Capello e Luis Enrique sono due allenatori diversi. Uno, Capello, abituato a gestire campioni affermati, l’altro, Luis Enrique, è un allenatore che deve crescere e maturare?
Nella domanda è contenuta la risposta. Erano due indirizzi diversi, due diverse direzioni. Capello è un allenatore di un carisma è un’esperienza straordinaria. Questa era la cosa costruita dal basso cercando di iniettare sangue fresco in una squadra che tanto fresca non era più, trovando il giusto mix di giovani e campioni. Alla gente alla fine per far godere lo spettacolo devi anche dare un gioco godibile e questo gioco potrebbe essere sostituito soltanto con la possibilità reale e concreta di vincere qualcosa a stretto giro di posta. Non avendo questo tipo di possibilità e impianto da realizzare è evidente che si cercava di trovare qualcosa di attraente, se non dal punto di vista del risultato, perchè magari ti mancano ancora tutti i giocatori sufficienti per poter garantire quel tipo di risultato. Intanto potevamo avere dei giocatori che rendessero attraente questo tipo di gioco, che potesse essere un gioco offensivo dove ci fosse un’identità ben definita sulla quale poi fare i dovuti e nel tempo doverosi innesti per poterla rendere non solo bellina, ma anche vincente.
Capello ha detto che non tornerebbe ad allenare in Italia…
Credo sia vero. Ne abbiamo parlato diverse volte. Ha avuto molte proposte, ma l’averle rifiutate mi fa pensare di sì. Poi come diceva Luis Enrique l’altro giorno in conferenza stampa: “mai dire mai” e fu scambiata per una cosa che era a un passo dalle dimissioni. Ma evidentemente era un arrendersi alle evidenze della vita quando ti propongono cose irresistibili. Qualche tempo fa, mai avrei detto che sarei tornato a Roma o in Italia, poi quado me lo hanno chiesto ho detto di sì senza neanche pensarci.
Cosa le ha dato l’esperienza in Inghilterra dal punto di vista professionale e umano?
E’ andata bene! Tanto da chiedermi perchè sarei dovuto tornare qui dove le cose sono un tantino più comlicate. Ma tanta è in certe ocasioni la sofferenza nel dover ascoltare per lavoro tante cose dette, nel migliore dei casi in malafede se poi non ti vogliono offendere personalmente, che in cambio di tutto questo se dovesse mai esserci un po’ di gioia sarebbe altrettanto grande. Da altre parti quello a cui sto cercando di darmi una spiegazione del “chi me lo ha fatto fare”, il livello di emozioni che puoi trovare è più livellato, non c’è il baratro e nemmeno l’alta montagna. Questo è un posto dove tutto può essere brutto brutto o bello bello.
Lei ha detto che nella sua esperienza inglese riusciva a ritagliarsi dei momenti anche extracalcistici. Roma ti assorbe. Non pensa ad altro giorno e notte?
Roma ti devasta. Quando ti potresti ritagliare qualche momento di vita che poi… un’ora: una cena o un dopo cena un teatro o una cosa così, poi ci pensano i ragazzi dell’ufficio stampa a recapitarti notizie di ogni tipo. Parlavo del lavoro nella Federazione che chiaramente non essendoci un impegno settimanale di partite da giocare con qualche ora di ufficio la mattina per organizzare e vedere cosa stanno facendo l’under 17 piuttosto che la 19 o la 21, qualche riunione con gli allenatori, organizzare gli scout per il week end successivo, durante la giornata avevo un sacco di tempo che a Londra sai come utilizzare.
(Parte II-Continua)
Sara Mascigrande
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