HALL OF FAME ROMA ENNIO MORRICONE / WEB – Sul sito ufficiale dell’As Roma spunta un’interessante intervista ad Ennio Morricone, il celeberrimo compositore musicale, autore di molte indimenticabili colonne sonore di grandi film, ma soprattutto fedele tifoso romanista. Morricone ha contribuito alla composizione del video che celebrava l’inziativa della Hall of Fame giallorossa, ed in tal senso il sito ha realizato l’intervista sottostante:
Il video realizzato per il lancio scorre sulle note di una delle sue composizioni più famose: ‘Estasi dell’Oro’.
“Ci metta la parola ‘giallorosso’ alla fine. Estasi dell’Oro Giallorosso, è proprio il caso di dirlo”.
Un’estasi che per lei, stavolta, comporta qualche difficoltà.
“Scegliere soltanto 11 giocatori è una cosa difficilissima, perché abbiamo avuto formazioni fortissime e perché anche quando non si andava bene c’erano comunque individualità straordinarie che emergevano per talento e classe. Per me, ad esempio, lasciare fuori giocatori come Vincent Candela è stato bruttissimo. A me piaceva molto anche Antonio Carlos Zago, anche se a volte era un po’ fumantino. Ma soprattutto Giacomo Losi, al quale ho preferito Pietro Vierchowod per la stagione che giocò l’anno dello scudetto. Anzi, posso chiedere una cosa?”
Certo.
“Posso mettere Losi centravanti?!”
È stata una scelta dolorosa, ma purtroppo non si può. A volte capita di dover fare scelte difficili. Capitò ad esempio quando la colonna sonora che lei scrisse per ‘Mission’ non vinse un Oscar che secondo il parere comune avrebbe invece meritato.
“Ecco Losi, nel caso delle mie 11 scelte, è come la colonna sonora di ‘Mission’. Avrebbe meritato di più”.
Capita ai calciatori come ai grandi compositori. I suoi preferiti?
“Pierluigi da Palestrina, Claudio Monteverdi, Johann Sebastian Bach, il mio maestro Goffredo Petrassi e Igor Stravinskij”.
La colonna sonora di ‘Mission’ è un intreccio di linguaggi e culture. Un po’ come la Roma, che ha un carattere spiccatamente romano ma nel corso di questi 85 anni ha assunto accenti e cadenze da ogni angolo del mondo.
“In particolar modo sudamericane”.
Già. Più samba e bossa nova, magari sulle movenze di Paulo Roberto Falcao, oppure un tango argentino dettato dalle progressioni frenetiche e imprevedibili di Pedro Manfredini?
“Vede, la Roma è una squadra da sempre con un carattere internazionale ma che sentimentalmente è racchiusa nei propri rioni. E’ una squadra aperta alla gente, al popolo, e comunque ha la capacità di essere internazionale, globale. E per questo lascia molto spazio alla fantasia: devo dire che il samba, o una bella bossa nova, mi piacciono di più. O per lo meno le trovo più adatte ad una squadra brillante, come speriamo possa essere la Roma nella stagione che verrà. La bossa nova è dinamica. Il tango invece è sinuoso, sensuale. Per tornare a Losi: lui aveva un ritmo tutto suo, era unico”.
Lo sport, dal punto di vista musicale, cosa le ha ispirato?
“Sicuramente qualcosa che scrissi per un film, o forse era un documentario di Folco Quilici. Poi scrissi la sigla, utilizzata molto male, per i Mondiali di Argentina ’78. Faceva così…(si ferma e la canticchia al telefono per 30 secondi; nda).
E come andò?
“Male, anche se come vede il motivo di quella marcetta lo ricordo benissimo. Sostanzialmente ero convinto che avrebbero utilizzato il mio arrangiamento nella sua incisione originale per aprire le trasmissioni televisive. Invece andò a finire che le televisioni aprirono sempre riprendendo l’audio da un microfono piazzato tra i tifosi mentre una banda con pochissimi orchestrali eseguiva quello che avevo scritto. Faceva pena”.
Passiamo a ricordi migliori?
“Senza dubbio. Ad esempio ad alcune partite della Roma. Una su tutte un Roma-Juventus 2-1 del 1993, fu quella volta in cui Roberto Baggio e quell’altro attaccante…quello che ora è completamente rasato a zero…”
Gianluca Vialli…
“…proprio lui, Vialli!. Ecco, lui e Baggio sbagliarono un rigore a testa e vincemmo noi. Mi prese un colpo, fu indimenticabile”.
Indimenticabile come il suo primo impatto con la Roma. Ce lo racconta?
“Ma certo, lo ricordo benissimo. Allo stadio ora non vado da tanto, devo dire la verità, mi piace stare a casa. Ho questo schermo grandissimo in cui vedo la testa di Totti enorme. Quando andavamo allo stadio con Sergio Leone ricordo sempre il delirio, il parcheggio, l’entusiasmo della folla ma anche le file. Quanto alla mia prima volta allo stadio, ho un ricordo nitido. Andai a Campo Testaccio con mio padre, ero piccolo. Avevamo un posto in piedi dietro alla porta, ero a pochi metri da Guido Masetti…sì, quel giorno in porta c’era lui mi sembra di ricordare”.
Che partita era?
“Un Roma-Juventus 1-0”.
Sì, 2 ottobre 1938. Masetti in porta e gol-vittoria di Danilo Michelini.
“Ecco. E poi c’è quest’altro episodio: ero piccolo, giocavamo contro il Livorno. Ad un tratto ci fu un po’ di silenzio e un folle ne approfittò iniziando a gridare ‘disossiamoli! disossali…che tanto sò inòccui!”.
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