MORTE MORSINI BROZZI / WEB – Il dolore per la morte del calciatore Piermario Morosini deve lasciare spazio ad una riflessione sempre più attenta e severa per tutti quei metodi di controllo e prevenzione che posssono far sì che tali tragedie, ove possibile, siano evitate.
Cade quindi a pennello l’intervista rilasciata dall’ex medico della Roma, Mario Brozzi al quotidiano “Il Romanista”.
Se ne riportano di seguito alcuni estratti:
Come è possibile che ancora oggi accadano queste tragedie sui campi di calcio?
“Innanzitutto bisogna dire che l’arresto cardiaco nello sport è un rischio connaturato allo sport stesso. È impossibile ridurre il rischio di infarto allo 0%. Ma allo stesso modo è giusto dire che purtroppo in Italia non ci sono leggi adeguate. E visto lo stato dei fatti questo è quello a cui andiamo incontro”.
Cosa si può e si deve fare?
“Sicuramente è necessario aumentare i controlli, lavorare sulla prevenzione, e portare i defibrillatori a bordo campo. Ma tutto ciò non può darci la certezza che risolveremo il problema, però almeno il rischio si riduce notevolmente”.
Come va migliorato questo sistema?
“È necessario creare sistemi di prevenzione più accurati, un atleta prima di varcare la linea d’ingresso del campo deve essere sicuro di essere sano e di non incorrere in alcun rischio. A qualsiasi livello, dal calciatore di Serie A all’ultimo dei dilettanti. E insisto sul tasto dei defibrillatori. Io ho fatto la proposta di renderli sempre disponibili a bordo campo già sette anni fa. E ancora non sono stati messi. Mi sembra assurdo, soprattutto dopo che continuano ad accadere queste morti, con una certa frequenza. Dovete sapere che l’uso immediato del defibrillatore in caso di arresto cardiaco riduce del 40% il rischio di decesso. 40% non è poco, non capisco come mai ancora nessuno abbia preso questo provvedimento“.
Come si spiega questo aumento (di casi come quello di Morosini, ndr)? Quali sono i motivi?
“Io ritengo che il mondo dello sport di oggi, in particolare quello del calcio, sia sbagliato. Lo sport dovrebbe essere un qualcosa che sia di tutela e salvaguardia della vita umana, fare sport deve essere sintomo di salute fisica. Purtroppo oggi tutto è troppo sbilanciato verso il successo, già a livello giovanile e dilettantistico si inculca l’idea di dover vincere a tutti i costi. Lo sport ha perso il suo senso originario, cioè l’essere veicolo d’insegnamento alla salute, all’etica, alla lealtà“.
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