Sebbene l’esordio gli sia sfuggito ieri contro la Svizzera l’attaccante si esprime sulla sua esperienza in giallorosso
LAMELA NAZIONALE ARGENTINA / WEB – Ieri non ha potuto togliersi la soddisfazione del debutto con la maglia dell’Argentina Erik Lamela. Ha rilasciato però una lunga intervista per un sito calcistico di cui se ne riporta il testo di seguito.
Allora Erik, si dice che, a 12 anni, il Barcellona voleva metterti sotto contratto, è vero o è una storia inventata?
“No, è vero. Ero in Spagna per giocare un torneo. Ho giocato tutte le partite e, in una in particolare, sono andato piuttosto bene. Erano presenti degli osservatori del Barcellona che hanno notato le mie prestazioni, chiedendo così delle informazioni a riguardo ma rimasi al River”.
River in cui hanno giocato grandissimi giocatori come Aimar, D’Alessandro, Saviola, Ortega. Chi ti ha aiutato maggiormente nella tua crescita?
“Non posso dire che, per me, siano stati dei veri e propri modelli ma Ortega è stato importante per me, sia fuori che sul campo”.
Ma hai mai avuto un modello di giocatore?
“Sì, certo, il mio modello è stato Zinedine Zidane”.
Conclusa l’esperienza con il River, sei arrivato alla Roma, in Europa. Quali sono le differenze più evidenti che hai riscontrato tra il calcio argentino e quello europeo?
“Direi che la differenza più evidente, a livello di gioco, è che il calcio europeo è più ordinato rispetto a quello argentino e, qui, si tocca di più la palla”.
A proposito di toccare la palla. Uno dei tuoi ‘marchi di fabbrica’ è il tocco con la suola: come nasce questo colpo? Ti sei ispirato a qualcuno?
“No, sono cose che faccio d’istinto, probabilmente il fatto di aver giocato a calcetto mi ha facilitato in questo particolare tocco”.
Quale è stata la tua prima impressione appena sbarcato a Roma? Come è stato l’impatto con gli italiani?
“L’impatto è stato sicuramente positivo. Gli italiani sono molto simili agli argentini. Hanno una grande passione. Roma? Beh, Roma è avvolgente”.
Quindi ti piace il calore del popolo giallorosso? Ti trovi bene quindi a Roma?
“Certo, adoro la loro passione. Sì, assolutamente, qui è un po’ come stare a casa”.
Cosa ti piace dell’Italia?
“Il cibo, la carbonara in particolare. Poi il clima, a Roma è spettacolare. Come dicevo anche il calore della gente. E poi girare per Roma è incredibile, ci sono dei monumenti pazzeschi, c’è San Pietro e ci sono angoli incredibili”.
A Roma Totti è tutto. Ci racconti il tuo primo incontro con il Capitano? Eri emozionato?
“Francesco mi ha fatto subito sentire a mio agio, è stato molto gentile. Lui è conosciuto in tutto il mondo, non servono altre parole per raccontarlo”.
Totti, insieme a De Rossi, rappresenta l’anima della Roma. La loro leadership l’hai avvertita?
“Certo. Daniele e Francesco sono i primi tifosi della Roma, soffrono quando le cose non vanno bene, proprio perché ci tengono enormemente a questa maglia. Sono due veri leader in campo e ti assicuro che si fanno sentire”.
A Roma ci sono tanti altri grandi giocatori, un compagno che non conoscevi prima di arrivare a Roma e che ti ha sorpreso? Magari Stekelenburg?
“Guarda, non mi piace fare nomi farei dei torti ai miei compagni”.
Beh, però di Luis Enrique qualcosa ci puoi dire. In cosa è diverso dagli altri?
“Luis Enrique è un vero amante del calcio, questo è ciò che lo rende unico”.
Come vedi il tuo futuro? Scudetto a Roma, Mondiale con l’Argentina, Pallone d’Oro: quale credi sia la cosa più probabile?
“Eh, scelta obiettivamente difficile. Sono tutti obiettivi importanti e ambiziosi. Personalmente mi piacerebbe vincere qualcosa a Roma, questo è il mio pensiero”.
In Italia i giovani fanno fatica a trovare spazio. Tu sei tra i pochissimi classe ’92 a rivestire un ruolo importante in tutta la Serie A…
“Io credo che in Italia ci siano tantissimi bravi calciatori giovani”.
Stai seguendo la Champions League? Risposta secca, chi si porterà a casa il trofeo?
“Il Barcellona”.
Sara Mascigrande