As Roma, Il calo della Roma nei secondi tempi secondo la psicologia sportiva

Un noto psicologo è stato interpellato circa una statistica che vede la squadra giallorossa prima nei primi 45 minuti di gioco e terzultima nelle riprese

Sulla sinistra il mental coach della Roma, Antonio Llorente

PSICOLOGIA SPORT AS ROMA / WEB – Accantonando momentaneamente le questioni prettamente sportive, oggi il noto quotidiano sportivo “Il Romanista” ha chiamato in causa la psicologia per tentare di dare una spiegazione a uno dei problemi della squadra giallorossa: il fatto che SE le partite durassero un solo tempo, la Roma sarebbe prima in classifica.

Dato però che quel “se” è grande come una casa e pesa come un macigno sulla posizione della compagine di Luis Enrique in campionato, può essere interessante ascoltare il contributo dello psicologo e “esperto nell’ottimizzazione delle prestazioni sportive e mangeriali”, Alberto Cei: “Per la Roma parlerei di limiti mentali, più che caratteriali. Noto la difficoltà a metabolizzare il tipo di gioco che vuole Luis Enrique, e quindi la fatica a mantenere quel livello di concentrazione per 90 minuti“. Scarso impegno del calciatori? No, secondo illuminare: “Il fatto di correre per tutto l’incontro dimostra invece che l’impegno c’è. Manca semmai la finalizzazione. Il gol. E questo può essere pericoloso. È dimostrato che si segna di più proprio nei secondi tempi, anzi nelle ultime mezzore di gioco. Conducendo degli studi su scala europea, io stesso ho riscontrato che le reti decisisive si realizzano proprio in quel lasso di tempo. Quindi sono notevolmente avvantaggiate le squadre che tengono lo stesso livello di combattività per tutta la partita. Ricapitolando: l’impegno c’è, non ci sono però attenzione e combattività“.

Cei elogia la presenza a Trigoria del cosiddetto “mental coach”, una figura che egli ritiene importantissima: “Per vincere serve avere la convinzione di potercela fare fino al 90’. Non è sufficiente correre. Bisogna correre con la testa“.

 

 

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