Parla l’ex genoano, escluso dal prossimo Campionato Europeo
CALCIOSCOMMESSE INTERVISTA CRISCITO / WEB – Intervistato in esclusiva dal quotidiano La Repubblica, l’ex genoano Domenico Criscito parla a seguito della perquisizione nel ritiro di Coverciano e la sua esclusione dalla Nazionale in vista del prossimo Europeo. Ecco le parole del terzino dello Zenit San Pietroburgo:
LA PERQUISIZIONE DELLA POLIZIA – “Lunedì mattina sono rimasto scioccato. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, non avendo mai fatto nulla di male nella mia vita. L´esclusione dalla lista dei 23 per l´Europeo all´ultimo giorno ha fatto sì che fossi considerato il simbolo dello scandalo. Con un attimo di valutazione in più, sarebbe stato evidente che non c´entravo niente”.
L’ESCLUSIONE DALLA LISTA DEI CONVOCATI – “L´avviso di garanzia è uno strumento a tutela dell´indagato. Al posto della Figc, avrei letto l´ordinanza. Provo rabbia e dispiacere, non ci sto a passare per capro espiatorio”.
LA FOTO CON I CAPI ULTRAS – “La foto risale a più di un anno fa, avrebbero potuto chiedermi spiegazioni molto prima. Dopo il derby con la Samp, la squadra mi ha detto che i tifosi volevano parlare con qualcuno per avere spiegazioni sul nostro presunto mancato impegno e per le polemiche finali tra alcuni miei compagni e la gradinata Nord. Io sono andato a questo incontro coi tifosi, nel posto a me indicato: lì ho trovato Scullie una persona che non conosco. Ho parlato con i tifosi, li ho rassicurati sul nostro impegno, e sono andato via. Basta una foto a provare un illecito?”.
LA SCELTA DI PRANDELLI – “Quando ha parlato con me, in tarda mattinata, ero oggettivamente molto scosso. Passate poche ore, però, avevo riacquistato piena serenità e niente mi avrebbe turbato in caso di convocazione”.
IL CASO-BONUCCI – “Dovevamo andare entrambi: l´avviso di garanzia non significa che sei colpevole. La mancata convocazione può essere interpretata come un giudizio sommario di colpevolezza”.
IL RAPPORTO TRA GIOCATORI E ULTRAS – “Non mi piace l´ipocrisia su questo argomento. In Italia i cosiddetti “ultrà” hanno rapporti strettissimi con i giocatori e con le società. Vanno agli allenamenti, alle trasferte, nei locali alla moda. Spesso, come in Genoa-Siena, possono condizionare l´andamento delle partite. Non sta a me fare il censore. Chi ha il potere di cambiare regole e comportamenti può agire”.
IL FUTURO – “Rimango a disposizione della Nazionale per eventuali necessità, mi sto allenando. Tiferò per i miei amici-compagni, anche se con una grande amarezza e tristezza dentro. Poi riprenderò a giocare per lo Zenit”.