Il responsabile organizzativo della Prima Squadra, Antonio Tempestilli, si confida in un’intervista pubblicata sul sito ufficiale della Roma
A.S. ROMA TEMPESTILLI 2000/2001 ANNO FANTASTICO / WEB – L’A.S.Roma, attraverso il proprio sito ufficiale, ha introdotto una nuova rubrica che porterà a far conoscere, ai propri tifosi, tutto lo staff di Trigoria, dagli impiegati ai dirigenti. Il primo ”ospite” di questa iniziativa è Antonio Tempestilli, ex giocatore giallorosso, dal 1987 al 1992 ed ora responsabile organizzativo della prima squadra. Ecco le sue parole:
Da quanti anni lavori con la Roma?
Sono diventato un giocatore giallorosso nella stagione 1987/88 e lo sono stato fino al 1992. Dall’anno successivo ho intrapreso per tre anni la carriera di allenatore delle giovanili del club, poi nel 1996/97 sono tornato in Prima Squadra a fare il Team Manager. Un ulteriore step in società c’è stato durante l’estate del 2005: da quel momento in poi sono infatti diventato responsabile organizzativo del club.
Ci descrivi il tuo ruolo in sintesi?
Per dirla in poche parole mi occupo di tutto ciò che riguarda la parte organizzativa e logistica della Prima Squadra: dalle gare, in casa e fuori, a tutte le attività che in qualche modo la coinvolgono.
Nel tuo ruolo di responsabile organizzativo c’è un giocatore che ti ha fatto particolarmente perdere la pazienza?
Come in tutte le buone famiglie c’è stata negli anni qualche discussione, che è però sempre rientrata nei canoni della normalità ed è stata improntata sul rispetto reciproco. Si ha a che fare con dei ragazzi, alla fine, e si cerca di capire e farsi capire. Io, avendo avuto la fortuna di vestire in passato anche i panni del giocatore, cerco di interpretare i loro momenti, anche se quando si parla a nome della società si deve essere attenti a svestire i panni del calciatore e ad assumere un’altra prospettiva: ogni mestiere ha infatti i suoi parametri da rispettare.
Il momento personale che ricordi con più piacere da quando lavori alla Roma?
Non posso in questo senso non indicare lo Scudetto del 2000/01: è stato infatti un anno fantastico. E viverlo, anche se non da artefice in campo ma come elemento di contributo dal di fuori (al tempo infatti ero Team Manager), è stata e sarà per sempre per me un’emozione indelebile. Vivere quelle sensazioni durante tutto l’anno e soprattutto prima, durante e dopo quel Roma-Parma del 17 giugno 2001 è stato qualcosa di veramente eccezionale.
Quale personaggio ti è stato di maggior aiuto/supporto nella tua carriera alla Roma?
Ho avuto un buon rapporto praticamente con tutti. Posso citare in primis Bruno Conti, che prima ha giocato con me e poi ha seguito come me la carriera dentro la società: con lui abbiamo quindi vissuto una quantità enorme di situazioni e di emozioni dentro la Roma. Lui ha spesso lavorato con il Settore Giovanile ma per un periodo ci siamo anche ritrovati a lavorare insieme con la Prima Squadra ed è stato davvero bello. Ho poi conservato un ottimo rapporto con Giannini, capitano giallorosso al tempo della mia Roma, ma anche con Rizzitelli e altri ex compagni di squadra dell’epoca.
A quale giocatore del passato sei rimasto più legato nell’esperienza da travel manager?
Ho avuto un buon rapporto con tutti, ma ci sono ragazzi con i quali sono ancora in contatto: Tommasi, Delvecchio, Candela, Aldair, Cafu, Zago, Montella, Di Francesco e non vorrei dimenticarne altri. Il gruppo storico dello Scudetto era costituito da ragazzi splendidi.
Con chi passi più minuti al telefono durante la giornata?
La persona che sento di più è Tozzi, il nostro travel manager. Con lui intrattengo un filo diretto, legato alle questioni organizzative.
Con chi pranzi più spesso a Trigoria?
Qui a Trigoria mangio spesso con Maurizio Cenci, con il Generale Di Martino e con Ricky Massara, ma mi capita anche di stare a tavola con il direttore Generale Baldini o con l’amministratore delegato Fenucci.
Un pregio e un difetto del tuo carattere?
Un pregio è la costante voglia di migliorare. Un difetto è l’eccessiva impulsività: spesso sono troppo diretto.
Un pregio e un difetto da giocatore?
Un pregio era l’impegno costante che mettevo in campo. Un difetto era la poca tecnica, che cercavo di sopperire con la grinta e l’umiltà.