NAZIONALE INTERVISTA BARZAGLI / WEB – Andrea Barzagli è tornato a disposizione. Il centrale difensivo azzurro ha ripreso ad allenarsi da un paio di giorni e si candida ad una maglia da titolare contro l’Irlanda. Il numero quindici italiano ha parlato in conferenza stampa nell’antivigilia della sfida alla nazionale di Trapattoni, ecco le sue parole:
Le è piaciuta la difesa in queste due partite?
«Mi è piaciuta molto, ma non solo la difesa, tutta la squadra, in questo momento ci mancano i 3 punti con la Croazia e, a quota 4, faremmo un ragionamento diverso. Per quanto dimostrato in campo, stiamo facendo bene. In due partite, abbiamo sofferto poco».
Con un eventuale suo rientro, cosa cambierebbe?
«Poco. L’atteggiamento è di tutta una sqadra, spero solo di allenarmi bene. Chiunque entra nel modulo, sa quello che fare»
Anche contro l’Irlanda, il modulo sarà il 3-5-2, con De Rossi arretrato: lo ha detto Prandelli.
«Daniele è andato molto bene in queste due partite, sta dando sicurezza dietro, riesce a impostare bene perché ha tecnica e visione di gioco. Ha fatto bene, come gli altri difensori. Se Prandelli lo vede bene lì, è un attestato di fiducia per De Rossi. Per noi che giochi a centrocampo o dietro è lo stesso».
Si aspetti di giocare nella prossima gara?
«La voglia è di giocare, non di stare a guardare, ma non sono io che decido. Sono contento di essere rimasto qui con la squadra».
Per lei, meglio a destra o a sinistra di De Rossi?
«Per me cambia poco. Il centrale deve fare movimenti diversi rispetto agli altri due».
Com’è stato il suo periodo?
«Ho vissuto questi giorni da fiducioso perché mi sentivo abbastanza bene e mi rendevo conto che non era così grave, poi ho cercato di fare le cose perbene».
Quando ha visto partire il cross di Strinic, era tranquillo come lo eravamo noi o ha temuto l’errore di Chiellini?
«Non mi aspettavo che potesse fare un errore del genere, ma sono sicuro che non ricapiterà più, Giorgio raramente sbaglia. No, non succederà più».
Ieri Prandelli ha parlato con voi per un’ora. Ha mai trovato allenatori così disposti al colloquio?
«Càpitano allenatori intelligenti ed elastici e questa è una caratteristica fondamentale per essere un grande allenatore. Confrontarsi con i giocatori vuol dire anche avere rispetto della squadra. Non è che noi imponiamo o diciamo “sarebbe meglio così“. Ieri sono uscite cose costruttive e l’idea di base è che queste due partite sono state fatte bene».
Tornare a casa quanto le darebbe fastidio?
«Non ci penso proprio. Certo, c’è la possibilità, ma noi siamo concentrati su questa partita, dobbiamo vincerla e convincere; purtroppo a fine gara dobbiamo sentire anche il risultato di Croazia-Spagna e poi da lì si possono aprire scenari importanti…».
La Juve ha portato una mentalità europea. L’ha detto Prandelli.
«Sì, abbiamo portato una certa mentalità, ma non l’abbiamo imposta, qui ci sono giocatori di altri grandi club, con la loro voglia di vincere. Importante è concentrarsi e andare dritti sulla propria squadra, non ci sono individualità, non c’è chi pensa solo a se stesso, vedo tutti belli uniti».
Capitolo-biscotti. Facciamo bene o male a parlarne?
«Il discorso è complicato. Se non se ne fosse parlato sarebbe stato meglio, io non metto in dubbio le altre due squadre, la Spagna non farà mai ragionamenti del genere, nemmeno la Croazia. Ne parlate voi, non noi. Nel calcio è successo, ma noi non ci pensiamo».
Cosa si ricorda di Danimarca-Svezzia 2-2?
«Mi ricordo che c’era un risultato che ci avrebbe buttato fuori, ma da calciatore non mi viene da pensare strano, mi viene in mente che può succedere perché ci sono stati altri 2-2 nella storia del calcio, ma allota non mi sentii defraudato».
Stamattina non vi siete allenati. E’ la terza volta che succede qui in Polonia. Siete sovraccaricati?
«A fine anno ci può stare di essere sovracarichi, ma il mio infortunio è stata una casualità. Non siamo una squadra piena di infortuni o affaticamenti».
Che sensazione le dà la scritta “30 sul campo” sulle maglie della Juve?
«E’ significativa, tutti del mondo Juve siamo convinti che 30 sono gli scudetti sul campo, chiunque l’ha vinto sa di averlo vinto sul campo. Per un giocatore è importante il campo».
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