davvero pochi“.
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