L’ex medico sociale giallorosso, ai microfoni di Radio Ies, ha fatto un paragone tra la Roma dell’83 e quella attuale
ROMA ALICICCO LUIS ENRIQUE / WEB – Ernesto Alicicco è stato a lungo medico sociale della Roma. Oggi, nel giorno del ventinovesimo anniversario dello scudetto del 1983, è intervenuto ai microfoni di Radio Ies dove ha ricordato quei tempi magici ed ha fatto un paragone tra alcune situazioni di quel periodo con ciò che sta accadendo adesso nel calcio. Ecco un estratto della sua intervista:
Un ricordo dello scudetto?
Non si può dimenticare. Vincemmo uno scudetto che mancava da tempo e farlo a Roma è l’immensità. Quel giorno non si può dimenticare in assoluto. Eravamo una squadra talmente ben assortita che, nonostante i tentativi di farcelo perdere, non ci riuscì nessuno.
Paragone con la Roma di oggi?
Era un calcio diverso. Oggi è più esacerbato e più difficile. Prima, quando c’era qualcosa, interveniva il personaggio carismatico di turno e la situazione si tacitava, ben sapendo che dietro avevi una squadra ed uno staff del genere. Non si vince per caso.
Ci furono casi simili a quelli di Osvaldo e Lamela o quello di De Rossi?
Il ”Barone” era un soggetto al di sopra di ogni sospetto e, quando c’era da punire, lui lo faceva. I panni li lavavamo in casa nostra, ora invece trapela tutto. Siamo in un momento in cui la polemica la fa da padrone. Non ci furono casi del genere, anzi si raccontavano leggende. In campo qualche volta ci si azzuffava, ma chi è che non lo fa? Rimaneva tutto lì, e poi quando intervenivamo, il rapporto tra i giocatori si stringeva ancora di più.
Luis Enrique?
Io mi rifiuto di pensare che Luis Enrique non sapesse. Per la mia esperienza, un anno ancora glielo concederei, così non avrebbe più alibi. Io ho ottime notizie da persone di grosso affidamento spagnole. Io ho parlato con Pep Guardiola che è un mio fraterno amico e lui parla di Luis in maniera eccezionale. Le polemiche rendono più difficile il lavoro, ma non è arrivato qui per sbaglio.
Liedholm?
Il possesso palla se lo era inventato Liedholm. Mi ricordo, che per affermare la sua tesi, diceva “Palla nostra, nessun pericolo”.
Una fotografia dello scudetto del 1982-1983?
Io ricorderei il secondo gol di Pisa, che ci assicurò la vittoria e stroncò le concorrenti.