LUIS ENRIQUE INTERVISTA RUGGIERO RIZZITELLI / WEB – L’ex attaccante giallorosso, Ruggiero Rizzitelli, ha rilasciato una lunga intervista per tuttomercatoweb.it. Ecco le sue parole:
Si continua a parlare di questo nuovo progetto per la Roma, ma dopo sei mesi e risultati altalenanti il bilancio non è positivo. Sbagliati gli uomini, allenatore e giocatori non tutti adatti, o progetto non idoneo alla piazza giallorossa?
“Il bilancio è indubbiamente negativo, ma il progetto è valido. Francamente però l’allenatore lascia qualche dubbio anche perché la tattica spregiudicata, che utilizza lui, in Italia è quasi impossibile da realizzare; anche se in difesa mettessimo come centrali Puyol e Thiago Silva sarebbe difficile ottenere dei risultati positivi giocando con gli esterni così alti, praticamente all’altezza dei centrali di centrocampo. Secondo me Luis Enrique deve fare un passo indietro e capire che il calcio italiano è molto diverso da quello spagnolo”.
Come si può spiegare ai tifosi giallorossi che si continua, in un modo che appare quasi masochistico, ad andare avanti con un allenatore che in qualunque altra squadra sarebbe già stato esonerato?
“I tifosi hanno capito la portata del progetto e finora hanno avuto pazienza nonostante l’eliminazione a inizio stagione dall’Europa League, che non è stata facile da accettare, anzi durissima; poi pronti via si è perso in casa con il Cagliari la prima partita di campionato e anche questa sconfitta è stata accettata. Adesso però credo che la pazienza dei tifosi sia finita dopo aver perso due derby ed essere a dieci punti dalla Lazio, lontani dalla zona Champions League e anche l’accesso all’Europa League sembra diventato un sogno. Non lo dico io che sono tifoso della Roma, ma lo sostengono anche gli addetti ai lavori che, con altri dirigenti a fronte di questi risultati, l’allenatore sarebbe già stato esonerato, ma è normale che Sabatini e Baldini dopo aver speso parole bellissime per Luis Enrique non lo mandino via, altrimenti vorrebbe dire che si butta via il progetto di un anno, quindi il mister rimarrà fino a fine stagione, ma poi sarà normale prendere decisioni drastiche perché non si può continuare un altro anno così”.
Il Palermo, a parte la batosta della settimana scorsa subita dal Milan, in casa è una formazione difficile da superare, la Roma in trasferta è tutta la stagione che fatica. Cosa deve cambiare Luis Enrique rispetto alle ultime tre trasferte (Cagliari, Siena, Atalanta) tutte perse?
“Deve essere più prudente ed equilibrato in fase difensiva come ha fatto dopo la sconfitta con la Fiorentina, quando si era in una situazione simile a quella attuale con polemiche e contestazioni e con la Juventus Luis Enrique aveva cambiato un po’ idea, proponendo una difesa abbastanza bassa e riuscendo ad ottenere un buon pareggio, poi a Napoli aveva vinto iniziando un periodo positivo e sembrava che stesse tornando la grande Roma; invece dalla gara con il Cagliari è tornato a sbilanciare in avanti la squadra e sono arrivate quattro batoste, solo con l’Inter e il Parma si è riusciti a vincere. Quindi l’allenatore deve capire che serve maggior prudenza e soprattutto deve sistemare la difesa”.
La Roma per possesso palla è la seconda squadra del campionato (30′:19”), il Palermo è il quart’ultimo (21′:57”), ma per tiri nello specchio della porta le due squadre si equivalgono: giallorossi quinti con 5,3 e rossoneri sesti con 5,2. Il Palermo in proporzione ha un gioco più redditizio di quello della Roma?
“I numeri dicono che con il possesso palla non si va avanti e non si vincono le partite. I torelli si fanno durante gli allenamenti e ogni dieci tocchi è un punto, ma questo non è il calcio e non si danno punti come nel pugilato, è normale che si deve verticalizzare e con pochi passaggi arrivare in porta altrimenti si dà la possibilità a qualunque difesa di chiudersi e quindi poi si fa fatica. Dall’altra parte quando gli avversari attaccano la Roma, che è super sbilanciata, con tre tocchi vanno in porta. Questo lo dimostrano anche le espulsioni dei giallorossi che sono la squadra che ha ricevuto il maggior numero di cartellini rossi, in quanto i suoi giocatori sono sempre alla canna del gas e ogni volta che gli avversari verticalizzano si trovano subito davanti al portiere e i difensori, tra l’altro non troppo veloci, o riescono a fare il fuori gioco correttamente o sono costretti a ricorrere al fallo ed ecco come si spiegano le tante espulsioni. I difensori della Roma ogni partita concedono cinque o sei palle gol a qualunque avversario non solo alle grandi squadre, ma anche alle piccole prova ne sono i quattro gol rimediati a Cagliari e a Bergamo e anche quando la Roma ha vinto con le piccole ha sempre sofferto. Mi sembra, se non ricordo male, che solo con il Cesena ha dominato la gara, però una partita su ventisei, per limitarci al campionato, mi sembra un po’ pochino per una squadra come la Roma. Nessuno predendeva che Luis Enrique vincesse il campionato o si aggiudicasse facilmente un posto in Champions, però almeno che riuscisse a portare la squadra a fare delle prestazioni migliorando di partita in partita, dimostrando di essere una squadra vera che c’è in campo e ha un collettivo, invece, vediamo che la squadra non c’è né in difesa, né in attacco e neppure a centrocampo perché sono saltati tutti i meccanismi e si soffre sempre, sicuramente così non si può andare avanti”.
Marco Decrestina
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