LUIS ENRIQUE INTERVISTA VENDITTI / WEB – Antonello Venditti, tifoso numero uno della Roma, intervistato all’interno di un programma sportivo radiofonico ha detto la sua sul caso De Rossi e sulle polemiche che in queste ore animano l’ambiente giallorosso. Ecco le parole del cantautore
“Ho visto due brutte partite, quella del Pescara contro la Reggina e un’altra della Roma. Io ho un’idea: quando sono tornati in campo nel secondo tempo, sono tornati in campo lentamente, erano lenti lenti. C’è stata una grossa solidarietà nei confronti di Daniele, ci sono cose non dette, quando in una squadra di calcio è raro che una decina di giocatori non giochino, quando capita è impossibile che una squadra giochi così e sia così nervosa e scomposta, c’è una ragione psicologica, è una risposta silenziosa a quella che è stata la punizione. E’ stata una risposta umana da uomini, De Rossi ha un carattere molto importante, esiste nel calcio il tradimento nelle cose, viene subìto tantissimo dai calciatori, queste legge che non si scrivono ma si sentono, giocando cosi credo che la Roma abbia scelto il vice capitano e si sono stretti intorno a lui, gli hanno dimostrato che loro ci sono, esistono queste regole non scritte da uomini, non è un gesto contro la società. Quelli hanno fatto una partita coscientemente in qualche modo al minimo sindacale, ovviamente ci ha rimesso la Roma, ci ha rimesso la Roma anche applicando l’altra legge, ossia quella della punizione”.
Il risultato finale è una presa di posizione contro Luis Enrique?
“Non è personale, lo Stato fa le leggi e se io l’applicassi l’Italia non andrebbe avanti, questa è la dimostrazione, i problemi penso siano altri quando si va in campo. Esiste una legge non scritta che manda avanti la realtà. Ci sono delle leggi non scritte che vanno oltre le leggi scritte”.
Come interpreti questa cosa tra De Rossi e Luis Enrique?
“Ognuno è vittima delle regole, entrambi sono vittime di una regola che astrattamente è giusta ma in pratica è sbagliata. Luis Enrique purtroppo ha dato quella regola e l’ha dovuta applicare. Sono vittime tutte di questa assoluta regola che ci si è imposti. Lì c’è proprio il culto della regola, non c’è il discorso emotivo, scatta automatica la sanzione”.
La sanzione non è scattata immediatamente, Luis Enrique ci ha dovuto pensare prima di escludere De Rossi.
“Evidentemente non la voleva applicare perché era esagerata però avrà pensato che se faceva uno strappo alla regola era finita. Fino a oggi è stato così può darsi che le regole cambino”.
Siamo sicuri che nessuno abbia detto niente al mister?
“C’è una solidarietà tra i giocatori, i giocatori sono una cosa, la dirigenza sono un’altra, tra di loro solidarizzano sempre. Nella Roma sembra che tutto sia evidente, non c’è un filtro, uno può avere delle regole ma non che c’è uno statuto e lo devi pubblicare sulla gazzetta, sono regole che tutti conoscono in Italia e questo è esagerato, come se avessimo tutti bisogno di darci una regola, come se la Roma avesse vissuto finora senza regole. Adesso ognuno pianga se stesso, c’è da giocare il derby con quella derby coesione morale che loro hanno”.
Chi è la favorita al derby?
“Onestamente non te lo so dire. Abbiamo continue sorprese con la Roma, sappiamo che il trend della Roma è quello, speriamo che siamo nel trend positivo domenica”.
Una spiegazione per la differenza tra le partite in gara e in trasferta.
“Abbiamo perso in casa e fuori casa, una delle partite più belle è stata a Bologna, è una squadra giovane, quando mancano i due personaggi di riferimento questa squadra va alla ricerca di capi, di equilibri, di maturità. Io penso che la Roma sia un po’ astratta, è un’astrazione, bisogna accettarla questa romanità e fare in modo che sia questa commistione con quest’astrazione. Luis Enrique tende a mettere le basi come si fa con la Costituzione e in questo viaggio verso l’astrazione c’è però la realtà dei fatti”.
Marco Decrestina
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