ROMA KONSEL / WEB – Micheal Konsel, classe ’62, è arrivato alla Roma nel 1997. E’ rimasto in giallorosso per due anni, poiché, nel Settembre del 1999, è passato al Venezia e lì ha chiuso la sua carriera da calciatore. Il portiere austriaco è stato a Trigoria proprio nel periodo in cui era Zeman l’allenatore della squadra. Oggi, allora, Konsel, ha voluto commentare il possibile ritorno a Roma dell’allenatore boemo. Ecco le sue parole al sito Asroma24.com:
Ha seguito la Roma quest’anno? Che idea si è fatto della stagione giallorossa e della Roma di Luis Enrique?
Non ho potuto seguirla molto. Sono stato due o tre volte allo stadio Olimpico, ma onestamente non è facile dare un giudizio, avendo visto così poche partite. Mi pare che Luis Enrique avesse un’idea di gioco moderna, interessante, ma è mancata la giusta mentalità e, soprattutto, i risultati. Una partita andava bene, quella dopo, male. Così, anche a livello psicologico, non è affatto facile.
A Roma, negli ultimi giorni, si parla molto di un eventuale ritorno di Zeman. Lei che lo ha avuto come tecnico, cosa ne pensa? Potrebbe essere la scelta giusta per la panchina giallorossa?
Quando sono arrivato in Italia, avevo 35 anni ed in Austria ero già un giocatore affermato. Avevo vinto tre campionati con il Rapid Vienna e avevo giocato anche in Champions League. Nonostante ciò, Zeman mi ha fatto crescere molto: avendo piedi buoni ero l’ideale per il suo tipo di gioco, perché spesso ero costretto ad uscire dalla mia area. Mi è piaciuto molto lavorare con lui. Gli allenamenti erano molto duri, soprattutto quelli che facevamo in ritiro a Krapfenberg, ma erano perfetti dal punto di vista tattico e fisico. E’ un allenatore straordinario. Se dovesse tornare a Roma, mi piacerebbe davvero tanto tornare a lavorare di nuovo con lui, anche perché a Roma sono stato benissimo. Sarebbe un onore.
Quest’anno Maarten Stekelenburg ha avuto qualche difficoltà: secondo lei è colpa della difesa, che non lo copriva bene? Qual è il suo giudizio su Stekelenburg, da ex portiere?
L’ho già detto tempo fa: secondo me Stekelenburg è un portiere di grande qualità, completo. Per il portiere è difficile, specialmente se ci sono dei risultati altalenanti come quelli di questa stagione. Un estremo difensore ha bisogno di maggiore sicurezza, e la costanza nei risultati è fondamentale. Non saprei dire come mai ha avuto problemi, ma possono esserci tanti fattori: la lingua, ad esempio, o la preparazione, anche l’allenatore, difficile dirlo dall’esterno. Ritengo comunque che sia un ottimo portiere.
Qui a Roma i tifosi la ricordano ancora con grande affetto. Che ricordi ha della sua esperienza in giallorosso? Ci sono dei compagni con cui ha legato di più?
E’ stata un’esperienza eccezionale: all’inizio non è stato facile, sono arrivato a 35 anni in un calcio che di fatto non conoscevo, e sappiamo bene che Roma è una piazza difficile, esigente. Ma mi sono ambientato in fretta, grazie soprattutto a Zeman e ai tifosi. Giocare con la Curva Sud alle spalle mi esaltava, sentivo di giocare per loro, con il cuore, e credo che i tifosi lo abbiano capito e apprezzato. Era come se giocassi insieme a loro, capito? Senza alcun timore, come un leone: credo che sia questo il motivo del loro affetto, anche a distanza di anni. Riguardo agli ex compagni, non posso dirne uno in particolare: quello era un gruppo fantastico, e gran parte dei meriti va a Zeman, perché un bravo allenatore deve saper creare un’atmosfera di squadra. Tutti, ai suoi ordini, siamo cresciuti: basti pensare a Totti, che ora è un campione assoluto. Mi sento ancora con Delvecchio, ma anche con Balbo, che è una persona davvero splendida, e Tommasi. Tempo fa ho visto Cafu qui a Vienna. Non sento spesso gli ex compagni, ma quando capita, mi sembra di tornare agli anni in cui giocavamo assieme. Ogni tanto vengo a Trigoria, e mi sento come se fossi a casa.
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